Il Covid ha cambiato molte abitudini, e i marciapiedi sono diventati — per i non vedenti e gli ipovedenti — un percorso ad ostacoli, tra tavolini dei locali, monopattini posteggiati senza attenzione, e altri ostacoli che rendono un’avventura camminare con il bastone bianco. L’aumento della popolazione canina nelle città durante la pandemia, unito alla sempre più diffusa cattiva educazione, dissemina i marciapiedi di invadenti “barriere organiche”. La disavventura — illuminata però dalla solidarietà di uno sconosciuto — di un’insegnante a Torino, nel confronto con i tempi di oggi, dove vince l’ognuno per sé La testimonianza di SANDRA GIOVANNA GIACOMAZZI QUESTO PERIODO POST-COVID ci ha regalato tante nuove barriere architettoniche. Barriere che hanno reso i marciapiedi delle città come fossero dei labirinti già per i vedenti, figuriamoci per i non vedenti. Marciapiedi invasi da impalcature ad ogni angolo, da dehors abusivi sparpagliati ovunque, e dai famigerati monopattini abbandonati dappertutto. Come se non bastasse, è di questi tempi un aumento impressionante di quelle che possiamo definire “barriere organiche”, e cioè gli escrementi dei cani. Abito in Cit Turin (significa “piccola Torino”, è l’unico quartiere del capoluogo che ha un nome in piemontese, ndr). Una zona considerata signorile, però dove i padroni dei cani di signorile hanno ben poco. Era ormai da tanti anni che, nelle piccole vie intorno a casa...
Quello che nessuno vede: le “barriere organiche” nei marciapiedi del post-Covid
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Sandra Giovanna Giacomazzi
Statunitense di Boston, vive da molti anni in Italia. Laureata con un Master's in Relazioni internazionali allo Skidmore College di Saratoga Springs, New York. Parla cinque lingue. Negli States ha scritto per anni una rubrica, "Overseas Perspectives", pubblicata in diversi giornali. In Italia ha insegnato Diritto ed Economia in un liceo di Torino, e da giornalista ha pubblicato su numerose testate, dalla Stampa al Corriere della Sera. Ha vinto i Premi Soldati e Pannunzio.