Si tratta di un “report dei report”, una ricerca in Gran Bretagna che – sulle tracce e tenendo conto di quanto è stato studiato finora negli ultimi vent’anni – confermerebbe la probabilità di una correlazione tra l’inquinamento atmosferico e la demenza. A conclusione di questo studio i ricercatori hanno mandato un messaggio al governo: bisogna accelerare le politiche di contrasto dell’inquinamento, tenendo conto della minaccia che questo comporta non solo ai polmoni e al cuore, ma anche al cervello


1952, Londra avvolta da una fitta nube di smog generato in gran parte dalla combustione del carbone

(Red) — I RICERCATORI BRITANNICI chiedono al governo di considerare la demenza un rischio ambientale, e di incentivare le politiche di riduzione dell’inquinamento atmosferico anche per una correlazione – che viene valutata come “probabile” – tra questa malattia e la qualità dell’aria che respiriamo.

È minacciata infatti la nostra salute celebrale. Uno studio accademico a Londra ha messo a confronto le già numerose ricerche effettuate in questo campo. Ne parla diffusamente il quotidiano britannico The Guardian, che riporta anche l’allerta di Frank Kelly, docente all’Imperial College di Londra, e già presidente del Comitato del Regno Unito sugli effetti medici dell’inquinamento atmosferico: «La demenza è una delle più grandi, se non la più grande, sfida globale per la salute e l’assistenza sociale in questo secolo». E aggiunge: «L’inquinamento atmosferico potrebbe accelerare il declino della funzione cognitiva e contribuire allo sviluppo della demenza». Il riscontro di una correlazione in un primo momento aveva sorpreso gli studiosi. Spiega Kelly: «La logica suggeriva che l’inquinamento atmosferico avrebbe colpito i nostri polmoni, quindi la ricerca ha poi scoperto che anche le malattie circolatorie erano influenzate dalla scarsa qualità dell’aria. Non ci è voluto molto perché i ricercatori si chiedessero se fossero colpiti anche altri organi, come il cervello».

La ricerca in quest’area – ricorda The Guardian – risale a una ventina d’anni fa – quando vennero scoperti danni cerebrali ai cani che vivono in famiglia a Città del Messico, considerata da tempo una delle metropoli più inquinate al mondo. Cambiamenti nelle funzioni cerebrali dei cani erano già riscontrati quando questi erano cuccioli. Una ricerca in Spagna, che risale a cinque anni fa, ha poi concluso che l’inquinamento dell’aria potrebbe influire sull’attività intellettiva dei bambini, e questo sarebbe dimostrato dall’esito di test d’intelligenza. Quest’ultimo report prodotto a Londra e guidato da Kelly, ha elaborato gli esiti di una settantina di studi comparativi diversi. A conclusione di questo lavoro si è sollecitato il governo britannico ad accelerare le azioni che riducano l’esposizione all’inquinamento atmosferico, con attenzione anche alle scuole. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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