L’Unione Europea punta ad assicurare un rifornimento certo e sostenibile delle materie prime critiche per l’industria europea, ed anche a ridurre la dipendenza dell’Ue dalle importazioni da singoli Paesi fornitori. Pone le basi dell’autonomia strategica dell’Europa con la creazione di un settore dell’estrazione davvero europeo. Attraverso la trasformazione dei nostri rifiuti in risorse, le nostre industrie avranno a disposizione 34 materie prime critiche, di cui 17 strategiche, essenziali per il comparto tecnologico, la transizione digitale, la difesa e lo spazio. Oggi il 98% del boro impiegato dall’Ue nella produzione di energia eolica è fornito dalla Turchia, il 63% di cobalto mondiale (utilizzato nelle batterie) viene estratto nella Repubblica democratica del Congo. La Cina fornisce all’Ue il 97% di magnesio e, al resto del mondo, il 100% delle terre rare utilizzate per i magneti. Per il Commissario europeo sul mercato interno, Thierry Breton, il “Critical Raw Materials Act” è «una risposta europea alle minacce ed alle pressioni di alcuni Paesi terzi nei nostri confronti affinché ci sia un’Europa padrona del proprio destino»


L’analisi di GIORGIO DE ROSSI

Il Parlamento Europeo ha approvato in via definitiva il “Critical Raw Materials Act”, il Regolamento che istituisce un quadro finalizzato a garantire un approvvigionamento sicuro e sostenibile delle materie prime critiche. Il prossimo passo sarà quello dell’approvazione da parte del Consiglio dell’Ue e, da ultimo, la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale europea. Il testo è passato a larga maggioranza: 549 favorevoli, 43 contrari e 24 astensioni. Con questa normativa l’Unione punta a ridurre la dipendenza dell’Ue dalle importazioni da singoli Paesi fornitori. Esso pone le basi dell’autonomia strategica dell’Europa. «La nostra dipendenza dalle materie prime» – ha affermato il ministro della Transizione ecologica spagnolo – «è il tallone d’Achille della nostra competitività, ma con il Regolamento sulle materie prime critiche possiamo trasformare questa debolezza in un punto di forza. Possiamo creare un settore dell’estrazione davvero europeo. Possiamo trasformare i nostri rifiuti in una risorsa. Possiamo costruire legami più stretti con Paesi terzi e garantire la sopravvivenza della nostra industria in modo davvero sostenibile».

La normativa approvata dal Parlamento ha definito un elenco di 34 materie prime critiche, di cui 17 considerate strategiche. Rispetto al testo iniziale presentato dalla Commissione, tra queste ultime, è stato aggiunto l’alluminio, elemento di importanza chiave per il nostro Paese. La Tabella qui in alto elenca tutte le 34 materie prime critiche, evidenziando in arancione quelle ritenute “strategiche” per le sfide future che l’Unione dovrà affrontare e che risulteranno essenziali per il comparto tecnologico, per la transizione digitale, nonché per la difesa e per lo spazio. Il successivo grafico (qui in basso) mostra le materie prime ad oggi maggiormente utilizzate. Il gallio è usato nei pannelli solari, il litio, il cobalto ed il nichel sono utilizzati per produrre batterie e veicoli elettrici, il boro grezzo nelle tecnologie eoliche, il titanio e il tungsteno, rispettivamente, nel settore spaziale e in quello della difesa.

L’obiettivo della normativa europea sulle materie prime critiche è quello di rafforzare le capacità dell’Ue lungo tutte le fasi della catena del valore. La normativa punta, inoltre, ad aumentare le resilienze nazionali riducendo le dipendenze e promuovendo la sostenibilità e la circolarità della catena di approvvigionamento strategica delle materie prime. I traguardi che il Regolamento si propone di raggiungere entro il 2030 sono: 

  • Il 10% delle materie prime critiche consumate annualmente nell’Ue dovrà essere estratto in Europa 
  • Almeno il 40% del consumo annuo dovrà riguardare materie prime critiche raffinate e trasformate in Europa 
  • Almeno il 25% del consumo annuo di materie prime critiche dovrà essere soddisfatto dal riciclo interno. Qui, il Parlamento Ue è nuovamente intervenuto alzando il target iniziale del 15% proposto dalla Commissione 
  • Non più del 65% del fabbisogno annuo dell’Ue di ciascuna materia prima strategica, in qualsiasi fase della lavorazione, dovrà essere coperto da un unico Paese terzo. 

Sono tuttavia previste delle eccezioni per i Paesi con i quali l’Ue siglerà dei partenariati strategici. Partenariati, sottolineano da Strasburgo «di lungo termine, basati sul trasferimento di conoscenze, tecnologie, formazione ed aggiornamento professionale, volti alla creazione di maggiore occupazione e di migliori condizioni di lavoro e di reddito; gli accordi dovranno inoltre garantire che l’estrazione e la lavorazione nei Paesi partners avvengano secondo i migliori standard ecologici».

Attualmente l’Ue dipende fortemente dalle importazioni di materie prime critiche dai Paesi extra europei e tale dipendenza, unita alla crescente domanda mondiale dovuta al passaggio ad un’economia digitale, rende vulnerabili le catene di approvvigionamento. Basti pensare che il 98% del boro impiegato dall’Ue nella produzione di energia eolica è fornito dalla Turchia, mentre il 63% di cobalto mondiale, utilizzato nelle batterie, viene estratto nella Repubblica democratica del Congo. Ma la parte del leone spetta alla Cina che fornisce all’Ue il 97% di magnesio e, al resto del mondo, il 100% delle terre rare utilizzate per i magneti. Il commercio internazionale è pertanto essenziale per sostenere la produzione mondiale e garantire la diversificazione dell’approvvigionamento. Per il raggiungimento dei predetti risultati entro il 2030, il Regolamento ha definito i seguenti quattro pilastri.  

  • Sviluppo delle capacità europee: l’Ue deve rafforzare la sua catena di valore delle materie prime, dall’estrazione alla raffinazione, fino alla trasformazione e al riciclaggio. Ciò richiederà, a livello nazionale, un approccio più snello rispetto alle procedure di autorizzazione, nonché un migliore accesso ai finanziamenti.          
  • Miglioramento della resilienza: questo pilastro punta a migliorare la capacità dell’Ue di resistere alle perturbazioni della catena di approvvigionamento. A tal fine aumenterà la capacità di monitoraggio garantendo la costituzione di scorte strategiche e promuovendo investimenti e scambi sostenibili. 
  • Investimenti in ricerca e innovazione: l’Ue rafforzerà l’adozione e la diffusione di tecnologie pionieristiche nelle materie prime critiche. Cercherà partenariati vantaggiosi e su larga scala con i mercati emergenti ed intensificherà le azioni commerciali, sia rafforzando l’Organizzazione Mondiale del Commercio, quanto contrastando le pratiche commerciali sleali. 
  • Incentivazione delle materie prime critiche verso un’economia più sostenibile e circolare: occorre promuovere il riciclaggio delle materie prime e rendere possibile un mercato secondario forte. Questo obiettivo sarà raggiunto incoraggiando il recupero delle materie prime critiche dalle strutture di deposito dei rifiuti di estrazione ed intensificando gli sforzi per attenuare gli effetti negativi in materia di diritti dei lavoratori, diritti umani e tutela dell’ambiente. Occorre, altresì, riconoscere i sistemi di certificazione per aumentare la sostenibilità delle materie prime critiche sul mercato dell’Ue.
Il Commissario europeo per il mercato interno Thierry Breton

Il Regolamento ha, altresì, previsto che, 18 mesi dopo la sua entrata in vigore, la Commissione presenti una relazione sul consumo stimato di ciascuna materia prima critica per i successivi 30 anni. In base ai diversi sistemi amministrativi dei singoli Paesi, gli Stati membri potranno designare uno o più “punti di contatto unici” al livello che decideranno (locale, regionale o nazionale) e per le varie fasi della catena del valore (estrazione, trasformazione, riciclaggio). I promotori di progetti strategici disporranno di una “unità amministrativa pertinente” presso tali punti di contatto unici, che agevolerà la procedura di autorizzazione del progetto. 

Il “Critical raw materials act” stabilisce, inoltre, delle norme volte a garantire tempi rapidi e certi per i seguenti progetti: ● al massimo 27 mesi per i progetti geo-minerari di estrazione che consentano l’autorizzazione e l’apertura delle miniere; ● 15 mesi per la realizzazione di progetti per la trasformazione ed il riciclaggio. Le grandi imprese, esposte a carenze di materie prime strategiche da utilizzare in processi di alta tecnologia (ad esempio fabbricazione di batterie, produzione di idrogeno, produzione di energia rinnovabile, produzione di aeromobili ecc.), dovranno effettuare una valutazione periodica dei rischi relativi alla loro catena di approvvigionamento di materie prime critiche, nella quale siano indicati la provenienza delle materie, i fattori che possono incidere sul loro approvvigionamento e le vulnerabilità alle perturbazioni dell’approvvigionamento stesso. Per il Commissario europeo per il mercato interno, Thierry Breton, il Regolamento è «una risposta europea alle minacce ed alle pressioni di alcuni Paesi terzi nei nostri confronti per quanto riguarda l’accesso alle materie prime critiche e dimostra anche la nostra volontà di rafforzare la capacità di produzione industriale in Europa affinché ci sia un’Europa padrona del proprio destino». © RIPRODUZIONE RISERVATA

Già Dirigente coordinatore del ministero dell’Economia e delle finanze – Ragioneria generale dello Stato, con esperienza amministrativa/contabile nel comparto del Bilancio statale e della Contabilità pubblica nazionale. E’ stato Coordinatore dell’Ispettorato per i Rapporti finanziari con l’Unione europea. Esperto di nuovi modelli aziendali, è autore di numerosi saggi sull’Istituto delle Reti di Impresa. Iscritto al Registro dei Revisori legali presso il Mef e nell’Elenco degli “Innovation Manager” a cura del ministero dello Sviluppo economico. Giornalista