In alto, i soldati nazisti dopo l’esplosione della bomba dei Gap (Gruppi di Azione Patriottica) nati su iniziativa del Pci; sotto il titolo, il rastrellamento dei nazisti nelle strade di Roma che si concluderà con la strage delle Fosse Ardeatine

Ci fu un dibattito nel Cln, durante la guerra civile, sulla strategia degli attentati. Prevalse la consapevolezza che bisognasse adottare una strategia diversa, per combattere i nazifascisti. Ma questa pagina della storia è dimenticata anche in una pregevole puntata della “Giornata particolare” di Aldo Cazzullo su La7


◆ Il corsivetto di VITTORIO EMILIANI

Ho seguito la puntata di “Una giornata particolare” su La7 che Aldo Cazzullo ha dedicato all’attentato di Via Rasella. Al suo racconto interessante sulla guerra civile manca però un tassello importante: nel Cln prevalse largamente la tesi che i gappisti autori di attentati avrebbero provocato reazioni moltiplicate da parte di Ss, Wermacht, ecc. Anche sui civili incolpevoli. E che quindi bisognasse adottare altre strategie praticando poi una lotta armata organizzata contro i nazifascisti. Me lo ha raccontato più volte Italo Pietra poi direttore del Giorno di Mattei e del Messaggero, e già ufficiale degli Alpini della Scuola di guerra di Pinerolo e come Edoardo comandante generale delle Brigate dell’Oltrepo che libereranno per prime Milano dai nazifascisti. Un loro plotone verrà reclutato per fucilare Mussolini a Giulino di Mezzegra.

In quella zona vasta di collina e montagna fra Genova e il Po la Resistenza sarà dura e aspra anche verso il Piacentino. Nell’Oltrepo Pavese ci furono esecuzioni sommarie di fascisti finché in montagna prevalsero ex prigionieri di guerra come il Greco, l’Algerino, il Montenegrino. Poi faticosamente messi fuori gioco dai partigiani delle Brigate regolari.

La fototessera del documento falsificato di copertura del colonnello Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo durante la clandestinità a Roma, con la firma “Giacomo Cataratto”

Cazzullo ritiene di fare cronaca e storia, ma si può riuscirvi dimenticando, per esempio, che l’attentato di via Rasella provocò una lacerazione nel movimento partigiano dopo la terribile reazione esemplare delle Fosse Ardeatine? Lo sento dire ora da Luca Cordero di Montezemolo, nipote del colonnello Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo militare di carriera e comandante del Fronte Militare Clandestino (composto da ufficiali e sotto ufficiali rimasti fedeli alla Corona). Purtroppo la gappista Carla Capponi per predisporre l’ordigno fatto esplodere in via Rasella si serve proprio di contenitori forniti dall’Aeronautica, cioè da Cordero Lanza di Montezemolo, ucciso dai tedeschi con un colpo alla nuca nelle Fosse Ardeatine.

Quando nel 1968 scoppiò la contestazione giovanile la radicalizzazione portò a sinistra ad esaltare la lotta armata contro il nazifascismo. Il risultato fu quello che sappiamo. Purtroppo. Sappiamo quanti giovani esaltati da quel ritorno di una Resistenza mitizzata abbiano costituito il bacino di reclutamento del terrorismo.

La trasmissione di Aldo Cazzuĺlo ha comunque il merito di far conoscere ai giovani e meno giovani una tragedia collettiva come quella della lotta al nazifascismo e di una repressione orribile senza paragoni con gli alti ufficiali nazisti che organizzavano feste con fiumi di champagne all’Hotel Excelsior di via Veneto. Ce ne fossero di programmi come questo sulle reti Rai! Che vergogna. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Direttore onorario - Ha cominciato a 21 anni a Comunità, poi all'Espresso da Milano, redattore e quindi inviato del Giorno con Italo Pietra dal 1961 al 1972. Dal 1974 inviato del Messaggero che ha poi diretto per sette anni (1980-87), deputato progressista nel '94, presidente della Fondazione Rossini e membro del CdA concerti di Santa Cecilia. Consigliere della RAI dal 1998 al 2002. Autore di una trentina di libri fra cui "Roma capitale Malamata", il Mulino.