
Per un territorio massacrato senza freni, da decenni non si riesce a far approvare al Parlamento una legge generale sul consumo del suolo. Se ne discute dagli anni Sessanta senza approdare ad alcunché. E la delega urbanistica alle Regioni ha determinato un cedimento agli interessi dei padroncini del Nord e del Nord Est di Zaia e Salvini, e le speculazioni edilizie guidate, al Sud dalla criminalità organizzata. E nulla si fa politicamente per ridurre in modo drastico i gas serra, che hanno innescato una crisi climatica sempre più grave, che generano gli eventi alluvionali estremi sotto i nostri occhi
Il commento di VITTORIO EMILIANI
NEGLI ANNI SETTANTA era stata varata una eccellente legge sul consumo di suolo agricolo o comunque ancora verde. Essa fu quasi subito violata non da un grande Comune bensì da un micro Comune posto su una ansa del Po e fu l’inizio di una serie di abusi che ha dissipato aree libere e sfigurato intere città, intere e vaste aree urbane. Si era tentato di rimediare con un riforma urbanistica strutturale che salvaguardava le aree ancora libere, che furono vincolate riservandole alla legge 167 approvata il 18 aprile 1962 che introdusse i piani di edilizia economica e popolare. Interi quartieri sono nati e cresciuti così. Ma la legge urbanistica generale risaliva al 1942 e andava quindi adeguata agli anni ’60, cominciando dalla edilizia economica e popolare − come fu fatto − per poi passare ad una legislazione organica e complessiva che non ci fu.

Il ministro dei Lavori pubblici Fiorentino Sullo, che aveva proposto la 167, ci aveva provato l’anno successivo ma fu bloccato dalla Democrazia Cristiana, il suo stesso partito, dopo l’approvazione del Piano regolatore di Roma che il commissario straordinario del Comune si era rifiutato di firmare. Quel primo tentativo di tagliare le unghie alla rendita fondiaria della Capitale impiegò tre anni per essere approvato dal governo nel 1965. Contro il ministro Sullo fu scatenata una campagna denigratoria sul piano personale, guidata dai clerico-fascisti. Della legge urbanistica generale non se ne fece più nulla e gli esperti l’hanno a lungo rimpianta, senza riuscire mai a farla approvare in Parlamento. Da quella piccola falla degli anni Sessanta è passato di tutto, è passata la rovina del Belpaese tanto ammirato dai viaggiatori stranieri e italiani del Grand Tour. Una autentica devastazione. Che sciaguratamente non ha fine. Eppure era per Goethe “Il Paese dove fioriscono i limoni”…
All’incessante consumo del suolo, con gli anni si è aggiunto il problema fondamentale non affrontato e tanto meno avviato a soluzione, quello dei gas serra scaricati nella atmosfera, la causa fondamentale delle precipitazione estreme, improvvise e imprevedibili (in parte almeno) di queste alluvioni. Ma cosa si fa politicamente per ridurre in modo drastico i gas serra, che hanno innescato una crisi climatica sempre più grave? In Italia praticamente ogni politica regionale e soprattutto nazionale è stata abbandonata o ridotta al minimo. Col governo di destra poi non se ne discute più. Comandano i Salvini e gli interessi dei padroncini del Nord e del Nord Est di Zaia altro genio della nouvelle politique. Ministri nominati per scopi pacifici si svelano poi, come Crosetto, mercanti di armi. Alla faccia della lotta alle alluvioni senza più freni! © RIPRODUZIONE RISERVATA