Il bacino padano visto dal cielo si presenta come una macchia grigio-nera di smog. La situazione non migliora dopo la richiesta di deroghe avanzate dall’assessore all’Ambiente per fronteggiare il caro energia e il passante autostradale “di mezzo” a Bologna con cui crescerà il traffico su gomma e l’emissione di Co2. In questi anni la Regione ha raggiunto tanti obiettivi ambientali: le comunità energetiche, lo sviluppo del Biologico in agricoltura, il sostegno a piccole imprese famigliari e cooperative, i bio-distretti, la mobilità ciclistica, gli investimenti nelle ferrovie, la legge per abolire l’uso della plastica, la messa a dimora di 4 milioni e cinquecentomila alberi e il sostegno all’economia verde. Ma la strada è lunga e le elezioni politiche prefigurano ostacoli più ardui


L’articolo di PAOLO GALLETTI, co-portavoce Verdi-Europa Verde Emilia Romagna

Il centro storico di Bologna avvolto in una spessa coltre di smog; sotto il titolo, la pianura padana dal satellite

LA RECENTE NOTIZIA degli assessori all’Ambiente del bacino padano, che chiedono al Governo deroghe alle misure antismog per fronteggiare il caro-energia, fotografa bene la situazione. Su questa richiesta c’è anche la firma dell’assessora dell’Emilia-Romagna, unico governo padano di centrosinistra. In una situazione letteralmente incancrenita. Il bacino padano, infatti, visto plasticamente dal cielo o dalle cime dei monti, si presenta come una macchia grigio-nera di smog per molti giorni all’anno. Un vero piano di risanamento non esiste ed anche l’occasione del Pnrr non ha colto questa necessità prioritaria parcellizzando gli impegni su una miriade di obiettivi.

Inquinamento dell’aria, uso massiccio e crescente di pesticidi e una diffusione di allevamenti industriali intensivi – con inquinamento dell’acqua e del suolo, e sua progressiva desertificazione per il deficit di sostanza organica – forniscono un quadro desolante e pericoloso per la salute. Le malattie degenerative impazzano e si è ipotizzata una maggiore vulnerabilità al Covid per chi è già sottoposto al quotidiano insulto di un cocktail di inquinanti. Di epidemiologia e prevenzione primaria non ne parliamo e, per stare sul sicuro, a Bologna manca perfino il registro tumori. Condivisibili gli orientamenti della nuova giunta: non più solo mega ospedali ma medicina del territorio, case della salute, cure a domicilio. Peccato che la pandemia abbia bloccato tutto e che manchino i fondi del Governo per pagare le spese extra del Covid, mentre la carenza strutturale di medici ed infermieri mette in crisi il sistema e rende problematico il progetto di case della salute. Intanto, la sanità privata accreditata gioca le sue carte anche in Emilia-Romagna.

Il deposito di gas naturale liquido di Ravenna ha una capacità di stoccaggio di 20.000 metri cubi di Gnl

Il Servizio Ferroviario regionale e metropolitano con treni cadenzati ed orari ampliati, concordato 20 anni fa al passaggio dell’Alta Velocità, procede con lentezza e scarsa convinzione e non costituisce una vera alternativa all’abuso dell’auto. Il passante autostradale “di mezzo”, previsto a Bologna, segna una resa al dominio dell’auto e delle merci su strada. E gli ampliamenti autostradali, famigerata Cispadana inclusa, hanno visto il voto contrario in Regione solo da parte dei Verdi.

E veniamo al punto dolente dell’energia: qui la delega al patto per il lavoro e per il clima (notare la priorità …), affidata alla ormai ex vicepresidente Elly Schlein non ha prodotto risultati univoci e significativi. A fronte di una legge importante per le comunità energetiche, abbiamo ritardi negli iter di approvazione dei progetti eolici offshore al largo di Ravenna e di Rimini. In un primo tempo addirittura boicottati per motivi paesaggistici. Invece il blocco sociale reazionario del fossile, che vede Eni capofila, seguito dai sindacati confederali e dalle istituzioni locali, vuole mantenere Ravenna capitale del gas ancora per qualche decennio. Con un riflesso nazionale nel contrastare un’indifferibile vera transizione ecologica.

Bonaccini è arrivato a dichiarare che avrebbe fatto ben due rigassificatori a Ravenna se a Piombino non si fosse riuscito a realizzarlo. E anche il progetto farlocco della cattura della Co2 vede attivo lo stesso blocco sociale. Nessun finanziamento regionale è, però, previsto per questo progetto, grazie a una battaglia nell’assemblea legislativa condotta dalla vicepresidente della Regione, Silvia Zamboni (Verdi), e che si è potuta giovare di ripetute mobilitazioni, non solo in Emilia e sostenute da “Italia Libera”, e dell’apporto scientifico di molti docenti universitari. Di là da venire una bella riviera eolico-solare, come la proponiamo da decenni.

La battaglia, alle ultime regionali per fermare la prevista avanzata di Salvini è stata vinta per il rotto della cuffia – Bonaccini eletto Presidente con il 51,4 % – e chi l’ha fatta non può che essere preoccupato del costituendo Governo di Destra. Ma serve, poi, stare in questa maggioranza e appoggiare la Giunta, quando non se ne fa parte? È una battaglia quotidiana che però qualche risultato lo porta: le comunità energetiche, fondi importanti per la crescita del Biologico in agricoltura, il sostegno a piccole imprese famigliari e cooperative, lo stop a progetti di cementificazione con la scusa della logistica, i bio-distretti, la mobilità ciclistica, che ha reso il tratto Bologna-Verona così affollato da impedirne l’uso ai pedoni. E poi, gli investimenti nelle ferrovie; la legge per abolire l’uso della plastica; la messa a dimora di 4 milioni e cinquecentomila alberi, approvata. E il sostegno all’economia verde e circolare che riesce, così, a crescere in regione.

L’impatto del governo di Destra, su molti di questi aspetti in piena continuità con Draghi, influirà negativamente su cambiamenti non più rinviabili e rafforzerà il blocco sociale reazionario, appena sopra evocato, la cui “governance” è in mano a Confindustria ed Eni. Il tutto, mentre il riscaldamento globale picchia forte in Emilia-Romagna – la tremenda siccità di luglio agosto è già dimenticata? – e si aggiunge al classico inquinamento del modello “a idrocarburi”, che è la causa del problema.

Il parco eolico offshore al largo di Rimini è alle prese con numerosi ostacoli burocratici e opposizioni poliche

Una battaglia durissima ci attende, sia sul piano culturale e scientifico che sul piano sociale: per costruire argomenti e proposte efficaci a dividere gli interessi veri dei lavoratori e dei ceti popolari da quelli di una industria regressiva e di un mondo economico “negazionista”, trovando invece alleanze con la nuova, esistente, green economy: in un anno sono raddoppiate le installazioni di pannelli fotovoltaici; gruppi industriali presentano progetti di eolico offshore; cresce l’agricoltura biologica e supera il 15 per cento della Sau, Superficie agricola utilizzata, surclassando l’agricoltura integrata; non solo piccole imprese familiari e cooperative, ma anche un grande gruppo crea un suo marchio bio-dinamico per il mercato Usa.

Occorre vincere su questi obiettivi anche, spesso ultima dea, per rigenerare la politica. Sul piano culturale e scientifico abbiamo avuto un antipasto con la riproposizione del nucleare: una ben orchestrata campagna di disinformazione, che però ha fatto presa su alcuni strati giovanili ai quali non è giunta memoria delle passate lotte, vincenti forse soprattutto per la capacità di divulgare la base scientifica che motivava e motiva il no al nucleare. Se la bomba del piccolo zar e dei folli guerrafondai del complesso militare industriale ci risparmierà ci sarà molto da fare per chi ha a cuore questa specie umana e madre terra. E non abbiamo davvero molto tempo. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Fondatore delle Università Verdi e dei Verdi Italiani. Attivista ecologista fin dai primi anni 80, contro la centrale a carbone che si voleva costruire a Ravenna, per le energie rinnovabili, per l’agricoltura biologica promotore del referendum contro i pesticidi, per la difesa del mare adriatico contro gli allevamenti industriali. Consigliere regionale dei Verdi in Emilia Romagna, dal 1990 al 1994. Deputato dei Verdi, dal 1994 al 2001, promotore della prima legge per la mobilità ciclistica, e di norme per le mense biologiche nelle scuole, contro l’inquinamento acustico, per sviluppare la mobilità urbana su ferro. Scrive su riviste e blog su temi ecologisti. Fa parte del direttivo regionale di Aiab (Associazione Italiana Agricoltura Biologica). Co-portavoce della Federazione dei Verdi-Europa Verde Emilia Romagna. Componente del Consiglio Federale della Federazione dei Verdi Italiani