Nella giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne si sono svolte ieri decine di manifestazioni in tutt’Italia. Da Nord a Sud, da Venezia a Messina, da Genova a Catanzaro, organizzate dall’associazione “Non una di meno”. Grandiosa la partecipazione nella Capitale dopo l’uccisione di Giulia Cecchettin trucidata dall’ex fidanzato, con mezzo milione di donne e uomini di tutte le età e anche tanti bambini. Una testimonianza imponente dell’urgenza di sradicare la cultura patriarcale, maschilista e violenta che alligna nella nostra società
◆ Il commento di ANNALISA ADAMO AYMONE
► «Se domani non torno, distruggi tutto» è il verso emblematico di una poesia scritta dall’architetta e attivista peruviana Cristina Torre-Cáceres subito dopo aver appreso la notizia dell’uccisione di Giulia Cecchettin. Da qualche giorno è diventata virale nel web ed accompagna ogni manifestazione in ricordo di Giulia, rappresentando in sintesi ciò che ogni donna direbbe alla propria madre semmai divenisse vittima di violenza. Parole che sono ormai un manifesto, ancor più dopo che a pronunciarle è stata anche Elena Cecchettin: «Per mia sorella non fate un minuto di silenzio, per Giulia bruciate tutto!».
Sono parole citate ripetutamente anche nella manifestazione partita da Campo Santa Margherita e svoltasi venerdì per tutto il pomeriggio lungo ponti, calli, campi, campielli e fondamenta di Venezia e sabato in tutt’Italia in decine di sit-in e manifestazioni di piazza, rispondendo alla chiamata dell’associazione “Non una di meno”. Centinaia di migliaia di partecipanti a Roma. Così tanta gente da non riuscire nemmeno a scorgere il volto di coloro che, in un alternarsi composto, hanno dato voce ai sentimenti di dolore, rimpianto e rabbia. Vecchi compagni di scuola, collettivi universitari, donne e uomini di diversa età hanno testimoniato in vario modo la necessità urgente di sradicare la cultura patriarcale.
Dal Nord al Sud, in tutte le regioni del Paese, si è levato un “No!” corale alle strumentalizzazioni e un’esortazione collettiva a trasformare la rabbia in qualcosa di costruttivo, affinché nessuna donna si senta più sola. «Per Giulia, per noi. Perché questa rabbia non sia vana. Non torneremo come prima, non torneremo più indietro. Se toccano una rispondiamo tutte». E già si preparano le prossime manifestazioni. © RIPRODUZIONE RISERVATA