Salvare le persone e farle integrare nei paesi di arrivo è l’obiettivo dei corridoi umanitari organizzati dalla collaborazione “ecumenica” della Comunità di Sant’Egidio con le Chiese evangeliche e la Tavola Valdese. Un progetto sulle migrazioni che potrebbe diventare un modello, dove l’assistenza non si ferma al solo viaggio, ma garantisce l’inserimento del rifugiato nella nuova comunità che l’ospiterà. E se sei malato o disabile questo non è un ostacolo per il tuo viaggio in Italia, ma diventa anzi una condizione che può favorire la tua nuova vita L’articolo di COSIMO GRAZIANI SALVARE LE PERSONE e farle integrare nei paesi di arrivo, è questo l’obiettivo dei corridoi umanitari organizzati dalla Comunità di Sant’Egidio. Ne abbiamo parlato con Cecilia Pani, che all’interno della Comunità partecipa all’organizzazione di questo progetti. Ci ha spiegato il funzionamento di questo strumento e cosa lo rende differente da altre procedure per portare in Europa i richiedenti asilo. Il primo corridoio nacque da una delle preghiere ecumeniche che vengono organizzate dalla Comunità insieme alla Federazione delle Chiese Evangeliche e la Tavola Valdese. “Dopo una di queste preghiere, i rappresentanti di Sant’Egidio e i rappresentanti delle altre confessioni cristiane si sono messi a ragionare su quale potesse essere il modo di evitare le morti in mare durante le traversate ed evitare il traffico di esseri umani”...

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Dopo la laurea in Scienze politiche e Relazioni Internazionali presso l'Università RomaTre mi sono trasferito prima in Estonia, poi nel Regno Unito e successivamente in Kazakistan per conseguire il Master in Studi Eurasiatici. Mi occupo di politica internazionale e dell'Asia Centrale anche per il Caffè Geopolitico e L'Osservatore Romano. Tra i paesi in cui ho vissuto per studio o per esperienze lavorative ci sono anche gli Stati Uniti, Spagna e Ungheria. In tutti questi paesi, l'obiettivo è stato di immergersi nella cultura locale