Nonostante le argomentate opposizioni al rigassificatore di Porto Empedocle e al gasdotto di due metri di diametro lungo 14 chilometri fra i templi greci, la Regione Siciliana ha concesso altri settanta mesi a Enel e Snam per ultimare il progetto (le cui autorizzazioni sono tutte scadute e non rinnovabili). Uno scempio di proporzioni gigantesche in luoghi sacri da millenni, inseriti nella World Heritage List dell’Unesco. Negli anni Cinquanta del secolo scorso, il progetto della Fiat di costruire capannoni industriali nella piana di San Gregorio, sotto il tempio della Concordia, fu fermato dalla lungimiranza e dal coraggio del Soprintendente ai Beni Culturali del tempo, Pietro Griffo, che mobilitò l’intellighenzia internazionale scongiurando lo scempio. I capannoni industriali furono costruiti a Termini Imerese nell’area archeologica della piana dove fu combattuta la famosa battaglia di Imera tra Romani e Cartaginesi. È finita che lì, oggi, c’è un deserto industriale e sociale


◆ L’intervento di ALESSIO LATTUCA, presidente del Movimento per la Sostenibilità

Le recenti criticità energetiche causate dalla prepotenza di Putin contro l’Ucraina hanno riesumato l’indecoroso progetto del rigassificatore, in zona Kaos, e dell’ingombrante gasdotto che (nell’interesse dei soliti noti) dovrebbe attraversare la Valle dei Templi. È bene ricordare che la Valle dei Templi di Agrigento è stata inserita nella World Heritage List dell’Unesco e che sono stati delimitati i confini del Parco archeologico e della “buffer zone”: luogo dove i soliti noti, con la loro usuale protervia, pretendono, ancora adesso, di piazzare il “mostro”: un rigassificatore. Una delle più significative aree archeologiche, paesaggistiche e ambientali del Paese (un immenso museo a cielo aperto), rischia di essere irrimediabilmente alterata nei suoi valori culturali, ecologici, paesaggistici e scientifici dalla pericolosa, orrenda azione speculativa finanziaria, posta in essere da boiardi di stato con la complicità di noti facilitatori siciliani e non solo, di Enel Nuove Energie e del Comune di Porto Empedocle, per insediarvi il rigassificatore. A cui si aggiunge il progetto di Snam di collocare nella Valle dei Templi un invasivo, mastodontico, gasdotto di oltre due metri di diametro per 14 km, oggetto di ricorso legale. 

Rendering dell’area destinata al rigassificatore di Porto Empedocle che sovrasterà di gran lunga le altre attività portuali del centro agrigentino

Il Progetto del rigassificatore in Zona Kaòs e del gasdotto Snam nella Valle dei Templi − è necessario ribadirlo − interessano “luoghi  sacri da millenni” di grandissimo pregio archeologico e naturalistico, tra cui, nello specifico, l’intera Area archeologica della Valle dei Templi, il Parco Pirandello (sottoposto anch’esso a vincolo ambientale) e le dune di sabbia della costa agrigentina. Uno scempio di proporzioni gigantesche. Un vero e proprio delitto contro la bellezza! Il Movimento per la Sostenibilità, per la difesa del territorio e per contrastare la collocazione del rigassificatore a ridosso della Valle dei Templi, e alcune associazioni − come Italia Nostra, Legambiente, Wwf, Mareamico, Movimento Azzurro, Pro Loco San Leone, “Salviamo la Valle dei Templi”, Confimpresa Euromed, Medit, Confesercenti − con notevoli sforzi, anche di natura economica, si sono ulteriormente attivati per dire No all’indecoroso progetto, con ripetute azioni legali. E, recentemente, con il ricorso incardinato al Tar del Lazio, contro il Decreto Amministrativo n. 45 del 13 settembre 2023, con il quale la Regione Siciliana tramite l’assessore all’Energia Di Mauro ha concesso a Enel (e Snam) una proroga di 70 mesi per ultimare il progetto (le cui autorizzazioni sono tutte scadute e non rinnovabili) del rigassificatore, peraltro, mai iniziato. Un progetto tremendo, che Enel e Snam hanno tenuto in sonno per tanti anni giacché non hanno mai rinunciato al proposito di realizzare il mostro nonostante enormi costi di denaro pubblico, e che oggi, con il pretesto della crisi energetica, hanno deciso di rimettere in pista. 

Porto Empedocle vista dal molo dei pescatori

Troppi fattori avrebbero dovuto dissuadere i soliti noti dal perpetrare un danno incommensurabile all’umanità. A partire dal tempo: un nemico difficile da sconfiggere giacché il gas entro il 2035 dovrebbe lasciare il posto alle energie rinnovabili. E, in ogni caso, se si dovesse realizzare, entrerebbe in funzione tra dieci anni; i rigassificatori presenti in Italia funzionano molto al di sotto della loro effettiva capacità; non si giustificano gli impianti a terra in presenza di nuove tecniche di rigassificazione mediante avanzate navi gasiere che rigassificano a bordo; dalla direttiva Seveso gli impianti di rigassificazione a terra sono considerati pericolosi poiché sono «a rischio di incidenti rilevanti”. 

Risulta davvero stravagante che la Valle dei Templi di Agrigento sia stata e sia oggetto di desiderio da parte di taluni poteri amanti come certi nazisti dell’archeologia. Infatti, perfino la Fiat negli anni Cinquanta aveva definito un progetto esecutivo per costruire capannoni industriali nella Valle, nella piana di San Gregorio, sotto il tempio della Concordia. Si deve ringraziare il coraggioso Soprintendente ai Beni Culturali del tempo, Pietro Griffo, che mobilitò l’intellighenzia internazionale per scongiurare lo scempio. Al riguardo, è necessario segnalare che, a quel tempo, i Soprintendenti erano statali e non dipendevano dalla Regione Siciliana, ma − soprattutto − non dipendevano dal presidente di turno. E va pure ricordato il valore della testimonianza di uomini di cultura espressa da significative sensibilità verso il bene comune con nessuna paura di battersi contro i potentati. Mentre, ad opera di un destino crudele e di una inerzia amministrativa colpevole (se non complice), ciò non è accaduto a Termini Imerese dove quei capannoni (giustamente contestati da Griffo) furono realizzati dalla Fiat nell’area archeologica della piana dove fu combattuta la famosa battaglia di Imera tra Romani e Cartaginesi: oggi un deserto industriale. 

Insomma, da qualunque parte la si consideri, questa vicenda è desolante. Fa balenate l’idea che il conflitto tra profitto e salute sia una costante strutturale del vivere civile del Paese. E, alla evidenza che si tratta di un passo falso, deve aggiungersi il timore avvilente che la democrazia repubblicana stia perdendo la sua qualità essenziale: la trasparenza assieme alla qualità democratica della politica. Per evitare l’ignominia che ricadrebbe sugli italiani, qualora venisse realizzato l’indecoroso progetto a ridosso della Valle dei Templi, occorre aggiungere che ci troviamo davanti a una questione politica paradigmatica: giustizia climatica e giustizia sociale non possono essere divise l’una dall’altra; alla crisi climatica è necessario dare una lettura che ne comprenda tutti gli effetti socioeconomici e le enormi ricadute sui beni culturali ed ambientali. E sarebbe ora che, unitamente alla politica, intervenga anche l’Unesco affinché sia definitivamente “cancellato”  l’indecoroso e pericoloso progetto del rigassificatore di Porto Empedocle e del relativo gasdotto fra i templi greci. Come ha recentemente affermato il Presidente Sergio Mattarella, «la vita delle persone vale immensamente di più di ogni profitto, interesse o vantaggio produttivo». Ricordiamocelo bene, sempre. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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È presidente di Confimpresa Euromed, amministratore delegato Confidi per l’impresa e direttore generale Cofidi Scrl. Imprenditore agrigentino, si batte da anni contro il rigassificatore di Porto Empedocle (sua città natale), che definisce un “progetto folle”, a pochi passi dalla Valle dei Templi, a ridosso della casa di Luigi Pirandello in contrada Kaos.