Poche settimane fa Roberta Metsola è stata nominata numero uno del Parlamento europeo, dopo la scomparsa di David Sassoli, di cui era stata la vice. Coi suoi 43 anni Metsola è anche la più giovane presidente che Strasburgo abbia mai avuto. Avvocato, quattro figli, un marito anche lui in politica, fin da giovanissima ha militato nelle fila del Partito nazionalista maltese, una forza di centrodestra, poi eletta eurodeputata del Ppe. Ora si prepara alla sua prima sfida, quella di «continuare la linea scelta da Sassoli, appassionato europeista aperto al dialogo». La sua nomina all’inizio ha suscitato molte perplessità perché il suo Paese è l’unico in Europa dove l’aborto è considerato illegale, vietato anche nei casi di stupro o di seri problemi di salute. Posizioni che ha condiviso, da cui avrebbe preso le distanze


L’articolo di ANNA MARIA SERSALE

Christine Lagarde, Presidente della Banca Centrale Europea

METSOLA ARRIVA ALL’APICE dell’Europarlamento il 18 gennaio scorso, con lei, nel giro di appena due anni, si completa la nascita di una triade tutta al femminile. Christine Lagarde, Ursula von der Leyen e lei sono le tre donne alla guida dell’Europa. Nelle loro mani ci sono i destini del Vecchio Continente. Un fatto senza precedenti. Ricoprono le cariche più alte, portando un tratto nuovo e una prospettiva femminile nel prendere decisioni e fare politica. Tutto è iniziato con l’elezione di Christine Lagarde, francese, una personalità forte, capace di contrastare chi voleva un’Europa debole. Alle spalle una solida esperienza da ministro, prima al tempo di Sarkozy e poi di Macron, ma anche, cosa più importante in quel momento, stimata come capo del Fondo monetario internazionale. E’ stata lei a fare da apripista, la prima a raggiungere il vertice di una istituzione di importanza strategica, quando a luglio del 2019 il Consiglio Europeo la nomina presidente della Banca centrale europea, incarico che assume dal primo novembre dello stesso anno come successore di Mario Draghi; colui che salvò l’euro, dopo di lui quell’incarico è considerato ancor più prestigioso.

Passa un mese e a dicembre 2019 arriva Ursula von der Leyen, che succede a Juncker come capo della Commissione europea. Il suo primo risultato è quello di creare la “maggioranza Ursula”, capace di unire social-democratici e conservatori, per contrapporsi alla destra più estrema, ormai forte in parecchi paesi europei. È tedesca, anche lei impegnata in politica fin da giovane, viene dal partito di Unione cristiano democratica, legata a doppio filo con la Merkel. Porta in dote una lunga e molteplice esperienza di ministro di svariati dicasteri: Difesa; poi Lavoro e affari sociali; Famiglia e donne. Fa suo il motto della campionessa paralimpica Bebe Vio: «se sembra impossibile, allora può essere fatto».

Roberta Metsola Presidente del Parlamento europeo

Queste tre donne sono una vittoria nel cammino della parità, un segnale che qualcosa sta cambiando. Con le loro nomine, infatti, l’Ue lancia un messaggio, simbolico e politico, dimostrando non solo che è possibile riconoscere l’effettiva parità di genere, ma anche che va premiata la capacità delle donne, perché al pari degli uomini sanno assumere ruoli apicali, ottenendo in molte occasioni risultati migliori. Un fatto, questo, che mette in luce quanto il nostro Paese sia indietro: non combatte il gap salariale; per mancanza di servizi lascia sulle spalle delle donne il lavoro di cura e assistenza; in politica frena l’avanzata delle leader, nascondendosi dietro la retorica delle quote rosa. Del resto anche ora, per il post Mattarella, i politici continuano a mostrarsi ostili alla cessione di potere reale alle donne.

L’Ue, invece, a Christine, Ursula e Roberta ha affidato il comando delle massime istituzioni. Tutte e tre provengono da forze di centrodestra, però in comune hanno l’apertura verso il sociale e la volontà di esercitare il potere non “contro” ma “con” i partner politici, all’interno di un sistema democratico.Nel momento più drammatico della nostra storia dovranno condurre l’Ue fuori dalla crisi scatenata dalla pandemia, mentre la povertà aumenta, il lavoro è precario e la ripresa è minacciata dalle tensioni internazionali, in una situazione da guerra fredda per la questione ucraina che crea continuo allarme. Ovviamente non si tratta solo di gestire l’emergenza e affrontare il post-pandemia per mettere in sicurezza l’economia dei Paesi membri, ma di vincere le sfide più urgenti della transizione, rispettando gli obiettivi della Next generation Eu, per dare un futuro alle nuove generazioni.

Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione europea

Chi le conosce bene racconta che hanno in comune anche un’altra convinzione: ridurre i tempi decisionali e trasferire il pensiero in azione, in politiche attive. La von der Leyen dice che «adesso ci sono i soldi per cambiare, e questa occasione non può essere perduta». Nell’agenda delle signore dell’Europa c’è un «piano straordinario per l’occupazione» e «investimenti massicci in infrastrutture sociali, a cominciare da quelle sanitarie». È questo il momento, delicatissimo, di trasferire fondi agli Stati per attuare il Recovery plan e per valutarne gli effetti. Un’attenzione particolare sarà rivolta ai giovani: «Il 2022 — ha sottolineato la von der Leyen — sarà l’anno dedicato a loro, dobbiamo fare in modo che non si creino ulteriori fratture, incoraggiando chi non ha lavoro, chi non studia e non fa formazione». © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Giornalista professionista, ha lavorato al “Messaggero” dal 1986 al 2010. Prima la “gavetta” in Cronaca di Roma, fondamentale palestra per fare esperienza e imparare il mestiere, scelto per passione. Si è occupata a lungo di degrado della città, con inchieste sugli abusi che hanno deturpato il centro storico. Dal 1997 ha lavorato alle Cronache italiane, con qualifica di vice caposervizio, continuando a scrivere. Un filo rosso attraversa la sua carriera professionale: scuola, università e ricerca per lei hanno sempre meritato attenzione, con servizi e numerose inchieste.