Fra i fondatori del movimento antinucleare italiano e delle Liste Verdi, con lo stesso rigore scientifico riusciva ad essere un protagonista di primissimo piano nelle marce contro le centrali atomiche e sugli scranni della Camera dei deputati. Dove ogni giorno trovava il tempo per risolvere equazioni e altri astrusi problemi di fisica mentre seguiva il dibattito parlamentare. Fra le tante battaglie compiute insieme, anche nei confronti della nostra stessa maggioranza dell’Ulivo, quella con cui riuscimmo a stoppare l’ennesimo tentativo di svendere, per fare cassa, il patrimonio storico artistico del Paese, sostituendo l’ironico sorriso di sempre con una non negoziabile fermezza. E quella premura con cui mi accolse appena entrato in Parlamento, mettendomi in guardia nei confronti della disumanizzazione che quel luogo era capace di provocare in persone, famiglie, affetti


Il ricordo di SAURO TURRONI

La notizia della morte di Massimo Scalia ha lasciato sgomenti tutti gli ambientalisti, e si è diffusa rapidissimamente in serata fra tutti i partecipanti delle prime battaglie ecologiste che lo hanno visto protagonista e ispiratore. Con molti magari non ci si sentiva da anni ma in queste ore c’è stata una continua ricerca e condivisione di ricordi, con la consapevolezza che non ci sarà più, dall’altra parte del telefono, la voce ironica e beffarda con cui accettava immediatamente di partecipare a qualche nuova iniziativa, con lo stesso spirito di quarant’anni fa, quando guidava in Italia la nascita del movimento antinucleare o quella dei Verdi.

Eravamo stati per anni “compagni di banco” nell’ultima fila degli scranni della Camera dove ogni giorno trovava il tempo per risolvere equazioni e altri astrusi problemi di fisica mentre seguiva il dibattito. Da un po’ di tempo avevamo ancora una volta condiviso un nuovo impegno, scrivendo insieme proprio su queste pagine di Italia Libera, nelle quali Massimo ha dato ancora una volta dimostrazione della propria vastissima cultura e di un grande rigore scientifico.

Nell’ultimo periodo ci eravamo interrogati con preoccupazione per lo spazio che stavano guadagnando fra i giovani le tesi dei sostenitori dell’atomo, ripromettendoci di riaprire, come un tempo, luoghi per la formazione delle giovani generazioni, per dare loro gli strumenti culturali e teorici per continuare la battaglia contro il nucleare. Nelle scorse settimane aveva partecipato ancora una volta in Emilia Romagna ad iniziative verdi contro i progetti dell’Eni e gli stoccaggi di Co2, schierandosi come sempre a sostegno delle rinnovabili, in favore delle quali era riuscito a fare approvare, fin dal 1991, due leggi fondamentali a cui erano state inizialmente indirizzate consistenti risorse. 

Poco prima in una delle tante telefonate, avevamo insieme ragionato su quella stagione straordinaria nella quale una pattuglia di Verdi, per la prima volta in Parlamento, erano riusciti a fare approvare alcune delle leggi ambientali più importanti. In quella occasione, a conferma della comune avversione per gli steccati ideologici, ridacchiando avevamo condiviso la convinzione maturata negli anni sull’errore compiuto quella volta in cui, insieme — lui in rappresentanza del gruppo parlamentare e io del coordinamento nazionale —, rifiutammo senza pensarci un attimo, a Palazzo Chigi, la proposta di Andreotti di entrare a far parte del suo ultimo governo nel quale ci proponeva di dare grande spazio all’ambiente.

Potrei ricordare tante battaglie compiute insieme — tante anche nei confronti della nostra stessa maggioranza dell’Ulivo — come accadde quando, minacciando l’uscita dalla maggioranza, riuscimmo a stoppare l’ennesimo tentativo di svendere, per fare cassa, il patrimonio storico artistico della nazione, sostituendo l’ironico sorriso di sempre con una non negoziabile fermezza. Né potrò dimenticare la premura con cui mi accolse appena entrato in Parlamento, mettendomi in guardia nei confronti della disumanizzazione che quel luogo era capace di provocare in persone, famiglie, affetti, dandomi un grande insegnamento di umanità e di amicizia. Ciao Massimo. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Architetto e urbanista, dal 1972 ha svolto la propria attività professionale pubblica in qualità di dirigente presso i Comuni di Cervia e Cesena; dal 1986 è stato dirigente all’urbanistica, servizio tutela e valorizzazione del territorio, della Regione Emilia Romagna. Ha progettato, fra l’altro, il Piano Territoriale Paesistico dell’Emilia Romagna, ed è stato responsabile del laboratorio regionale per la sperimentazione della pianificazione ecologica. Dal 1992 e per quattro legislature consecutive è stato deputato e senatore dei Verdi. È stato anche il primo parlamentare italiano a recarsi in Antartide e in Artide per le ricerche sul clima. Dal 2007, per otto anni è stato membro della Commissione scientifica nazionale per l’Antartide (Csna). Nel settembre del 1995 è stato a Mururoa con Greenpeace contro gli esperimenti nucleari e nel ’96 a Cernobyl per il decennale della catastrofe. Dal 1994 al 1996 ha fatto parte della delegazione italiana presso l’Osce. È presidente di una Fondazione con scopi di solidarietà sociale.