Mercoledì 16 giugno la Commissione europea darà il via libera alla prima tranche per il Pnrr. Ma che direzione prenderanno i fondi del Next Generation Eu? Poco più del 40% al “Green”, 20 al “Digitale”, poco meno del 40 ad “Altro”. Al netto del lavaggio verde di Oil&Gas, il Green deal europeo visto da Roma si assottiglia, con le “bacchettate” sorprendenti di John Kerry al ministro della Transizione ecologica Cingolani. Quasi incredibile la sua inversione ad U: dalle nanotecnologie applicate alle celle fotovoltaiche del futuro (sperimentate a Lecce), al via libera per le trivelle del passato (autorizzate in Adriatico)
L’editoriale di IGOR STAGLIANÒ /

[credit “la Repubblica”]
Al netto del lavaggio verde di Oil&Gas, il Green deal europeo visto da Roma si assottiglia vieppiù, con effetti persino sorprendenti. La lezione più dura (e inattesa) il professor Roberto Cingolani l’ha ricevuta, ad esempio, da John Kerry, inviato speciale di Joe Biden per la crisi climatica: «Il gas naturale è un combustibile fossile (composto all’87% da metano), quando lo bruci crei Co2 e quando lo sposti possono esserci perdite molto pericolose». È stata questa l’imbarazzante strigliata di un politico a uno scienziato, per di più ministro della Transizione ecologica, che gli esibiva «le mappe dei gasdotti, esistenti e in discussione», come riporta l’intervista rilasciata da Kerry al Corriere della Sera.

Cingolani: dalle nanotecnologie fotovoltaiche a nuove trivellazioni in Adriatico
Da quando è stato cooptato al governo, Cingolani avanza con la testa girata all’indietro, nonostante voglia apparire come il più innovativo del bigoncio. A noi che l’abbiamo visto all’opera nei laboratori di ricerca dell’Istituto Italiano di Tecnologia appare quasi incredibile osservare la sua inversione ad U: dalle nanotecnologie applicate alle celle fotovoltaiche del futuro (sperimentate a Lecce), al via libera per le trivelle del passato (autorizzate in Adriatico).
La longa manus di Confindustria, questo il dato di fatto, è sproporzionatamente rappresentata nella compagine di governo − non soltanto dal professor Cingolani −, nonostante i demeriti conclamati dell’associazione “datoriale” nel declino produttivo italiano. Un indirizzo politico suggellato dalle parole di Mario Draghi: «Non è tempo di prendere ma di dare», rivolte, a brutto muso, al segretario del Pd che aveva appena accennato a una timida redistribuzione dai ricchissimi ai poverissimi.
Soffermiamoci per un attimo sul punto. Oggi dalle tasse di successione l’Italia incassa 800 milioni di euro, contro i 6 miliardi della Gran Bretagna, i 7 della Germania e i 14 della Francia. Da noi, la progressività delle imposte, scolpita nella Costituzione, è vissuta dalle élite come una bestemmia in chiesa. E poi, questa volta non ce lo chiede neanche l’Europa, giusto professor Draghi?

Nuove scintille in arrivo tra Wolfgang Schauble e Mario Draghi? [credit Peter Morrison/Ap]
Ha incassato, così, l’ovazione dei corifei “neocentristi for ever”. Pronti a “spurgare” ogni accento di sinistra dalle idee del Pd, e a “istruire” gli scapestrati di destra. Il più attivo (anzi, il capoclasse) è il notista di “Repubblica”. L’ultima scolaretta da “educare” è Giorgia Meloni che dà già profittevoli risultati demoscopici, benché i suoi fratelli e sorelle d’Italia «allevino pipistrelli per spargere il virus del fascismo» (copyright Furio Colombo), dalle Alpi al Lilibeo.
In breve, nei primi cento giorni (e passa) di vita, il baricentro del governo è stato ben piantato nel centro-destra, per mettere alle corde il Pd di Letta e chi vuole tenere assieme giustizia sociale, legalità ed efficienza. Non è un bel vedere. © RIPRODUZIONE RISERVATA