Vogliamo spogliare la Capitale di ogni tradizione storica? E con quale fine? Pratico? No. Culturale? Men che meno. E allora? Non possiamo non pensare che purtroppo ci siamo provincializzati

La lettera di VITTORIO EMILIANI
Caro direttore, ti dico chiaro e tondo che non chiamerò mai lo Stadio Olimpico Stadio “Paolo Rossi” che era toscano, non ha mai giocato in una squadra romana, non si è mai sacrificato anche nel fisico come Gigi Riva, non è Totti, e allora perché? Non chiamerò mai il Parco della Musica, cioè il più frequentato Auditorium plurisale d’Europa, più del Barbican Centre, “Auditorium Morricone”, piacevole confezionatore di musiche da film o di spaghetti western; le sue musiche “serie” sono né Verdi né Rossini, eppure la Scala è rimasta la Scala. Non chiamerò mai lo storico Teatro Valle (serate memorabili per Rossini e Pirandello, nientemeno) “Teatro Franca Valeri” bravissima attrice satirica, ma nemmeno romana; stento molto a chiamare “Galleria Alberto Sordi” la Galleria Colonna. Vogliamo spogliare la Capitale di ogni tradizione storica? E con quale fine? Pratico? No. Culturale? Men che meno. E allora? Non possiamo non pensare che purtroppo ci siamo provincializzati, che vogliamo che i luoghi ormai storici siano meno storici.
— Vittorio Emiliani
Caro Vittorio, insensata pare anche a me questa ricerca del nome famoso purchessia per dare un ‘volto’ a un luogo, senza alcun criterio artistico o sportivo, come nei casi che citi. C’è un nome più bello, e unificante, di Olimpico per un tempio dello sport, nella Capitale del Paese? Difficile riconoscere una qualche utilità al dibattito pubblico sradicato dalla storia e dai sentimenti dei cittadini. Se non per far caciara, come sta avvenendo anche stavolta. Più provinciali di così… — (Igor Staglianò)