Nell’Italia occupata dai tedeschi e dai loro servi fascisti, nel corso dell’estate del 1944 una piccola porzione della provincia di Torino divenne un’oasi di libertà per una brevissima stagione grazie alla lotta dei partigiani. Uno dei comandanti garibaldini si chiamava Battista Gardoncini, operaio, comunista, combattente, medaglia d’oro al valor militare. Era il nonno del nostro collega che lo ricorda con il brano di una lettera inviata a sua moglie Teresa che esprime lo spirito di quegli “uomini di ferro” a cui la nostra Repubblica antifascista deve tanto. A lui − catturato e fucilato qualche mese dopo dai nazifascisti in Via Cibrario a Torino − è dedicato il documentario storico “Una stagione di libertà”, riproducibile a fondo pagina


◆ Il ricordo di BATTISTA GARDONCINI *

Per me il 25 aprile è la festa più bella. Lo è da sempre, e sempre lo sarà. Ma quest’anno in modo particolare, perché cade nell’ottantesimo anniversario della repubblica partigiana delle Valli di Lanzo, che per tre mesi, nel corso dell’estate del 1944, rappresentò un’oasi di libertà nell’Italia occupata dai tedeschi e dai loro servi fascisti.

Uno dei comandanti dei partigiani garibaldini che seppero realizzare quel piccolo grande miracolo era mio nonno Battista Gardoncini. Operaio, comunista, combattente, fu catturato nel settembre di quell’anno, quando i tedeschi piombarono in forze nelle Valli e misero fine a quella che consideravano una spina nel fianco per le loro operazioni militari. Un mese dopo, il 12 ottobre, fu fucilato a Torino, in via Cibrario, con altri otto compagni. Una lapide li ricorda, e lui e Osvaldo Alasonatti sono stati insigniti della medaglia d’oro al valor militare per il loro tributo alla lotta di liberazione.

Partigiani garibaldini prima della battaglia di Lanzo dell’agosto 1944; sotto il titolo, sfilata del 25 aprile a Torino

Io qui, però, voglio ricordarlo con il brano di una lettera che scrisse dalle valli nell’aprile del 1944 a sua moglie Teresa, mia nonna. Una lettera che esprime meglio di tante celebrazioni ufficiali quale fosse lo spirito di quegli “uomini di ferro” a cui dobbiamo tanto.

«Cara Teresa, sento prepotente il bisogno di dirti qualcosa di particolare per te sola. Non sono stato mai loquace nei tuoi confronti, mai ti dissi di quanta affezione e amore io abbia per te, benché su questo ne fossi consapevole. Ma in questi mesi di montagna e in mezzo a tanti ragazzi, in mezzo a battaglie e a tanti problemi che dovevo risolvere, la tua figura mi è sempre stata presente, e mi venivano alla mente tutto quanto tu sei stata per me, e quante pene per me hai sofferto. Mi sono guardato spesse volte d’attorno, ma non vidi mai donne che con te potessero competere per fortezza d’animo; sei sempre stata eroica in tutte le occasioni, e questo mi riempie d’orgoglio perché tu sei la mia vera compagna. Mi sono certamente modificato, perché sono diventato severo con me stesso, sento una responsabilità che mi indica in maniera chiara il mio lavoro futuro. Voglio fare qualcosa di buono nel mondo, ne ho ancora il tempo, e qualche capacità. Il partito ha fiducia in me, così sono sicuro da parte tua. (…) Immagino che dalle notizie della radio sarai convinta che non è più lontano il giorno della vittoria, quel giorno per me vuol dire finalmente riuniti. Ansie ve ne saranno ancora ma la certezza che sono le ultime saranno meno pungenti».

Per ricordarlo, e per pagare almeno in parte il mio debito nei suoi confronti, ho realizzato qualche anno fa un documentario sulla repubblica partigiana delle Valli di Lanzo, di cui si è parlato a mio avviso troppo poco nella storiografia ufficiale. Qualcuno di voi lo avrà già visto, ma mi sembra giusto riproporlo oggi, in un momento in cui gli eredi non pentiti del fascismo hanno rialzato la testa. Per guardarlo, clicca sulla foto qui in basso.

(*) L’autore dirige oltreilponte.org

Giornalista, già responsabile del telegiornale scientifico Leonardo su Rai 3. Ha due figlie, tre nipoti e un cane. Ama la vela, la montagna e gli scacchi. Cerca di mantenersi in funzione come le vecchie macchine fotografiche analogiche che colleziona, e dopo la pensione continua ad occuparsi di scienza, politica e cultura sul blog “Oltreilponte.org”.