Con una serie di brevi ritratti, come “acquarelli” letterari, Vittorio Emiliani racconta personaggi – che ha conosciuto – più o meno celebri, spesso dimenticati, e che hanno lasciato una traccia nell’Italia dal dopoguerra alla fine del secolo scorso. Questa volta il ritratto è di Lino Jannuzzi (vero nome: Raffaele Iannuzzi) scomparso il 7 agosto scorso a 96 anni. È stato soprattutto un grande giornalista d’inchiesta nella seconda metà del Novecento, per tre volte senatore, la prima con socialisti e socialdemocratici unificati, le ultime due con Forza Italia. Ma in questo acquarello si ricorda il personaggio fuori dagli schemi, il goliarda e il meridionalista

L’acquarello di VITTORIO EMILIANI

Qui e sotto il titolo, due scatti di Lino Jannuzzi, scomparso il 7 agosto a 96 anni (credit AdnKronos)

Si è spento a 96 anni  un grande dirigente goliardico dell’Ugi (Unione Goliardi Italiana) con Marco Pannella e Giorgio Festi nonché giornalista di vasti interessi politici e di orizzonti europei e planetari. Le sue inchieste sul Mezzogiorno rimangono esemplari dopo che da goliarda aveva lanciato lo slogan elettorale “È tornato Pisacane!” Con lui, all’epoca socialista vicino a Giacomo Mancini, aveva concorso alla vittoria del Psi nel Collegio senatoriale di Sapri. Firma per anni dell’Espresso diretto da Eugenio Scalfari stazionava nel Transatlantico alla Camera a caccia di dichiarazioni e di posizioni che avrebbero fatto rumore. 

I suoi scherzi goliardici sono rimasti famosi. Al Congresso nazionale del Psi di Bologna il presidente dell’assemblea annunciò di interrompere i lavori per acccogliere il delegato del Viet ming. Entrò un orientale minuscolo coi baffetti spioventi in costume orientale. Ma da un palco si sporse l’onorevole Cacciatore napoletano il quale tuonò: “Ma chill’è Line Jannuzze!”. Ed era vero. A Lino non restò che fuggire in alto verso il loggione e sparire sui tetti.

Al termine dei Congressi goliardici gli esponenti del movimento studentesco napoletano fuggivano dagli alberghi senza pagare il conto (successe a Viareggio negli anni ’50) calandosi con una corda formata dalle lenzuola. Era stato l’inossidabile Jannuzzi ad inaugurare quella rocambolesca fuga. Ai Congressi dell’Ugi e dell’Unuri prendeva la parola nottetempo con una acutezza da vero meridionalista qual era essendosi inventato una figura esemplare di laureato del Sud che doveva salire a Milano o a Torino per trovare una scrivania dalla quale poter lavorare.

A Viareggio tenne un bellissimo discorso sul Mezzogiorno ad un’ora di notte. Quando glielo feci notare, mi guardò fisso dietro le lenti e battendomi la mano destra su una spalla. “Emilia’ chi ha avuto, ha avuto, ha avuto”. A Napoli imperversava Achille Lauro coi suoi galoppini e i “sette puttani” che da ex  dc o ex monarchici dirigevano il sacco della città così ben descritto da Franco Rosi in “Le mani sulla città” con Rod Steiger avendo fra gli sceneggiatori Enzo Forcella grande notista politico della “Stampa” e soprattutto del “Giorno” di Italo Pietra. Il film vinse il Leone d’Oro al Festival del cinema di Venezia nel 1963.

Con Lino Jannuzzi si spegne una luce culturale importante per tutto il Mezzogiorno alla quale noi più giovani abbiamo guardato con partecipazione e interesse politico-culturale. Purtroppo per molte aree del Sud è vero che Pisacane deve ancora arrivare. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Direttore onorario - Ha cominciato a 21 anni a Comunità, poi all'Espresso da Milano, redattore e quindi inviato del Giorno con Italo Pietra dal 1961 al 1972. Dal 1974 inviato del Messaggero che ha poi diretto per sette anni (1980-87), deputato progressista nel '94, presidente della Fondazione Rossini e membro del CdA concerti di Santa Cecilia. Consigliere della RAI dal 1998 al 2002. Autore di una trentina di libri fra cui "Roma capitale Malamata", il Mulino.