Il decreto liberticida anti-rave riporta alla memoria l’esperienza politica dell’Unione Goliardica Italiana vissuta negli atenei italiani negli anni ’50. Si formò allora la classe dirigente del futuro centrosinistra (da Craxi a Bodrato, da De Michelis a La Malfa jr.). Si concorse in modo preponderante al movimentismo del nuovo Partito Radicale con Marco Pannella, protagonista dei referendum su divorzio e aborto. Ottenne la prima concreta realizzazione del diritto allo studio con borse adeguate per i capaci e meritevoli privi di mezzi. Una storia che i ragazzi di oggi dovrebbero forse conoscere e magari studiare anche per non ridurre le Università ad esamifici di massa


Il corsivetto di VITTORIO EMILIANI

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LA POSSIBILITÀ CHE con l’infelice decreto legge anti-rave si possano sgomberare anche le occupazioni per protesta di aule universitarie o liceali mi ha riportato alla memoria la grande esperienza politica (e anche giornalistica come direttore di “Ateneo Pavese”) vissuta negli ’50 nell’Unione Goliardica Italiana. Che, insieme alla Intesa Cattolica, difese l’Università italiana dalle violenze e dalle sopraffazioni fasciste e costrinse i “baroni” a scendere dalla cattedra, ad essere più democratici e moderni e così la maggioranza dei Rettori. Si formò allora la classe dirigente del futuro centrosinistra (da Craxi a Bodrato, da De Michelis a La Malfa jr.). Negli enti locali e al governo nazionale. Ma si concorse in modo preponderante pure al movimentismo del nuovo Partito Radicale soprattutto con Marco Pannella, protagonista dei referendum su divorzio e aborto. Ottenendo la prima concreta realizzazione del diritto allo studio con borse di studio adeguate per i capaci e meritevoli privi di mezzi.

Uno dei protagonisti a Milano fu Memmo Contestabile scomparso pochi giorni fa. Ma forse il più esplosivo rimase Lino Jannuzzi, in seguito giornalista, che nei secondi anni ’50 si iscrisse una seconda volta all’Università “principe della goliardia napoletana”. Usava consumare nei nostri Congressi al bar dell’albergo come un gran signore per poi fuggire nottetempo calandosi dalla finestra dopo aver annodato i lenzuoli, imitato dagli amici goliardi napoletani anche se avessero regolarmente saldato il loro conto. Come atto dimostrativo.

Rispetto al ’68 e a quello che ne seguì di violento e purtroppo di tragico e di terroristico, il periodo di cui parlo corrispose largamente al motto “goliardia è cultura e intelligenza” che i pionieri si erano dati a Venezia nell’anno di fondazione nell’immediato dopoguerra forse con Bobo Rossi che fu il geniale iniziatore di quella vicenda laica, democratica e libertaria alla quale i socialisti e più tardi i comunisti approdarono soltanto dopo la fine del frontismo. Una storia che i ragazzi di oggi dovrebbero forse conoscere e magari studiare anche per non ridurre le Università ad esamifici di massa. Una storia che pure nella vicina Francia ha dato in passato presidenti del Consiglio forgiatisi nell’Unef (l’Union Nationale des Etudiants de France) a Nanterre e altrove. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Direttore onorario - Ha cominciato a 21 anni a Comunità, poi all'Espresso da Milano, redattore e quindi inviato del Giorno con Italo Pietra dal 1961 al 1972. Dal 1974 inviato del Messaggero che ha poi diretto per sette anni (1980-87), deputato progressista nel '94, presidente della Fondazione Rossini e membro del CdA concerti di Santa Cecilia. Consigliere della RAI dal 1998 al 2002. Autore di una trentina di libri fra cui "Roma capitale Malamata", il Mulino.