Qui in alto, Faenza 16 maggio 2023, in via Torretta i carabinieri mettono in salvo due anziani. Sotto il titolo, Il cambiamonete di Rembrandt (1627, La parabola del ricco stolto)

Dal “Lombard”, il tasso bancario applicato sui titoli di credito, siamo passati al “Lumbard”, il tasso incrociato di fabbricheetta e dané. L’alfiere mediatico di questa inquietante modificazione genetica ha le sembianze di Vittorio Feltri. Pur essendo stato un vero giornalista, sembra ritenere − quando non imita Crozza − che il ripetere più volte infondate imbecillità faccia realtà, purché dette col tono definitivo da “Lumbard”. Nel consumo dissennato del suolo di cui piangiamo in questi giorni tanti altri morti, il negazionismo climatico si trasforma in spirale di criminale stupidità. Tra crisi vera e realtà politica “ecco s’avanza uno strano soldato” sulla linea gotica delle frane d’Italia: il governatore Stefano Bonaccini


Il commento di MASSIMO SCALIA

I “LUMBARD” SONO una particolare modificazione genetica, operata nel laboratorio della Storia, che ha riguardato una parte significativa dei Lombardi, sì loro, quelli che rappresentarono il nocciolo duro dell’opposizione sul campo al Barbarossa nella gloriosa epoca dei Comuni. Quelli che all’alba del XIV secolo hanno inventato il protocapitalismo con la loro capacità commerciale e finanziaria – il tasso “Lombard” praticato dalle banche ne è attuale memoria. Quelli che attraverso feroci Signorie assetate di sangue e di potere – bella gara tra i Visconti e gli Sforza – sono riusciti a dare un contributo essenziale al Rinascimento italiano, con l’opulenza corporale di un Arcimboldo. 

I caratteri, nella modificazione che ha generato il “Lumbard”, sono: la grettezza, che mette la “fabbricheetta” – la “e” aperta, mi raccomando – al primo posto, anche quando sfila il corteo dei convogli militari delle bare del Covid; l’affollarsi ai “navigli” – per fortuna che ci ha pensato Leonardo all’unica grande città europea che non è sorta in riva al mare o su un fiume – mentre il territorio viene ricoperto del cemento e dell’asfalto di ipermercati, aree logistiche, strade pedemontane. E le vene sul collo che si gonfiano, quando parla di “dané”, quello proprio, magari ricordando con voce sopra tono, al ristoratore o all’albergatore di turno, che è lui che paga.

Qui in alto, il celebre Arcimboldo del milanese Giuseppe Arcimboldi, il più eccentrico e bizzarro pittore manierista del Cinquecento

Oggi, specializzati in negazionismo climatico, inanellano, ripetitivi: “Queste variazioni del clima ci sono sempre state, oggi le avvertiamo di più solo per la forte antropizzazione”, “Stanno a parlare di siccità e qui anneghiamo nelle alluvioni” o “Certo che i fiumi esondano, ambientalisti e Verdi impediscono la rimozione degli alberi dai letti dei fiumi!” e avanti con altre vergognose panzane, guai a prendere atto della realtà. Trovano il loro alfiere mediatico in Vittorio Feltri, che sembra ritenere − eppure è stato un vero giornalista − che il ripetere più volte infondate imbecillità, ma col tono definitivo da “Lumbard”, faccia realtà. Suo incontestato discepolo è Salvini, invidioso del Berlusconi che lanciò con successo il format. 

Ma i “Lumbard” ammettono, generosi, anche altri nel loro clan. A quanto pare si è affiliata di peso tutta la compagine dell’attuale Governo, con poche eccezioni, Piantedosi in testa insieme a, ohibò, Pichetto Fratin, ministro per l’Ambiente o come l’ha ribattezzato il dizionario della “sicurezza energetica”.

Il centro storico di Lugo di Romagna sotto il fango (credit GettyImages). Il giovane sindaco Davide Ranalli: «Per 30 anni abbiamo privilegiato le sorti del capitale, dimenticandoci dell’ambiente; questo è l’esito»

Non mi ha sorpreso che si sia iscritto con entusiasmo anche Stefano Bonaccini. Fautore di una legge regionale, che in nome della riduzione del consumo di suolo ha praticato tutte le furbizie lessicali perché il suolo continuasse a essere consumato in tutti i modi possibili, incoraggia nei giorni della catastrofe sfollati e devastati promettendo loro che tutto verrà rifatto come prima. Non sono bastati due recenti terremoti, il secondo che si è incaricato di mostrare che le norme antisismiche della Regione, varate dopo il primo, erano del tutto inadeguate. Non basta che la “linea gotica” delle frane abbia a valle assai più la pianura padana dell’Emilia-Romagna che non le regioni confinanti. Continuiamo a impermeabilizzare i suoli con nuovo cemento, come non bastasse l’azione che in questo senso svolge la siccità: alvei e greti dei fiumi che diventano “pietrosi”. Così dopo altri lutti, danni e miliardi dell’erario spesi per riparare si potrà ripromettere di ristabilire lo status quo con una spirale di criminale stupidità.

“Ma come ti permetti, Bonaccini è un compagno, un antifascista vero!”. Ops, dimenticavo che, Meloni imperante, la discriminante politica fondamentale è tra fascismo e antifascismo. Mentre le calotte polari si degradano e si sciolgono liberando “iceberg” grandi come la Liguria, mentre la siccità si estende ovunque nel mondo con un allucinante corteo di affamati e assetati, carne da barconi per il Mediterraneo, mentre l’alternativa sono rovinosi eventi meteorologici estremi che ovunque imperversano, mentre le ondate di calore sempre più intense e frequenti fanno strage di anziani, la discriminante politica non è tra chi combatte e realizza perché sa che “non c’è più tempo” e chi nei fatti se ne fotte, succube dei grandi poteri, le multinazionali del fossile, che in nome del profitto sono invece disposte a mandare l’umanità a ramengo. E non sono entità metafisiche e lontane, l’Eni la vediamo tutti i giorni, ogni ora, in “Plenitude”.

A tutti questi “partigiani”, che, se non altro per motivi anagrafici, non sono potuti “andare in montagna”, è bene ricordare che i giovani che fecero la Resistenza – Longo e Pertini, i più “anziani”, erano quarantenni, Tina Anselmi ne aveva 17 come Fulvia Sebregondi, responsabile femminile per l’insurrezione di Milano – vinsero perché erano capaci di futuro. Di combattere strenuamente per riuscire a costruirlo. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Scienziato e politico, leader del movimento antinucleare e tra i fondatori di Legambiente. Primo firmatario, con Alex Langer, dell’appello (1984) per Liste Verdi nazionali. Alla Camera per i Verdi (1987-2001) ha portato a compimento la chiusura del nucleare, le leggi su rinnovabili e risparmio energetico, la legge sul bando dell’amianto. Presidente delle due prime Commissioni d’inchiesta sui rifiuti (“Ecomafie”): traffici illeciti nazionali e internazionali; waste connection (Ilaria Alpi e Miran Hrovatin); gestione delle scorie nucleari. Tra gli ispiratori della Green Economy, è stato a fianco della ribellione di Scanzano (2003) e consulente scientifico nelle azioni contro la centrale di Porto Tolle e il carbone dell’Enel (2011-14). Co-presidente del Decennio per l’Educazione allo Sviluppo Sostenibile dell’Unesco (2005-14). Tra i padri dell’ambientalismo scientifico, suo un modello teorico di “stato stazionario globale” (2020) (https://www.researchgate.net/profile/Massimo-Scalia)