Fra gli angoli di verde “inevitabilmente brutti”, spicca il Bisagno fonte di alluvioni, ricettacolo di sterpaglie e rifiuti. Eppure ogni primavera il Bisagno rifiorisce. È un’incredibile striscia di verde che attraversa la città, e che andrebbe preservata e curata. In due ore ho visto l’airone cinerino, il tarabusino, anatre e oche, gabbiani di diverse specie, i pappagallini, splendidi fagiani e i tanto vituperati cinghiali, con i loro piccoli striati e irrequieti
Le cartoline di ANGELO GANDOLFI, fotografo naturalista

Cartoline da Genova di Angelo Gandolfi
AI TEMPI DEL Covid ho riscoperto Genova e i pochi angoli di verde che le sono rimasti. Quelli “ufficiali”, certo, la Villetta Di Negro o i Parchi di Nervi, ma soprattutto quelli che una classe dirigente miope ha relegato al ruolo di “inevitabilmente brutti”. Tra questi spicca il Bisagno fonte di alluvioni, ricettacolo di sterpaglie e rifiuti, ogni tanto oggetto di ripuliture tanto drastiche quanto inutili o dannose.
Eppure ogni primavera il Bisagno rifiorisce. È un’incredibile striscia di verde che attraversa la città, e che andrebbe preservata e curata. Abbandonato e maltrattato com’è, ospita molte vite. In due ore ho visto l’airone cinerino, il tarabusino, anatre e oche, gabbiani di diverse specie, i pappagallini, splendidi fagiani e, ovviamente, i tanto vituperati cinghiali, con i loro piccoli striati e irrequieti. Sono belli anche loro. In più sono impressionanti, regalano emozioni primordiali in un incredibile zoo a cielo aperto offerto ai cittadini.
Gli abitanti dei quartieri attorno alla Val Bisagno gradiscono affacciarsi alle alte mura che confinano il torrente e osservare la vita che scorre lì sotto, così vicina al traffico eppure incredibilmente lontana. Gli amministratori della nostra città, invece, non sanno vedere la bellezza, questo è ovvio. Altro che “bosco verticale” sui grattacieli. Qui c’è un bosco vitale e naturale che attraversa Genova e che viene regolarmente spogliato e denaturato, anche sulla base di concetti di regolazione delle acque antiquati e antiscientifici.
Ora si è trovata la scusa buona per abbattere i cinghiali. Un provvedimento che non ha alcun senso scientifico e gestionale. Servirà solo a privare gli abitanti della Val Bisagno di un piccolo scampolo di bellezza che ancora stentatamente sopravvive. © RIPRODUZIONE RISERVATA