Si è svolta per la prima volta in Italia, in prossimità di Roma, la Ryder Cup, manifestazione biennale che vede affrontarsi una formazione europea contro quella degli Stati Uniti. Con pienone di pubblico, biglietti acquistati un anno prima, migliaia di tifosi impegnati con passione per assistere a questa sfida tra campioni. E a tifare …Europa. Il che è decisamente insolito, come è insolito – o meglio, particolare – questo sport. Che non è esattamente quello che ci raccontano i luoghi comuni


◆ Il pensierino di GIANLUCA VERONESI

Roma, 25 settembre – 1 ottobre. Qui e in basso il campo da golf della Ryder Cup 2023

In questi giorni si è giocata la Ryder Cup, sfida biennale di golf tra le rappresentanze di Europa e Stati Uniti. Era la prima volta che il match – che vede di fronte i migliori professionisti dell’Occidente – si svolgeva in Italia, a dimostrazione della crescita verticale dei praticanti nostrani. I biglietti per assistere in loco, seguendo a poca distanza i giocatori, erano esauriti da più di un anno e, nei tre giorni di gara, molte decine di migliaia di tifosi si sono alternati sul percorso. Numerosi quelli colpiti da palline vaganti.

L’aspetto che più mi ha colpito è stato l’entusiasmo del tifo “europeo”. Era la prima volta che sentivo coretti, slogan, canzoncine che inneggiavano all’Europa nel suo insieme, come soggetto unico e inscindibile. Molti Paesi continentali avevano un esponente nazionale in gara. Ma non lo vedevano come un francese (ho scelto i più sciovinisti) bensì come un titolare della squadra europea. Comincio a credere che l’Unione europea sarà una realtà, riconosciuta da 500 milioni di “cittadini”, quando parteciperà ai mondiali di calcio con un’unica squadra e li vincerà.

A proposito di golf. Dicono che sia un gioco per ricchi e viziati. Vi assicuro che i “signori” sono troppo pigri e discontinui per applicarsi alcuni anni, stoicamente, a raggiungere quel livello minimo che è necessario per divertirsi. Certamente ci vuole un investimento iniziale di tipo economico, temporale, psicologico. Almeno un’estate e un inverno da passare quotidianamente al campo pratica a tirare palline contro una rete con il “maestro” che si fa pagare bene la sua noia e il suo disprezzo.

Trovo che il golf abbia caratteristiche uniche. È lo sport con la più lunga durata, lo puoi giocare per tutta la vita, anche nella quarta età. Grazie anche alle macchinine elettriche cabriolet. Ormai sui campi di gioco si rasenta l’ingorgo e nascerà la necessità di semafori e multe di velocità. Il gioco è un alternarsi di forza e delicatezza. All’inizio del percorso tiri sberle con centinaia di metri di potenza, poi moderi la velocità e cominci un avvicinamento guardingo, pieno di agguati. Apparentemente distratto ti avvicini e inizi un corteggiamento della buca che spesso si nega all’ultimo istante, quando la pallina sembra già dentro.

Ogni sport è tendenzialmente una sfida “contro”: contro il tempo (atletica leggera), contro gli altri (tutte le discipline di squadra), contro la geometria (il tennis). Il golf è addirittura contro se stessi. Bisogna avere un sistema nervoso molto equilibrato e avaro anche se sarebbe meglio non averlo proprio. Cammini nei più bei posti del mondo, curati da un esercito di giardinieri. Un verde “artificiale” che sembra più vero del vero. Ma solo un ingenuo può pensare che la natura si esprima con una simile perfezione.

Se diventi bravo e vinci premi puoi permetterti anche il caddie, una specie di schiavo (è il portamazze) che però, in virtù della sua esperienza, è padrone del suo padrone a cui consiglia che “ferro” usare, come uscire dal bunker. I golfisti sono tipi strani: prima fanno disegnare un percorso irto di ostacoli (laghetti, ruscelli, avvallamenti, collinette scoscese che finiscono in una giungla), poi si lamentano per la difficoltà.

Scusate, dimenticavo! Dopo tanti anni e del tutto inaspettatamente ha poi vinto l’Europa. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Si laurea a Torino in Scienze Politiche e nel ’74 è assunto alla Programmazione Economica della neonata Regione Piemonte. Eletto consigliere comunale di Alessandria diventa assessore alla Cultura e, per una breve parentesi, anche sindaco. Nel 1988 entra in Rai dove negli anni ricopre vari incarichi: responsabile delle Pubbliche relazioni, direttore delle Relazioni esterne, presidente di Serra Creativa, amministratore delegato di RaiSat (società che forniva a Sky sei canali) infine responsabile della Promozione e sviluppo. È stato a lungo membro dell’Istituto di autodisciplina della pubblicità.