Con una serie di brevi ritratti, come “acquarelli” letterari, Vittorio Emiliani racconta personaggi – che ha conosciuto – più o meno celebri, spesso dimenticati, e che hanno lasciato una traccia nell’Italia dal dopoguerra alla fine del secolo scorso. Questa volta il ritratto è di Tiziano Terzani, il grande reporter dall’Estremo oriente per “L’Espresso” e “Der Spiegel”

L’acquarello di VITTORIO EMILIANI

Tiziano Terzani al suo rientro in Italia nei primi anni Duemila (credit foto Sandro Giannelli / Ipa – Agency.Net)

► ERAVAMO BUONI AMICI e Tiziano, che aveva fatto carriera alla Olivetti di Ivrea all’epoca azienda di avanguardia, venne a trovarmi al Giorno. Il direttore Italo Pietra gli offrì subito di divenire nostro corrispondente giornalistico dall’Estremo oriente. Ma Tiziano nella vita aveva altri obiettivi. Voleva farsi monaco buddista ed estraniarsi dal mondo. Fu l’ultima volta che lo vidi, che lo incontrai. Si era già legato sentimentalmente alla sua straordinaria compagna di vita che ne avrebbe poi tramandato l’opera e la memoria.

Il nostro legame durò negli anni con una amicizia sincera e intensa. Come quella che si stabilisce soltanto negli anni della gioventù, della crescita umana e culturale. Ci tenemmo in contatto pur vivendo in Continenti differenti e facendo cose molto diverse. Come accade appunto fra persone che hanno creato e saldato la loro amicizia negli anni giovanili.

Tiziano è stato per me una sorta di esploratore del futuro del quale non avrei potuto fare a meno e che tante cose mi ha, volutamente o no, insegnato. Non è poco. Anzi è moltissimo. La sua memoria anche per questo dura al di là della sua scomparsa fisica. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Direttore onorario - Ha cominciato a 21 anni a Comunità, poi all'Espresso da Milano, redattore e quindi inviato del Giorno con Italo Pietra dal 1961 al 1972. Dal 1974 inviato del Messaggero che ha poi diretto per sette anni (1980-87), deputato progressista nel '94, presidente della Fondazione Rossini e membro del CdA concerti di Santa Cecilia. Consigliere della RAI dal 1998 al 2002. Autore di una trentina di libri fra cui "Roma capitale Malamata", il Mulino.