Con una serie di brevi ritratti, come “acquarelli” letterari, Vittorio Emiliani racconta personaggi – che ha conosciuto – più o meno celebri, spesso dimenticati, e che hanno lasciato una traccia nell’Italia dal dopoguerra alla fine del secolo scorso. Questa volta il ritratto è di Tiziano Terzani, il grande reporter dall’Estremo oriente per “L’Espresso” e “Der Spiegel”
L’acquarello di VITTORIO EMILIANI
► ERAVAMO BUONI AMICI e Tiziano, che aveva fatto carriera alla Olivetti di Ivrea all’epoca azienda di avanguardia, venne a trovarmi al Giorno. Il direttore Italo Pietra gli offrì subito di divenire nostro corrispondente giornalistico dall’Estremo oriente. Ma Tiziano nella vita aveva altri obiettivi. Voleva farsi monaco buddista ed estraniarsi dal mondo. Fu l’ultima volta che lo vidi, che lo incontrai. Si era già legato sentimentalmente alla sua straordinaria compagna di vita che ne avrebbe poi tramandato l’opera e la memoria.
Il nostro legame durò negli anni con una amicizia sincera e intensa. Come quella che si stabilisce soltanto negli anni della gioventù, della crescita umana e culturale. Ci tenemmo in contatto pur vivendo in Continenti differenti e facendo cose molto diverse. Come accade appunto fra persone che hanno creato e saldato la loro amicizia negli anni giovanili.
Tiziano è stato per me una sorta di esploratore del futuro del quale non avrei potuto fare a meno e che tante cose mi ha, volutamente o no, insegnato. Non è poco. Anzi è moltissimo. La sua memoria anche per questo dura al di là della sua scomparsa fisica. © RIPRODUZIONE RISERVATA