L’obbligo del trattamento sanitario è regolato dall’art. 32  della Costituzione È giurisprudenza consolidata della Corte Costituzionale che l’art. 32 Cost. ammette l’imposizione di un trattamento sanitario solo se ricorrono due presupposti: che dal trattamento derivi un «beneficio per la collettività» e che via sia, allo stesso tempo, anche un «beneficio per l’individuo» che si sottopone al trattamento. I Costituenti vollero porre un argine invalicabile contro le tendenze organiciste dei totalitarismi del Novecento. E finora la Corte ha coerentemente potuto affermare che «Nessuno può essere semplicemente chiamato a sacrificare la propria salute a quella degli altri, fossero pure tutti gli altri». In assenza di immunità di gregge e protezione dei fragili, se si affermasse l’idea per cui un farmaco può essere reso obbligatorio soltanto perché capace di ridurre il carico ospedaliero, non ci sarebbe più alcun argine verso l’obbligo di cura, finora ritenuto unanimemente inammissibile L’analisi di CARLO IANNELLO, giurista IL 30 NOVEMBRE la Corte Costituzionale si pronuncerà su varie ordinanze, sollevate da giudici ordinari e amministrativi, che dubitano della legittimità costituzionale dell’obbligo vaccinale imposto ai sanitari per il Sars-Cov-2 dall’art. 4 del d.l. n. 44 del 2021. La prima ordinanza è stata sollevata a marzo 2022 dal massimo organo della giustizia amministrativa per la Regione Siciliana (CGARS) che ha avuto il...

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Napoletano, è professore di Istituzioni di Diritto pubblico presso l’Università della Campania Luigi Vanvitelli dove insegna Diritto dell’ambiente, Diritto pubblico dell’economia e Biodiritto. È stato visiting professor presso università francesi (Paris 2 Panthéon Assas, Università Du Maine, Università di Toulouse). È autore di ricerche sui servizi pubblici locali e nazionali, sul regionalismo differenziato, sui diritti fondamentali, sul tema «Salute e libertà. Il fondamentale diritto all’autodeterminazione individuale». Da sempre impegnato in battaglie civili a difesa del patrimonio storico, artistico e paesaggistico e contro l’assalto ai beni collettivi. Componente dell’Assise di Palazzo Marigliano dal 2004, tra il 2011 e 2016 è stato consigliere comunale a Napoli e presidente della Commissione urbanistica. Carica da cui si è dimesso, in polemica con la proposta dell’amministrazione di ricapitalizzare la società “Bagnoli Futura” con beni pubblici appartenenti al patrimonio indisponibile dell’ente. Di lì a poco la “Bagnoli Futura” fallì.