Se ne parla molto poco, con un clamoroso “buco” dei grandi quotidiani sull’ennesimo rinvio della norma che avrebbe dovuto innalzare i limiti di emissione elettromagnetica per potenziare il 5G anche in Italia, mentre in Europa sono già molto più elevati. Gli ambientalisti sono preoccupati, ma chi è favorevole ricorda che la Ue è molto più rigida di noi. Chi ha ragione? L’appello di 52 scienziati preoccupati, sollecitato da Legambiente, dovrebbe aprire un dibattito che è ancora assente L’articolo di FABIO MORABITO NELLE BOZZE CHE ERANO girate alla vigilia, in uno nei due decreti definiti “omnibus”, che il Consiglio dei ministri ha poi approvato il 7 agosto (quello chiamato “asset e investimenti”) c’era una norma che apriva all’aumento dei limiti tollerati per il cosiddetto elettrosmog, in Italia molto vincolanti. Questa norma poi però è sparita dal testo finale. All’improvviso. Tanto che, nonostante l’agenzia Ansa ne avesse annunciato – anche con un servizio riepilogativo alle 21 del 7 agosto – l’accantonamento, due dei più diffusi quotidiani italiani il giorno dopo hanno dato per approvato l’intervento del governo per alzare i limiti di tollerabilità. Naturalmente, si tratta certo di un errore in redazione: ma che dà la misura di come sia considerata irrilevante – almeno nella scala gerarchica delle notizie da dare – l’inquinamento elettromagnetico. Che coinvolge formidabili interessi...

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Caporedattore - Primo articolo pubblicato a quindici anni sul "Calcio illustrato". Un libro a vent'anni sulla storia del Partito radicale da Pannunzio a Pannella. Due contratti in Rai, collaborazioni con radio e tv private, migliaia di articoli in una ventina di testate diverse in Italia e all'estero. Oltre trent'anni di lavoro al Messaggero, dove si è occupato di cronaca, politica, sport, interni, esteri. È stato presidente dell'Associazione stampa romana e componente di Giunta della Fnsi, il sindacato nazionale dei giornalisti. Ha coordinato e condotto decine di corsi di formazione professionale