Rettorato dell’Università di Torino; sotto il titolo, manifestazione degli studenti nel Senato accademico contro la guerra a Gaza e l’oppressione palestinese nei territori occupati

La decisione del Senato Accademico di bloccare la partecipazione dei ricercatori dell’Università per progetti di ricerca tra Italia e Israele ha provocato una profonda delusione nella presidente della Società internazionale di patologia vegetale. Alla luce dei suoi 55 anni di impegno scientifico e istituzionale, per la professoressa Maria Lodovica Gullino «in nessun caso opinioni politiche, differenze di religione o di qualsiasi altro aspetto possono rappresentare barriere e/o ostacoli alla collaborazione. Tra ricercatori ci si capisce sempre, perché ci unisce il desiderio di mettere insieme le rispettive conoscenze per affrontare e, possibilmente, risolvere problemi di comune interesse». Anziché favorire la “science diplomacy”, la diplomazia della scienza, imporre ai ricercatori di non partecipare a un bando che prevedeva collaborazione nel campo della sostenibilità e del risparmio di risorse «è un gesto non solo scorretto ma anche poco intelligente»


◆ Il commento di MARIA LODOVICA GULLINO, presidente della Società internazionale di patologia vegetale

La decisione presa (con un voto contrario e due astenuti) dal Senato Accademico dell’Università di Torino di bloccare la partecipazione dei suoi  ricercatori al bando del ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale (Maeci) per progetti di ricerca tra Italia e Israele ha suscitato, a livello locale e nazionale, molto sconcerto e prese di posizioni anche dure. In me, che ho trascorso più di 55 anni felici e fruttuosi presso tale Ateneo, la decisione ha provocato una profonda delusione. Cerco di spiegare perché. I miei cinquantacinque anni di impegno universitario (che peraltro prosegue) mi hanno portato a operare nella ricerca a livello internazionale, collaborando con ricercatori appartenenti a una sessantina di paesi. Il mio impegno istituzionale di Vice-Rettore all’Internazionalizzazione e di Presidente della Società internazionale di patologia vegetale ha ulteriormente allargato il perimetro dei miei contatti, permettendomi di conoscere e collaborare con colleghi provenienti dalle più remote aree del pianeta. Ogni singolo incontro è stato per me interessante, appagante, ricco di spunti. Ogni collaborazione è stata uno scambio continuo di idee, di punti di vista. Nella maggior parte dei casi i contatti di lavoro sono sfociati in rapporti di solidarietà ed amicizia. 

Questo è anche il senso della ricerca, proprio grazie alle enormi opportunità di scambio che essa offre. Anche per l’incredibile opportunità di viaggiare e collaborare con le persone più diverse, il mestiere di ricercatore è uno dei più belli al mondo. E in nessun caso opinioni politiche, differenze di religione o di qualsiasi altro aspetto possono rappresentare barriere e/o ostacoli alla collaborazione. Tra ricercatori ci si capisce sempre, perché ci unisce il desiderio di mettere insieme le rispettive conoscenze per affrontare e, possibilmente, risolvere problemi di comune interesse. Non c’è crisi, guerra, situazione politica che possa frenare il desiderio di conoscenza e di collaborazione dei ricercatori. Al contrario, in situazioni difficili, i ricercatori riescono a non sentirsi isolati, grazie alla rete internazionale che hanno saputo costruire. Tanto che si parla di “science diplomacy”, ovvero la diplomazia della scienza. 

E veniamo al caso specifico della collaborazione Italia-Israele. Ho la fortuna di rappresentare la terza generazione della patologia vegetale torinese che da sempre ha collaborato con i patologi vegetali israeliani. E non è difficile capire perché: i nostri paesi si assomigliano molto, infatti, dal punto di vista climatico, le nostre agricolture sono simili. E, in più, è innegabile e noto a tutti, l’enorme livello di efficienza e di competenza raggiunto dai colleghi israeliani, che hanno saputo letteralmente rendere fertili terreni impossibili. In altre parole, da Israele non si può che imparare. Con il grande vantaggio di condividere anche un temperamento mediterraneo, il che rende la collaborazione sempre piacevole. Fin dagli anni 1980 ho lavorato nell’ambito di progetti internazionali, che hanno visto la cooperazione di ricercatori israeliani, palestinesi, giordani, egiziani. Sempre con ottimi risultati e con l’instaurarsi di rapporti di collaborazione scientifica e umani duraturi. 

Questa è la ricerca e così deve essere il mondo scientifico. Un mondo forse ovattato, certamente fortunato in cui obiettivi comuni, strumenti di lavoro simili, fanno superare qualsiasi ostacolo. Per tutti questi motivi considero l’imposizione ai ricercatori dell’università di Torino di non partecipare a un bando che, tra l’altro, prevedeva collaborazione nel campo della sostenibilità, del risparmio di risorse, … un gesto non solo scorretto ma anche poco intelligente. La piena collaborazione in campo scientifico non impedisce a ognuno di noi di vedere cosa sta succedendo, purtroppo, in molte, troppe aree del mondo. E non c’è ricercatore che non desideri lavorare in un clima di pace. Ma rinnegare l’enorme potenzialità offerta dalla collaborazione scientifica è qualcosa di pericoloso e non accettabile da parte di chi crede veramente nella ricerca e nell’Università come luogo di dibattito libero e aperto. © RIPRODUZIONE RISERVATA

È nata a Saluzzo, origine di cui è molto orgogliosa. Dalla fine degli anni ’70 si occupa di malattie delle colture orto-floro-frutticole all’Università di Torino, dove è stata ordinario di Patologia vegetale e Vice-Rettore per la valorizzazione del capitale umano e culturale dell’Ateneo. Figlia di imprenditori agricoli e imprenditrice lei stessa, ha vissuto e lavorato per lunghi periodi all’estero. A Torino dirige il Centro di Competenza Agroinnova dell’Università di Torino, da lei fondato nel 2002. È anche giornalista pubblicista. Dopo tanti lavori e libri scientifici, ha voluto cimentarsi con una scrittura più lieve. Ha cominciato con “Spore” (Daniela Piazza Editore, 2014), cui sono seguiti, sempre con lo stesso editore, nel 2015  un libro per ragazzi, “Caccia all’alieno” e, nel , “Valigie: cervelli in viaggio”. Nel 2018 ha pubblicato, con Gabriele Peddes, un libro a fumetti “Angelo, il Dottore dei  Fiori” con Edagricole, Business Media. In occasione dell’Anno Internazionale sulla Salute delle piante ha preparato un altro libro per ragazzi, “Healthy plants, healthy planet” (Fao), tradotto in numerose lingue.