Siamo stati più volte parlamentari in schieramenti contrapposti. Nella XIII legislatura iniziai, da solo, come spesso accadeva, una dura battaglia in Commissione Affari Costituzionali, contro il trasferimento della tutela dei nostri Beni Culturali alle Regioni. Da fine giurista, Frattini venne in mio soccorso, condivise e sostenne la mia posizione e riuscimmo a fare barriera contro le fortissime resistenze del ministro Bassanini e del suo partito, spalleggiato dalla Lega. Eravamo comunque minoritari ma la forza dei nostri argomenti impediva al ministro di procedere a testa bassa. Sventammo che si spalancasse la porta a 20 diverse leggi regionali, smembrando soprintendenze, musei, modalità autorizzative e perfino modalità di restauro e conservazione. Oggi a Roma i funerali dell’ex ministro del centro destra, presidente in carica del Consiglio di Stato
Il ricordo di SAURO TURRONI
È MORTO FRANCO Frattini, presidente del Consiglio di Stato. Per più legislature siamo stati parlamentari in schieramenti contrapposti, ma questo non ci ha impedito di condividere una importantissima battaglia alla Camera nella XIII legislatura, contro una delle scellerate riforme di Bassanini. Tra il ministro e Frattini il confronto era leale, pur nella diversità delle posizioni, sempre teso però alla ricerca di una posizione condivisa.

Taluni, forse nostalgici di aspri conflitti fra muri contrapposti, vi leggevano un’intesa, comunque più intellettuale che politica. Invece io spesso non condividevo le proposte del ministro di centro sinistra, ritenendole talvolta in conflitto con il dettato costituzionale, come accadde in occasione del disegno di legge che prevedeva il trasferimento dallo Stato alle Regioni delle competenze riguardanti la tutela dei Beni Culturali.
Se la norma fosse passata sarebbe stato un disastro: quello che fino a quel momento era un patrimonio unitario, identità stessa della Nazione, sarebbe stato spezzettato e ogni sua parte, a seconda di dove si fosse trovata, sarebbe stata oggetto di tutele diversificate da luogo a luogo, con modalità stabilite da 20 diverse leggi regionali, smembrando soprintendenze, musei, modalità autorizzative e, perché no, perfino modalità di restauro e conservazione. Iniziai quindi, da solo, come spesso accadeva, una dura battaglia in Commissione Affari Costituzionali, contro il trasferimento della tutela alle Regioni. Franco Frattini, che era un fine giurista, venne allora in mio soccorso, condivise e sostenne la mia posizione e riuscimmo a fare barriera contro le fortissime resistenze del ministro Bassanini e del suo partito, spalleggiato dalla Lega. Eravamo comunque minoritari ma la forza dei nostri argomenti impediva al ministro di procedere a testa bassa.
Si creò inizialmente una posizione di stallo, poi Marco Boato propose intelligentemente una mediazione: allo Stato restava la tutela, alle Regioni la valorizzazione. La cosa passò, fu comunque una vittoria anche se, culturalmente, la tutela è essa stessa e prioritariamente valorizzazione. Purtroppo taluni critici, anziché applaudire per un risultato insperato, data la sproporzione delle forze in campo e il periodo storico improntato al più becero “federalismo”, continuarono a lamentare il mancato conseguimento di un risultato pieno. C’è da chiedersi dove fossero stati fino a quel momento e anche per chi avessero votato.
In alcune occasioni, negli anni, Frattini ed io siamo ritornati a commentare fra noi la vicenda, consapevoli di avere conseguito una grande vittoria in difesa dei Beni culturali, che senza il suo autorevole sostegno non sarebbe mai arrivata. Un decennio dopo Frattini, da ministro degli Esteri, mi nominò, in rappresentanza del suo ministero, componente della Commissione Scientifica Nazionale per la Ricerca in Antartide (Csna). © RIPRODUZIONE RISERVATA