Il presidente degli Stati Uniti sta correndo contro il tempo. Vuole che il suo piano di investimenti da 5000 miliardi di dollari sia approvato al più presto e faccia sentire i suoi benefici sull’economia e sull’occupazione; vuole che le riforme sull’immigrazione, sull’estensione del diritto di voto, per combattere il razzismo sistemico, per rifinanziare le scuole, tutelare l’ambiente, migliorare le condizioni di vita dei ceti più poveri… diventino realtà, prima che sia troppo tardi. Trump controlla i repubblicani ed è sempre in agguato. Fra un anno le prime elezioni di midterm potrebbero ribaltare la maggioranza Venerdì 11 giugno 2021, i nove partecipanti al G7 in Cornovaglia L’analisi di STEFANO RIZZO, americanista /  Barack Obama, Joe Biden e Donald Trump (di spalle) SE LA DIALETTICA hegeliana si applicasse ai presidenti degli Stati Uniti questa volta sarebbe perfetta: Obama la tesi, Trump l’antitesi, Biden la sintesi. Già prima di diventare presidente, Barack Obama, visitando l’Europa nel 2008, era stato accolto come una rock star e su di lui si era riversato l’entusiasmo dei media. Anche dopo, quando aveva (garbatamente) invitato i paesi della Nato a contribuire più soldi per la difesa comune, la reazione era stata diplomatica; quando, nonostante avesse ricevuto il premio Nobel per la pace, aumentò il programma dei droni facendo...

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Giornalista, docente universitario, romanziere, ha insegnato relazioni internazionali all’Università la Sapienza di Roma. Ha collaborato con svariate testate a stampa e online scrivendo prevalentemente di politica e istituzioni degli Stati Uniti. E’ autore di svariati volumi di politica internazionale: Ascesa e caduta del bushismo (Ediesse, 2006), La svolta americana (Ediesse, 2008), Teorie e pratiche delle relazioni internazionali (Nuova Cultura,2009), Le rivoluzioni della dignità (Ediesse, 2012), The Changing Faces of Populism (Feps, 2013). Ha pubblicato quattro volumi di narrativa; l’ultimo è Melencolia (Mincione, 2017)