Il festival della canzone a Sanremo è cominciato martedì 6 febbraio e si concluderà sabato 12, dopo un lungo prologo di anticipazioni. Un avvenimento, considerato tale anche da chi non lo apprezza. Ma chi vuole dedicare la sera alla televisione e non intende guardare il festival si trova in difficoltà. In Rai non ci sono proposte colte, e allora ecco che ci si può “salvare” rifugiandosi sui programmi di livello de La7. Programmi come la recente ricostruzione storica del 25 luglio


◆ Il corsivetto di VITTORIO EMILIANI

Ormai tutto l’apparato Rai è mobilitato per pompare gli eventi del Festival di Sanremo. Si può dire che l’intero palinsesto della derelitta Rai ne sia occupato, per non dire alluvionato. Il povero abbonato deve trasferirsi su La7 di Urbano Cairo se vuole fruire di programmi culturali di livello come è stato il recente Mussolini e il 25 luglio 1943. Con interpreti professionali e testi elaborati da storici attendibili. Dino Grandi ben impersonato è stato fatto agire da contraltare ad un Mussolini, anch’egli credibile, che sceglie l’alleanza con Hitler trascurando egoisticamente la dipendenza che essa comporterà con Hitler, col nazismo.

25 luglio 1943, seduta del Gran Consiglio del Fascismo

La seduta decisiva del Gran Consiglio del Pnf (Partito nazionale fascisti), che non veniva convocato da anni, è stata resa con la drammaticità che ebbe nella realtà, protagonista/antagonista Dino Grandi l’ex quadrumviro della Marcia su Roma. Attorno al suo dissenso si coagula in modo credibile l’opposizione al Duce e la drammatica sfiducia al medesimo senza che lui ne colga tutte le conseguenze. Inutilmente sollecitato, anche in sede famigliare dalla moglie Rachele, a liberarsi con le maniere forti da quell’accerchiamento sempre più avvolgente, del quale fa parte anche il genero Galeazzo Ciano. 

Insomma un buon contributo alla conoscenza storica della crisi decisiva del ventennio fascista. Crisi che bisognerebbe trasferire ormai nei manuali di storia delle scuole superiori se poi si vogliono raccontare e spiegare la Resistenza e la Costituzione repubblicana che da essa discende. Con altri travagli perché durante l’iter della Costituzione scoppiò la questione del separatismo siciliano mutatosi con Salvatore Giuliano in banditismo armato con la strage di Portella della Ginestra il 1 Maggio 1943. 

Il timore di una autonomia delle Regioni del Sud e delle Isole portò la Costituente a votare quelle Autonomie Speciali  che tanto dovevano pesare negativamente sul processo unitario. Specie in Sicilia. Infatti le Regioni a statuto ordinario previste dalla Costituzione si sarebbero concretizzate col voto del 1970 , ma nel frattempo erano state create le Regioni a statuto speciale della Val d’Aosta, del Trentino-Alto Adige, del Friuli-Venezia Giulia, della Sardegna con una sorta di vestito di Arlecchino. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Direttore onorario - Ha cominciato a 21 anni a Comunità, poi all'Espresso da Milano, redattore e quindi inviato del Giorno con Italo Pietra dal 1961 al 1972. Dal 1974 inviato del Messaggero che ha poi diretto per sette anni (1980-87), deputato progressista nel '94, presidente della Fondazione Rossini e membro del CdA concerti di Santa Cecilia. Consigliere della RAI dal 1998 al 2002. Autore di una trentina di libri fra cui "Roma capitale Malamata", il Mulino.