Altro che “coccodrillo”. Di solito, in occasione della scomparsa di una grande figura (in questo caso, stimatissimo storico della letteratura italiana e coscienza critica della sinistra marxista) si esagera in elogi. Ma per Alberto Asor Rosa, scomparso il 21 dicembre, Rainews 24 ha confezionato un servizio dominato da un fatto più che marginale: le vacanze dello storico a Capalbio, il suo relax da cittadino a riposo in spiaggia. E la ampia biografia dell’uomo di cultura è legata a un testo che raccoglie le cose in modo che sembra casuale e distratto. Qualcuno controlla ciò che va in onda nella principale azienda culturale del Paese?
Il commento di MAURIZIO MENICUCCI

Perché, ohibò, nel pezzo, che passa a ripetizione sui nostri schermi, l’autore non trova di meglio che partire, e proseguire per una parte cospicua del tempo, parlando di Asor Rosa come di un assiduo, e d’ora in poi rimpianto (sic!) frequentatore di Capalbio, la nota località balneare della costa toscana. Questo, mentre le immagini, girate chi sa in quale occasione, certo assai lontana dall’ufficialità, e magari anche assai privata, lo ritraggono già attempato, mentre, in primissimo piano e a torso nudo, appare rilassato e intento a farsi i cosiddetti fatti suoi ai tavoli del lido. Dopodiché, finalmente, il geniale estensore dell’obituary, come gli Inglesi chiamano i ‘coccodrilli’, i servizi ‘in memoriam’, raddrizza la barra e passa al tono serio, seppur elencando a casaccio le benemerenze dello scomparso.
Ora, mi domando: anche ammettendo che fosse opportuno esordire e dilungarsi con il privato di un personaggio che tanto ha dato al pubblico (si sa, il buco della serratura è ormai l’unico punto di vista che conti) proprio non c’erano in archivio foto o spezzoni di ripresa più adatti all’uomo e al momento? E mi chiedo, ancora: è rimasto qualcuno, in questa Rai di dipendenti — nel senso proprio di drogati — dai vari Fiorello (senza nulla togliere…), Bolle (qui, togliendo, invece…) e compagnia sempre più ballante sulle nostre macerie morali e materiali, qualcuno, dicevo, attento alla qualità di un’informazione pubblica ridotta a far da mosca cocchiera a quella commerciale?
E c’è, ancora, qualche responsabile che — a parte assillarci con la questione “quanta Italia?” nella produzione mondiale di salumi o in quella di pannelli solari (epperò quanta ce n’è nel ‘Marocco & Qatargate’ è domanda tabù) — pensi a verificare i lavori e gli strafalcioni di grammatica, di contenuti e, come in questo caso, di sensibilità dei colleghi, o siamo al liberi tutti? E per inciso: non c’entrerà qualcosa il fatto che Asor Rosa sia stato un esimio intellettuale di sinistra e che la detta spiaggia grossetana sia descritta dalla vulgata populista come il rifugio di quella sinistra da cui oggi anche la sinistra — perché fa tanto di sinistra — prende le distanze, aiutando la destra ad accanirsi su quel che ne rimane? Liquidando, così, anche quel po’ di cultura che l’Italia ha prodotto in questi ultimi decenni e che la Destra italiana — capace, fin qui, di ammannirci, a proposito di Rai, solo ridicole, confuse e antistoriche revisioni in chiave identitaria del nostro passato — non sarà mai capace di produrre. © RIPRODUZIONE RISERVATA