Oramai è più noto come termovalorizzatore che inceneritore, ma questo è. A Roma se ne parla da mesi e mesi ed è un argomento fortemente divisivo (soprattutto a sinistra). Il sindaco Gualtieri (Pd) lo ha indicato da tempo come l’unica soluzione possibile. La Commissione europea ha chiarito che l’impianto non può essere finanziato con i fondi del Pnrr, in quanto “arreca un danno significativo all’ambiente”. Eppure prima dell’inceneritore c’è una cosa che il Comune di Roma dovrebbe fare. Subito L’analisi di GIANFRANCO AMENDOLA L’inceneritore con pista da sci di Amager Bakke a Copenaghen, preso a modello dai fautori del termovalorizzatore nella Capitale per l’avanzata tecnologia utilizzata nell’impianto. Condanna la Danimarca a importare rifiuti dall’estero per alimentarlo e il governo fa retromarcia annunciando che entro il 2030 la capacità di incenerimento sarà ridotta del 30 per cento con stop all’import BASTA CON QUESTA guerra di religione e con le strumentalizzazioni sul “termovalorizzatore” (inceneritore) di Roma. Qui non si tratta di una partita di calcio, si tratta del nostro benessere e della nostra salute. E basta con le bugie e le mezze verità a seconda che si sia favorevoli o contrari; così come è avvenuto quando, un mese fa, ne ha parlato il commissario Ue Virginijus Sinkevicius il quale ha solo sostanzialmente...
La guerra del termovalorizzatore. Cosa chiede l’Europa, e cosa si dovrebbe fare (e non si fa) a Roma
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Gianfranco Amendola
Dal 1967 Pretore a Roma, inizia ad occuparsi di normativa ambientale dal 1970. Dal 1989 al 1994 parlamentare europeo, vice presidente della commissione per la protezione dell’ambiente. Dal 2000 al 2008 Procuratore aggiunto a Roma con delega ai reati ambientali, poi Procuratore della Repubblica a Civitavecchia fino al pensionamento (2015). Ha ricoperto numerosi incarichi pubblici partecipando a tutte le vicende che hanno visto nascere ed affermarsi il diritto dell'ambiente in Italia. Ha insegnato diritto penale dell’ambiente in varie Università scrivendo una ventina di libri fra cui “In nome del popolo inquinato” (7 edizioni). Attualmente fa parte del comitato scientifico dell’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare ed è docente di diritto penale ambientale presso le Università “La Sapienza” e Torvergata di Roma.