L’Italia è la terza nazione d’Europa più visitata dal turismo internazionale, dietro Francia (con Parigi la meta preferita nel mondo) e Spagna. Un terzo posto che vale una sconfitta del nostro modello-turismo, considerando le enormi attrattive (tra arte, cultura, bellezze naturali, gastronomia, mare e montagne) che il nostro Paese è in grado di offrire. Se la speculazione edilizia ha fatto danni gravissimi, deturpando  paesaggi e natura, questo scempio si è accompagnato a un’incapacità di valorizzare le risorse di bellezza. Ecco cosa si dovrebbe fare per una strategia efficace del turismo


◆ Il corsivetto di VITTORIO EMILIANI

Sotto il titolo, turismo di massa a Venezia; qui in alto, turismo di massa sulla riviera adriatica

Il Sud e le Isole sono sicuramente la parte del territorio nazionale che dobbiamo conoscere più a fondo per poterla promuovere correttamente. Infatti se guardiamo a quanto è accaduto nel Centro-Nord, dobbiamo evitare che si ripetano le speculazioni sulle aree fabbricabili e boschive in assenza di una legislazione urbanistica generale che attendiamo dal lontano, anzi remoto, 1942. Le nostre coste sono state cementificate per lunghi tratti comprimendo quindi le spiagge anziché lasciarle libere. Un errore gravissimo. Un favore palese fatto aila cementificazione e all’uso privatistico di beni pubblici, demaniali. Uno sfruttamento cieco che balza agli occhi se si passa con un natante in mare davanti alle lottizzazioni adriatiche o tirreniche. Bisognava predisporre e approvare per tempo piani rigorosi, rispettosi del patrimonio di spiagge e coste.

Putroppo le amministrazioni comunali, provinciali e regionali non hanno elaborato e soprattutto approvato piani stringenti. E il cemento ha imperversato colpendo il turismo dall’estero che ha preso altre direzioni anche nell’ambito del Mediterraneo. È stato un colossale autogol che ci siamo fatti pregiudicando sviluppi rispettosi del paesaggio, del verde naturale, ecc. In tal modo abbiamo favorito il dirottamento del turismo estero verso i villaggi vacanze iberici promossi con tecniche di marketing anche spregiudicate e con un turismo ludico senza contenuti culturali di sorta. Facciamo un esempio. A  Rimini capitale del turismo di massa si può puntare tutto solo sulla spiaggia e i suoi servizi. Ma è pure possibile puntare su un patrimonio storico-artistico che va dall’Arco di Augusto alla piazza dell’Arengo, al Museo e alla Pinacoteca. Sono scelte fra loro diverse. Sono strategie decisamente diverse. Ma bisognerà pur decidere una strategia nazionale e regionale. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Direttore onorario - Ha cominciato a 21 anni a Comunità, poi all'Espresso da Milano, redattore e quindi inviato del Giorno con Italo Pietra dal 1961 al 1972. Dal 1974 inviato del Messaggero che ha poi diretto per sette anni (1980-87), deputato progressista nel '94, presidente della Fondazione Rossini e membro del CdA concerti di Santa Cecilia. Consigliere della RAI dal 1998 al 2002. Autore di una trentina di libri fra cui "Roma capitale Malamata", il Mulino.