Virginia Raggi lascia il passo a Roberto Gualtieri

Il verde pubblico è in una situazione disastrosa, il centro storico in preda a una movida spesso violenta o un deserto per stranieri. Roma deve percorrere altre strade se vuol riacquistare prestigio. Ma bisogna che tanti problemi di decoro, di qualità, di eleganza vengano affrontati con consapevole e costante fermezza e cultura del bello, senza lasciare indietro le periferie sociali e geografiche


Il corsivo di VITTORIO EMILIANI

CAMPAGNA ELETTORALE BEN fatta da Gualtieri e Letta sui temi dell’inclusione, della solidarietà, del multiculturalismo. Sul Covid e sulla urgenza di sconfiggere la pandemia. Chapeau. Per contro Salvini ha fallito  il tentativo di creare un movimento nazionale e Meloni ha continuato a piagnucolare sull’aggressività dei competitori di centro e di centrosinistra non rinnegando mai esplicitamente il fascismo e il mussolinismo (“il male assoluto”, ricordate? per Fini). A Roma hanno perso al Comune e in tutti i quartieri tranne uno. Hanno perso in tutte le grandi e medie città tranne Trieste. Al Centro-Nord come al Sud.

A Roma Letta e Gualtieri hanno saputo usare il linguaggio e gli argomenti giusti, mentre Salvini falliva il salto a leader nazionale e la sopravvalutata — patetica — Meloni continuava a piagnucolare anche nel suo spagnolo maccheronico. Tuttavia sono quasi mancati dal tavolo del dibattito alcuni temi concreti per la ripresa e la rinascita della Capitale d’Italia. Vediamone qualcuno.

Villa Ada abbandonata a se stessa da decenni

La situazione del verde pubblico a Roma è quasi disastrosa dopo che Veltroni ha praticamente distrutto il Servizio Giardini illudendosi di poterlo sostituire con le coop di ex detenuti in una città dove pure le siepi sono antiche e possono concorrere a sconfiggere i virus. Nelle Ville storiche la situazione è al degrado (dove sorgono gli imponenti platani settecenteschi del card. Scipione Borghese, mascalzone di genio, c’è la Valle dei cani…). Alla Villa dei Quintili, il Giardino dell’Unità d’Italia — con un patriarca per regione che già fruttifica — l’erba alta soffoca gli arbusti di pregio, ma Franceschiini destina 18 milioni al Colosseo come luogo di spettacoli e amen. E non dà soldi all’archeologia romana. A Ponte di Nona, Roma Est, doveva sorgere il più grande centro socio-culturale delle periferie romane; in una notte Veltroni e Morassut (che riciccia) l’hanno fatto diventare il più grande centro commerciale della zona.

Il centro storico non è tutelato, in preda ad una movida spesso violenta, o è un deserto per stranieri di passo sempre più veloce. La qualità dei ristoranti e dei negozi ha registrato un evidente scadimento parallelo al crescere dei “bujaccari”, delle trattorie molto a buon mercato dove una volta si serviva la “bujacca” cioè la brodaglia. E nella propria Giunta il neo-sindaco deve stare molto attento a integrare chi in questi anni in Campidoglio ha incoraggiato le peggiori tendenze alla degradazione. Roma deve percorrere altre strade se vuol riacquistare prestigio. Ma bisogna che tanti problemi di decoro, di qualità, di eleganza vengano affrontati con consapevole e costante fermezza e cultura del bello. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Direttore onorario - Ha cominciato a 21 anni a Comunità, poi all'Espresso da Milano, redattore e quindi inviato del Giorno con Italo Pietra dal 1961 al 1972. Dal 1974 inviato del Messaggero che ha poi diretto per sette anni (1980-87), deputato progressista nel '94, presidente della Fondazione Rossini e membro del CdA concerti di Santa Cecilia. Consigliere della RAI dal 1998 al 2002. Autore di una trentina di libri fra cui "Roma capitale Malamata", il Mulino.