La grave e rapida perdita di biodiversità rappresenta l’altra faccia della pesantissima crisi ambientale; sotto il titolo, trombe d’aria su Genova

Nel 2020 e nel 2021 abbiamo assistito a un’impennata degli eventi estremi (ondate di calore, cicloni, alluvioni) a livello globale. Nessuno li ha messi in fila, per cui nella memoria collettiva è rimasta una sensazione un po’ nebbiosa di preoccupazione e paura. Nel 2022 parleranno gli scienziati: uscirà il 6° Rapporto dell’Ipcc, il Panel Scientifico sul Clima delle Nazioni Unite. Nel 2022 dovrebbe tenersi anche la seconda parte della Conferenza sulla Biodiversità a Kunming, in Cina. La grave e rapida perdita di biodiversità rappresenta l’altra faccia della crisi ambientale che minaccia la nostra casa comune, la Terra, le basi della civilizzazione umana e della nostra sopravvivenza come specie: la natura può rigenerarsi altrimenti, noi no


 L’analisi di MARIA GRAZIA MIDULLA, responsabile clima ed energia del Wwf

ANCHE NEL 2022 il clima sarà molto presente nelle agende internazionali, nonostante una pandemia che sembra non volerci lasciare e nonostante le nubi geopolitiche intrecciate con le questioni energetiche, anzi a maggior ragione lo sarà. Certamente dalla Cop26 è emerso un dato: mentre la decarbonizzazione e la transizione necessitano di un’attenta regia a livello nazionale e internazionale, in altre parole di capacità di governo e di incontro e collaborazione degli Stati Nazionali e dei diversi attori sociali, gli effetti lunghi della globalizzazione e dell’indebolimento sia degli Stati (specie a occidente) sia delle sedi multilaterali favoriscono invece le partnership dirette ma parziali. La sequela di annunci di impegni sottoscritti da centinaia o decine di Paesi lo dimostra. Questo va bene, però non può sostituire l’azione concordata e corale sul clima e, soprattutto, né può davvero affrontare i nodi strutturali della transizione, in primis quello dei combustibili fossili. Oltretutto, la sola prospettiva di un ridimensionamento di carbone, petrolio e gas vede la reazione avversa di interessi molto potenti, capaci di strozzare l’economia e le economie e di metterle le une contro le altre. 

Devastante alluvione in centro Europa nel luglio dei 2021, un altro effetto della crisi climatica in Europa

C’è comunque un calendario molto fitto di impegni, a tutti i livelli. Nel 2020 e nel 2021 abbiamo assistito a un’impennata degli eventi estremi (ondate di calore, cicloni, alluvioni) a livello globale. Nessuno li ha messi in fila, per cui nella memoria collettiva è rimasta una sensazione un po’ nebbiosa di preoccupazione e paura. Proprio nessuno no, ci ha provato il New York Times, con un bellissimo servizio corredato da testimonianze multimediali che ha chiamato “cartoline da un mondo in fiamme”. Nel 2022, però, parleranno gli scienziati: uscirà infatti il 6° Rapporto dell’Ipcc, il Panel Scientifico sul Clima delle Nazioni Unite. A febbraio e marzo verranno resi noti i rapporti di due gruppi di lavoro, quello sugli impatti del cambiamento climatico e quello sulle soluzioni (nell’agosto ’21 uscì quello del primo Gruppo di Lavoro, sulla scienza del clima). Il 3 ottobre verrà reso noto il rapporto finale (migliaia e migliaia di pagine) e soprattutto la sintesi per i decisori politici. Il tutto in vista della Cop27 (7-18 Novembre a Sharm El-Sheikh in Egitto) che dovrebbe ovviare ai limiti della Cop26 di Glasgow, in particolare per quel che riguarda gli impegni di riduzione dei singoli Paesi e la loro adeguatezza all’obiettivo comune di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C. 

Nel 2022 dovrebbe tenersi — il condizionale è d’obbligo, vista l’attuale fase della pandemia — anche la seconda parte della Conferenza sulla Biodiversità a Kunming, in Cina. Questa volta dovrebbe essere un incontro fisico, non solo virtuale come quello dello scorso autunno. Ci auguriamo sia una tappa cruciale per approvare un quadro d’azione sulla biodiversità, la cui grave e rapida perdita rappresenta l’altra faccia della pesantissima crisi ambientale che minaccia la nostra casa, la Terra, ma soprattutto minaccia le basi della civilizzazione umana e della nostra sopravvivenza come specie: la natura può rigenerarsi altrimenti, anche se si rischia di perdere la bellezza e l’equilibrio dinamico e armonico come li conosciamo, noi no. 

Arretramento dei ghiacciai lungo tutto l’arco alpino per l’innalzamento delle temperature

Il 2 e 3 Giugno 2022 è previsto lo Stockholm +50, che celebrerà la nascita dell’Unep, il programma ambientale dell’Onu. Sostituirà probabilmente il Rio +30, cioè le conferenze sullo stato della Terra e lo sviluppo umano che si sono tenute ogni dieci anni dopo quella che varò le Convenzioni sul Clima, sulla Biodiversità e sulla Desertificazione nel 1992. L’incontro rifletterà sulla necessità urgente di azioni verso un pianeta sano e la prosperità di tutti, raggiungendo una ripresa sostenibile e inclusiva dalla pandemia Covid-19, e accelerando l’attuazione della dimensione ambientale dello sviluppo sostenibile nel contesto del Decennio di azione. 

Tra le riunioni informali ma molto rilevanti, da non dimenticare il nuovo Summit annunciato dal Presidente Biden ad aprile; il G7 sulle Alpi Bavaresi, a presidenza tedesca, il 26-28 giugno; il G20 a Bali, a presidenza indonesiana, il 30 e 31 ottobre. Tra l’altro, al G20 una della priorità sarà proprio la transizione energetica.

E noi? Noi saremo impegnati, mi auguro, a dotarci finalmente di una legge sul clima, sicuramente dovremo aggiornare il Pniec (Piano Nazionale Integrato Energia e Clima) e dovremo, soprattutto, iniziare a perseguire il taglio delle emissioni di almeno il 55% entro il 2030 e quindi far vivere e avanzare il poderoso pacchetto europeo “Fit For 55%”, speriamo abbandonando la lamentazione su tutte le difficoltà della transizione e lasciandoci animare invece dallo spirito libero e pronto a cogliere le opportunità che verranno da una vera trasformazione verso un’economia e un mondo decarbonizzato. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Responsabile Clima ed Energia del Wwf Italia, è impegnata sin da giovanissima sui temi sociali, della salute e dell’ambiente, e si è occupata di comunicazione per oltre 20 anni. È stata poi responsabile delle Campagne Internazionali del Wwf, in particolare sul Cambiamento Climatico e sulle Sostanze Chimiche Tossiche, per poi diventare responsabile del Programma Clima ed Energia del Wwf Italia. Lavora anche nel team internazionale del Wwf, col quale dal 2001 segue i negoziati internazionali della UNFCCC, i negoziati G7 e G20, le conferenze su Ambiente e Sviluppo (Rio+). È attiva da decenni anche sulle politiche europee. Ha guidato, tra l’altro, la campagna “Stop al carbone, Sì al Futuro” del Wwf, in collaborazione con altre associazioni e gruppi locali di cittadini.