IL PIANO INFRASTRUTTURALE da 2 trilioni di dollari del presidente Joe Biden sarà probabilmente uno spartiacque per l’economia americana, segnalando chiaramente che l’era neoliberista, con la sua convinzione che i mercati funzionano meglio ed è meglio lasciarli in pace, è alle nostre spalle. Ma mentre il neoliberismo può essere morto, è meno chiaro cosa lo sostituirà. 

Le sfide che gli Stati Uniti e le altre economie avanzate affrontano oggi sono fondamentalmente diverse da quelle che affrontarono nei primi decenni del ventesimo secolo. Quelle prime sfide hanno dato origine al New Deal e allo stato sociale. I problemi di oggi — il cambiamento climatico, la perturbazione dei mercati del lavoro dovuta alle nuove tecnologie e l’iper globalizzazione — richiedono nuove soluzioni. Abbiamo bisogno di una nuova visione economica, non di nostalgia per un’era mitizzata di prosperità ampiamente condivisa in patria e supremazia globale all’estero.

Sul cambiamento climatico, il piano di Biden non è all’altezza del Green New Deal sostenuto dai democratici progressisti come la rappresentante Alexandria Ocasio-Cortez. Ma contiene investimenti significativi in ​​un’economia verde, come il sostegno ai mercati dei veicoli elettrici e altri programmi per ridurre le emissioni di anidride carbonica, rendendolo il più grande sforzo federale mai realizzato per ridurre i gas serra [leggi qui]. Sul lavoro, il piano mira ad espandere l’occupazione offrendo buone retribuzioni e benefici, concentrandosi, oltre alle infrastrutture, sulla produzione e sulla crescente ed essenziale economia della cura.

Sono questi alcuni dei passaggi-chiave, liberamente riassunti, dell’ampia intervista con Dani Rodrik pubblicata il 26 novembre 2022 su “Le Grand Continent” a firma di Louis de Catheu: https://legrandcontinent.eu/fr/2022/11/26/lemergence-du-paradigme-productiviste-une-conversation-avec-dani-rodrik/

Dani Rodrik, professore di economia politica internazionale alla Harvard Kennedy School, è presidente della International Economic Association e autore di “Straight Talk on Trade: Ideas for a Sane World Economy” (Princeton University Press, 2017). (rassegna stampa a cura di Toni Ferigo) © RIPRODUZIONE RISERVATA

Nato a Torino, ha svolto diversi compiti nella Federazione Italiana Metalmeccanici: delegato in fabbrica, responsabile zona a Rivalta (To), ufficio formazione e ricerca nella federazione nazionale, responsabile ufficio internazionale Flm, membro della segreteria della Fism (Federazione Mondiale Sindacati Metalmeccanici) con sede a Ginevra. Nella sua attività si è occupato, in particolare, di studi e ricerche sulla organizzazione del lavoro nel settore automotive, dei sistemi di relazioni industriali in Europa, Usa e America Latina. Per la Fism è stato anche coordinatore delle Aree balcaniche e del Medio Oriente. Attualmente vive nella riserva indiana della Val Susa, e svolge qualche ricerca di base sulle condizioni di lavoro nel presente.