
Il vero elemento che divide e scatena gli speculatori è il paesaggio il quale nell’attuale formulazione approvata è, guarda caso, annacquato. La Costituzione ci ha consegnato una Repubblica parlamentare che, al più, poteva darsi una articolazione regionale, non però per funzioni fondamentali come l’assetto urbanistico e quindi paesaggistico. Ora siamo immersi in una sorta di melassa dalla quale emergono termini indefiniti come ambiente, diritti degli animali, eccetera. E cosa succederà ancora a questa povera Italia già massacrata dal cemento con una legge sul consumo di suolo che è ferma da anni in Parlamento?
L’articolo di VITTORIO EMILIANI
ALLA COSTITUENTE SI confrontarono due versioni di quello che fu l’ottimo articolo 9: «Lo Stato promuove e tutela eccetera» e «La Repubblica promuove e tutela, eccetera». La prima versione fu proposta dal socialista Tristano Codignola e sostenuta con argomenti forti dal grande latinista Concetto Marchesi secondo il quale «è bene che si ricordi ai colleghi che l’eccezionale patrimonio artistico italiano costituisce un tesoro nazionale e come tale va affidato alla tutela e al controllo di un organo centrale» e a lui si associò l’onorevole Di Fausto: «Occorre che la tutela di queste opere sia fatta al centro con criteri unitari».
L’onorevole Lussu, sardista, chiese di lasciare impregiudicata la dizione in attesa del Titolo V della parte II art. 117 dove però si fece eccezione per le Regioni a statuto speciale che però da allora sono dilagate dando luogo alla cosiddetta Autonomia differenziata che ha fatto a fette il territorio nazionale e contro la quale si stanno battendo alcuni dei maggiori studiosi di storia dell’arte e di urbanistica. È infatti assurdo che la Sicilia abbia una legge regionale per l’archeologia e non l’abbia la piccola Basilicata il cui patrimonio archeologico è non meno antico di quello siciliano con la civiltà osco-lucana prima che magnogreca documentata da Dinu Adamesteanu e dai suoi allievi nell’imponente museo archeologico di Policoro.

Le leggi che hanno cercato di specificare meglio i criteri e le forme della tutela sono miseramente fallite per l’inadempienza della grande maggioranza delle Regioni: la legge Galasso, pur votata dalla Camera quasi alla unanimità, è stata rispettata coi piani paesaggistici soltanto da alcune Regioni come Emilia-Romagna, Veneto, Marche, e non da altre importanti come Lazio o Lombardia, col risultato che la legge stessa è stata come abbandonata. Non sta avendo sorte granchè migliori il Codice varato discutibilmente da Urbani e poi riproposto nel 2008 da Rutelli con l’assistenza fondamentale di Salvatore Settis in base al quale soltanto poche Regioni hanno adottato i relativi Piani e cioè Puglia, Toscana, Piemonte, fra polemiche spesso feroci come quelle dei cavatori delle Apuane o dei costruttori di porticcioli turistici.
Ciò conferma che il vero elemento che divide e scatena gli speculatori è il paesaggio il quale nell’attuale formulazione è, guarda caso, scomparso, per dir meglio annacquato in un elenco di termini indefiniti. In aggiunta mi domando: fino a ieri il 49 per cento del territorio nazionale era coperto da vincoli paesaggistici riferiti alla legge Bottai 1497 del 1939 e ai decreti Galasso. Che succede ora? Questi vincoli paesaggistici decadono? Sarebbe una autentica, rovinosa tragedia, l’Italia verrebbe ancora più esposta (e con le leggi regionali e con l’autonomia differenziata lo è già tanto) alla aggressività della speculazione che sta rovinando il Bel Paese tanto ammirato da Goethe, da James, da Gogol, da Zola.
Dovevamo tornare alla Costituzione che ci ha consegnato una Repubblica parlamentare che, al più, poteva darsi una articolazione regionale, ma non per funzioni fondamentali come l’assetto urbanistico e quindi paesaggistico. Ora siamo immersi in una sorta di melassa dalla quale emergono termini come ambiente, diritti degli animali, eccetera. Ma, oplà, il paesaggio non c’è più. Era troppo scomodo? E cosa succederà ancora a questa povera Italia già massacrata dal cemento con una legge sul consumo di suolo che è ferma da anni in Parlamento? © RIPRODUZIONE RISERVATA