Oggi molti studiosi, molti economisti, dicano che sia necessaria una tassa globale sui “super ricchi” e sulle grandi ricchezze. Nessun singolo Paese può interrompere da solo questo circolo vizioso. Serve quindi una iniziativa pensata e decisa a livello globale. E qualcosa in questa direzione sembra muoversi. Recentemente una Direttiva europea ha stabilito che le grandi multinazionali devono pagare almeno il 15% di tasse sui loro utili generati complessivamente e globalmente. Ma non se ne farà nulla se non si elimina l’assurda regola dell’unanimità per assumere le decisioni operative necessarie


◆ L’intervento di GIANNI GIROTTO

Sulla concorrenza fiscale al ribasso mi ci sono già soffermato. Provo a ritornarci con qualche argomento in più. Per carità, si tratta sempre di cose sapute e risapute, ma, e qui sta il nocciolo del problema, non da tutti, e su cui soprattutto “si sorvola”, se ne parla poco, con la scusa che “tanto non si può fare nulla…” e sciocchezze simili, perché chi gode i benefici di questo status quo non vuole che esso venga modificato.

Mi riferisco in questa caso al “circolo vizioso” che si è generato, al vortice che ci trascina sempre più in basso, dovuto al comportamento dei vari Stati nazionali nelle loro competizioni economiche quando offrono trattamenti fiscali molto convenienti per le imprese locate nel loro territorio. È una vera e propria corsa al ribasso, pur di strapparsi i “milionari” (intesi come i singoli cittadini ricchi di tutto il mondo) e le grandi aziende. 

È un fenomeno che si perpetua da decenni, perché ogni nazione cerca di conquistare un numero sempre maggiore di questi soggetti e per farlo diminuisce la quantità di tasse che essi devono pagare. Ma questo crea chiaramente una “reazione a catena” da parte di tutte le altri nazioni, che reagiscono abbassando ancora le loro aliquote fiscali. Non è un caso che oggi molti studiosi, molti economisti, dicano che sia necessaria una tassa globale sui “super ricchi” e sulle grandi ricchezze. 

Ora, probabilmente se non sicuramente, nessuna singola nazione da sola può interrompere questo circolo vizioso, e quindi dovrà essere una iniziativa fatta appunto a livello globale, un po’ come è stato fatto per le multinazionali. Ricordiamoci infatti che proprio recentemente una Direttiva europea ha stabilito che le grandi multinazionali devono pagare almeno il 15% di tasse sui loro utili generati complessivamente e globalmente.

Questo, per quanto riguarda in particolare l’Unione Europea, postula anche la necessità di cancellare l’assurda regola dell’unanimità sulle votazioni, perché altrimenti i paesi “paradisi fiscali” dell’Ue, che traggono benefici dall’attuale status quo, voterebbero contro ogni tentativo in tal senso, impedendone così, legalmente, l’adozione. C’è solo da sperare che i governanti delle varie nazioni capiscano che, rimanendo così le cose, ci stiamo, economicamente, suicidando. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Attivista della prima ora nel Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, è stato senatore della Repubblica nelle XVII e XVIII Legislature (2013-2022). A giugno 2018 è eletto Presidente della X Commissione permanente Industria Commercio e Turismo del Senato, e ha concentrato la sua iniziativa sulle energie rinnovabili. Il risultato più significativo è il recepimento anticipato della Direttiva europea sulle Comunità Energetiche per l’autoconsumo collettivo. Fra i protagonisti delle iniziative parlamentari a favore dei bonus edilizi finalizzati all’efficienza energetica degli edifici, nel 2021 è stato nominato coordinatore del “Comitato per la Transizione ecologica” del Movimento dal presidente dei 5 Stelle Giuseppe Conte.