L’abbraccio tra Gianluca Vialli e Roberto Mancini a Wembley il 26 giugno 2021 A poche ore dalla prova del fuoco della Nazionale, prime somme dagli Europei “itineranti”: delusioni da Mbappé, Foden e Mount, conferme eclatanti da Pogba, Lukaku e Lewandowski, dentro-fuori da Ronaldo.  E gli Azzurri? La fiducia, anziché la pressione; la tranquillità, al posto dell’ansia; il sorriso invece della ferocia. La ricetta di Mancini ha dato frutti indiscutibili, sia in campo che ai bordi: a Wembley, dopo i due gol all’Austria, i due ragazzi di mezza età che si abbracciavano stretti erano gli stessi che il 20 maggio del 1992, su quello stesso prato, versarono lacrime per una Coppa dei Campioni svanita nei supplementari. Il tempo è galantuomo, per Vialli e Mancini anche amico L’analisi di MARCO FILACCHIONE LUNGA VITA AI grandi tornei per le nazionali: non solo per il rito estivo delle “notti magiche”, mai così benefico come in questo periodo di uscita dal Covid, ma anche perché consentono una (breve) vacanza dal dominio vagamente noioso dei grandi club, proponendo un calcio meno scientifico, meno studiato e preparato, ma di sicuro più imprevedibile. Nella prima parte, ottavi compresi, le favorite hanno sofferto come dannate: un’Ungheria di lotta e di corsa ha portato il gigante tedesco a un passo dal...

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Marco Filacchione, romano, ha esplorato ogni periodicità del giornalismo scritto, lavorando per mensili, settimanali, quotidiani e agenzie di stampa. Ha cominciato negli anni Ottanta con “Il Messaggero”, poi ha seguito da inviato per anni Giro d’Italia, Tour de France e classiche del Nord per il mensile “Bicisport”. In seguito si è occupato di calcio con il mensile “Newsport” e ha fatto parte della redazione del “Corriere dello Sport”, di cui è tutt'ora collaboratore. È autore di una decina di volumi di carattere sportivo.