Il professor Silvio Garattini: «non favorisce la fiducia nell’Ema il fatto che le industrie farmaceutiche, attraverso i loro pagamenti, supportino oltre l’80% del bilancio dell’Agenzia europea per i medicinali. Sarebbe molto meglio se il suo bilancio fosse sostenuto direttamente dal bilancio della Ue che a sua volta potrebbe riscuotere tasse dall’industria farmaceutica». Prima di insediarsi al vertice esecutivo dell’Agenzia, la sua direttrice ha lavorato per la lobby del farmaco raccolta nella Efpia


L’analisi di LAURA CALOSSO

¶¶¶ Quando si devono prendere decisioni che possono essere influenzate da conflitti di interesse, è sempre importante affidarsi a un’autorità indipendente. Una delle vicende controverse di questi giorni riguarda il vaccino AstraZeneca. Questa settimana si è atteso con trepidazione il parere di Ema, l’Agenzia europea per i medicinali, che dovrebbe garantire la valutazione scientifica, la supervisione e il controllo della sicurezza dei medicinali per uso umano e veterinario nell’Ue.

Al di là della singola questione su AstraZeneca è importante avere qualche informazione in più su Ema per valutare meglio il suo operato. Un dato cruciale è quello relativo al funzionamento dell’Agenzia regolatoria. Da chi viene supportata?  Silvio Garattini, presidente Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri Irccs, in un articolo a sua firma, apparso il 7 gennaio scorso su QuotidianoSanità.itScienza e Farmaci scrive: «non favorisce la fiducia nell’Ema il fatto che le industrie farmaceutiche attraverso i loro pagamenti supportino oltre l’80% del bilancio dell’Agenzia. Sarebbe molto meglio se il bilancio dell’Ema fosse sostenuto direttamente dal bilancio della Ue che a sua volta potrebbe riscuotere tasse dall’industria farmaceutica».

Abbiamo capito bene? L’Ema, arbitro in tema di farmaci e vaccini, è sostenuta da industrie farmaceutiche private? Sì. Tra i suggerimenti che Garattini esprime per migliorare il lavoro dell’Agenzia leggiamo anche questo: «Deve essere molto più aperta la possibilità di accedere da parte del pubblico qualificato ai dati che hanno permesso l’autorizzazione di un farmaco […] La possibilità di avere consigli per gli studi clinici da parte dell’Ema presenta possibilità di conflitti di interesse perché si consiglia ciò che si deve giudicare da parte della stessa organizzazione. Nell’ambito della trasparenza i consigli dovrebbero essere resi di pubblico dominio oppure essere svolti da parte di un gruppo estraneo all’Ema. Lo stesso gruppo che approva i farmaci è anche responsabile per la sospensione di un farmaco dal commercio. Anche in questo caso può esistere un conflitto di interessi, perché è sempre difficile riconoscere i propri errori».

Ma non è finita qua. Nelle note conclusive Garattini scrive: «È necessario che si proceda rapidamente, perché vi sono troppi farmaci in circolazione senza adeguate conoscenze circa la loro efficacia e sicurezza. Inoltre il prezzo dei farmaci lasciato ai singoli Paesi senza adeguati controlli determina una percentuale di spesa troppo importante per le risorse di molti Paesi» [nota 1].

Può un’Agenzia regolatoria definirsi indipendente a fronte di quanto abbiamo letto? Non sta a noi dirlo. Ma sta a noi cercare altri elementi che possano confortarci sull’attendibilità di Ema, considerato che, nel vero senso della parola, prende decisioni “sulla nostra pelle”. Uno degli elementi che possono servire per completare il quadro è contenuto nel curriculum di Emer Cooke, attuale direttrice di Ema, curriculum pubblicato sul sito dell’Oms, Organizzazione Mondiale Sanità, in cui dal novembre 2016 ha ricoperto a Ginevra il ruolo di responsabile della regolamentazione dei farmaci. Ecco cosa c’è scritto: «Nel periodo dal 1985 al 1988 ha lavorato in varie posizioni all’interno dell’industria farmaceutica irlandese prima di passare all’autorità di regolamentazione dei farmaci irlandese come valutatore farmaceutico nel 1988. Nel 1991 è entrata a far parte dell’Efpia, l’associazione europea dell’industria farmaceutica, come responsabile degli affari scientifici e normativi a Bruxelles» [nota 2].

Cos’è Efpia? È la Federazione europea delle industrie e delle associazioni farmaceutiche, rappresenta l’industria biofarmaceutica che opera in Europa. Chi sono i manager che prendono decisioni in Efpia? Tra i membri del board ci sono, tra gli altri, i rappresentanti di Roche, Sanofi, Menarini, Merk, Pfizer, Farmindustria, Bayer, AstraZeneca, Novartis, Johnson&Johnson. [nota 3] 

È opportuno che l’attuale direttrice esecutiva di Ema (dal 16 novembre 2020) abbia lavorato in un’organizzazione che raggruppa industrie farmaceutiche private, organizzazione definita vera e propria lobby del farmaco? Quanto può pesare quell’esperienza lavorativa considerato che la Cooke deve oggi esprimersi su vaccini contro il Covid 19, destinati alla popolazione mondiale, prodotti proprio da alcune delle industrie farmaceutiche nel board di Efpia per cui la Cooke ha lavorato? Sarebbe importante avere una risposta. ♦ © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Foto: sotto il titolo, Emer Cooke direttrice esecutiva dell’Ema (Agenzia europea del farmaco)

Scrittrice, giornalista e traduttrice, laureata in Scienze Politiche e in Lettere, Culture moderne comparate, Letteratura tedesca. Ha lavorato come giornalista e addetta stampa. La carriera di scrittrice è iniziata con una menzione di merito al Premio Calvino, edizione 2008/2009, e il primo romanzo "A ogni costo, l'amore" pubblicato da Mondadori nel 2011. Il giornalismo d’inchiesta è la sua passione. Lavora nel mondo dell’editoria e per la Rai.