Nata sulle tavole del teatro universitario. Nel ’70 aveva avuto nove pneumotoraci spontanei e un grave intervento. Le avevano detto che non avrebbe potuto recitare. Lei rispose nel ’79 col monologo “Molly cara” e una straordinaria carriera. Nel cinema mi aveva stupito e folgorato nella parte della zia ne “L’ora di religione” di Marco Bellocchio. Il suo ingresso in scena era di una forza, di una autorevolezza e di una originalità straordinarie. Purtroppo non l’ho mai potuta ammirare nel teatro greco di Siracusa o in quello di Taormina dove la sua recitazione stralunata, la sua voce unica acquistavano tonalità davvero da profetessa, da maga appunto, ora dolcissime, ora strazianti, laceranti, indimenticabili
L’articolo di VITTORIO EMILIANI

LA INCONTRAVO QUASI SEMPRE di notte fra la sua casa di via del Governo Vecchio e piazza dell’Orologio dove andavamo io e mia moglie Annarita (che era stata giovanissima attrice molto amata da Sergio Tofano) e io la salutavo con un “Ecco la nostra Maga notturna!” e lei giù a ridere mentre ci abbracciavamo. Bolognese lei, con un padre sindacalista importante dei ferrovieri Cgil e un fratello consigliere comunale amico del mio che a Bologna, soprintendente per decenni alle Gallerie, era una sorta di Granduca. Ma portato anche lui allo scherzo e alla risata ironica, come il suo maestro Cesare Gnudi imitatore di voci (Longhi, Venturi, Raimondi lo scrittore e tanti altri) straordinario. Piera, venuta su da una infanzia delle più infelici in uno dei quartieri più popolari e caratteristici di Bologna, attrice drammatica, anzi tragica, fra le più originali, unica nel suo approccio con testo teatrale.
Nata sulle tavole del teatro universitario. Nel ’70 aveva avuto nove pneumotoraci spontanei e un grave intervento. Le avevano detto che non avrebbe potuto recitare. Lei rispose nel ’79 col monologo “Molly cara” e una straordinaria carriera. Il fratello minore Franco, prima capogruppo, poi vice-sindaco socialista a Palazzo D’Accursio, la ricorda così: «Era una bella ragazza, soprattutto aveva uno sguardo, un fascino speciale, amava sedurre, i ragazzi come poi il pubblico. Era una leader nata». Grande amica di Lucio Dalla che era stato compagno di scuola del fratello e che spesso la ospitava quando tornava a Bologna che amava molto.
Nel cinema mi aveva stupito e folgorato — e glielo dissi — nella parte della zia ne “L’ora di religione” di Marco Bellocchio. Il suo ingresso in scena era di una forza, di una autorevolezza e di una originalità straordinarie che riusciva a mantenere in tutto il film da vera protagonista. Purtroppo non l’ho mai potuta ammirare a teatro, o, meglio ancora, nel teatro greco di Siracusa o in quello di Taormina dove la sua recitazione stralunata, la sua voce unica acquistavano tonalità davvero da profetessa, da maga appunto, ora dolcissime, ora strazianti, laceranti, indimenticabili. Mi auguro in questa estate “vuota”, in questa televisione di Stato ricca soltanto di repliche insignificanti o di giocherelli qualcosa di lei, della “maga”, si possa rivedere e riascoltare.
Addio Piera con commozione, addio ai nostri divertiti incontri notturni nel cuore della vecchia Roma. Se ne è andata al Santo Spirito, vicino a casa. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Bruno Piattelli stilista e politico esemplare
Scomparso a 94 anni, fu il primo a mandare gli uomini in passerella con le sue giacche impeccabili. Disegnò le divise per gli atleti italiani a Città del Messico e in altre occasioni. Un esempio di impegno e di eleganza culturale
(Vittorio Emiliani) — Sorrideva col suo modo gentile e ironico ogni volta che gli dicevo: «Guarda che il tuo cognome ebraico era Anaw e a quanto mi dice l’amico storico Mario Sanfilippo siete la più antica famiglia israelita di Roma, la più antica e vi chiamavate Anaw». È scomparso a 94 anni (ma ne dimostrava venti di meno) Bruno Piattelli che in via delle Convertite ha avuto per decenni il proprio atelier dedicato alla moda maschile. Un grande stilista che ha sempre unito al mestiere sartoriale un forte impegno politico. Socialista, è stato un attento ed efficiente presidente dell’Ente Provinciale per il Turismo cercando disperatamente con fatica di tenere alto il livello di una Roma che invece si involgariva, sempre più bancarellara, coi ristoranti di classe che stentavano e così via. Subì anche il sequestro della figlia nel modo più doloroso. Ma non si perse d’animo. È stato il primo stilista a mandare gli uomini in passerella con le sue giacche impeccabili. Disegnò le divise per gli atleti italiani a Città del Messico e in altre occasioni. Insomma un esempio di impegno e di eleganza culturale, sinceramente riformista come, purtroppo, ce ne stati e ce ne sono troppo pochi. Caro, indimenticabile Bruno Piattelli, anzi Anaw il più antico dei romani ebrei, esempio di civiltà. Alla figlia le più commosse condoglianze. © RIPRODUZIONE RISERVATA