La locandina di Avatar 2, l’ultimo film di James Cameron

Delle sofisticate e costosissime tecnologie informatiche che hanno permesso di realizzare il secondo episodio della saga di Pandora è già stato scritto tutto, e per averne una idea basta guardare su Youtube i video dedicati al “making of” del film. Ma le tecnologie non bastano, come hanno scoperto a loro spese molti registi convinti che una cornice rutilante potesse nascondere il vuoto pneumatico delle idee. Nelle tre ore e mezza del suo film James Cameron di idee ce ne sono almeno tre, tutte da vedere (o rivedere)


La recensione di BATTISTA GARDONCINI *

CON APPENA DUE settimane di programmazione “Avatar 2” è diventato il film più visto del 2022,  e in questo scorcio del 2023 continua imperterrito a macinare spettatori e incassi. L’ennesimo successo planetario del regista James Cameron, che ha ampiamente dimostrato di capire meglio di chiunque altro i gusti del grande pubblico, e di riuscire ad assecondarli proponendo ogni volta qualcosa di nuovo.

Delle sofisticate e costosissime tecnologie informatiche che hanno permesso di realizzare il secondo episodio della saga di Pandora è già stato scritto tutto, e per averne una idea basta guardare su Youtube i video dedicati al “making of” del film. Ma le tecnologie non bastano, come hanno scoperto a loro spese molti registi convinti che una cornice rutilante potesse nascondere il vuoto pneumatico delle idee.

James Cameron sul set digitale a bordo piscina durante la lavorazione di una scena di “Avatar 2: La via dell’acqua”; le face cam, piccole telecamere montate sul casco, sono dirette verso il viso degli attori per “catturare” le loro espressioni facciali attraverso un software creato su misura da Weta Digital che ha tracciato i muscoli del volto di ogni attore in ogni scena

Un errore che Cameron non ha commesso, perché nelle tre ore e mezza del suo film le idee ci sono, e pazienza se soltanto alcune sono sue, mentre le altre sono state prese a prestito dalla storia del cinema. Suo è sicuramente l’amore per il mare in tutte le sue forme, che è la cornice dell’azione. Del resto è pur sempre l’unico uomo ad essere sceso da solo con un mini sottomarino nel punto più profondo degli oceani.

Invece la storia della famiglia che vorrebbe vivere in pace, ma è costretta a battersi per la sua sopravvivenza e alla fine si dimostra più forte delle avversità, è un classico di tanti film di avventura. Gli scontri tra i nativi che vogliono difendere l’armonia del loro mondo dalle avide mani dei terrestri altro non sono che i vecchi western, con l’unica differenza che gli indiani avevano la pelle rossa, e i Na’vi blu. E che dire dell’epopea di Moby Dick, rivista in chiave ecologicamente corretta con le balene buone e i cacciatori cattivi?Anche il grande e pirotecnico finale è una citazione, anzi una autocitazione che rimanda alle fiamme di Terminator e all’acqua di Titanic. E ovviamente funziona. © RIPRODUZIONE RISERVATA

(*) L’autore dirige oltreilponte.org

Giornalista, già responsabile del telegiornale scientifico Leonardo su Rai 3. Ha due figlie, due nipoti e un cane. Ama la vela, la montagna e gli scacchi. Cerca di mantenersi in funzione come le vecchie macchine fotografiche analogiche che colleziona, e dopo la pensione continua ad occuparsi di scienza, politica e cultura sul blog “Oltreilponte.org”.