Pino Insegno, conduttore di Reazione a catena su Rai 1 (credit Ansa)

Come cambia l’Italia? In peggio. Una cartina da tornasole della sotto-cultura che avanza è data dai giochi a quiz, dove i concorrenti, che pure dovrebbero essere scelti dopo una selezione, brillano per ignoranza e dove il conduttore, Pino Insegno, riesce a competere con loro sugli strafalcioni. Del resto Insegno è in tutta evidenza tornato protagonista in Rai grazie al suo dichiarato entusiasmo per Giorgia Meloni. Una “reazione a catena” verso il basso


◆ Il commento di FABIO BALOCCO

Non guardiamo la televisione, o per lo meno non guardiamo i programmi trasmessi, la utilizziamo come mero, utile strumento per vedere qualche film di archivio. L’unico programma che ammettiamo alla visione è “Reazione a catena” su Rai 1, giusto perché cade in orario preserale e, in qualche modo, stimola le nostre cellule cerebrali di vecchietti. Aperta parentesi: durante la trasmissione vengono trasmessi i titoli del Tg1 e questo ci conforta ampiamente nella scelta di non vedere altro. Chiusa parentesi. Dicevo, “Reazione a catena”, che quanto meno prima era condotta da presentatori gradevoli, oggi la conduce uno spocchioso Pino Insegno, gradito al governo: del resto, la Rai è sempre stata così. Ma non è questo il punto. 

Il punto è che, essendo un programma che seguiamo da anni, abbiamo potuto toccare con mano il degrado del livello culturale (ma forse è ardito parlare di “cultura”) dei concorrenti. Partiamo dal presupposto che un minimo di selezione la Rai la faccia e che quindi queste terne che si confrontano nei quiz forse non sono propriamente quello che emerge raschiando il barile. Parlavo di degrado: sì, degrado che è proprio palpabile rispetto ad anni addietro. E l’ignoranza non si limita alle nozioni di geografia, che ormai è una cenerentola nelle scuole, grazie alle improvvide scelte di governi del passato. No, si estende anche oltre, tanto che talvolta viene da pensare che i concorrenti lo facciano apposta a sparare cavolate, cosa che sicuramente così non è. 

Un momento del quiz preserale condotto da Pino Insegno sulla rete ammiraglia della Rai

Qualche esempio illuminante: “Napoleone guidò i Mille”, “Los Angeles è la capitale degli Stati Uniti”, “Stoccarda quella della Svezia”, “Il pistacchio di Bronte, in Calabria”, “La faretra è qualcosa che ha a che fare con gli strumenti”, “Il Don è un fiume che scorre non so dove”. Strafalcioni a cui si uniscono quelli del conduttore, badate bene, del tipo: una retta è una linea che unisce due punti; oppure “Quando un uomo con la pistola incontra un uomo con il fucile, quello con la pistola è un uomo morto” frase che Eastwood avrebbe pronunciato ne “Il buono, il brutto, il cattivo”; oppure ancora “Salvate il soldato Jane”, film con Demi Moore (da notare che Insegno ha fatto e forse fa ancora il doppiatore). Ma limitiamoci ai concorrenti. E qui io mi ricordo quando svolgevo le mansioni di selezionatore degli obiettori di coscienza in Pro Natura; correvano gli anni Ottanta, e già allora, in un decennio circa, mi accorsi che essi erano sempre più ignoranti. Ma, al confronto dello spaccato offerto oggi da questa trasmissione, erano dei geni. 

Certo, possiamo anche solo farci due risate su. Ma fermiamoci invece un attimo a pensare: questa gente sarà quella che avrà in mano le redini del nostro Paese: dal punto di vista economico e politico. E se già oggi l’ignoranza della classe che governa è palpabile, cosa sarà domani? E quali le conseguenze? Da rabbrividire, ne converrete. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Nato a Savona, risiede in Val di Susa. Avvocato (attualmente in quiescenza), si è sempre battuto per difesa dell’ambiente e problematiche sociali. Ha scritto “Regole minime per sopravvivere” (ed. Pro Natura, 1991). Con altri autori “Piste o pèste” (ed. Pro Natura, 1992), “Disastro autostrada” (ed. Pro Natura, 1997), “Torino, oltre le apparenze” (Arianna Editrice, 2015), “Verde clandestino” (Edizioni Neos, 2017), “Loro e noi” (Edizioni Neos, 2018). Come unico autore “Poveri. Voci dell’indigenza. L’esempio di Torino” (Edizioni Neos, 2017), “Lontano fa Farinetti” (Edizioni Il Babi, 2019), “Per gioco. Voci e numeri del gioco d’azzardo” (Edizioni Neos, 2019), “Belle persone. Storie di passioni e di ideali” (Edizioni La Cevitou, 2020), "Un'Italia che scompare. Perché Ormea è un caso singolare" (Edizioni Il Babi, 2022). Ha coordinato “Il mare privato” (Edizioni Altreconomia, 2019). Collabora dal 2011 in qualità di blogger in campo ambientale e sociale con Il Fatto Quotidiano, Altreconomia, Natura & Società e Volere la Luna.