La locandina del film di Clint Eastwood, con Nicholas Hoult, protagonista del legal thriller, J.K.Simmons e Toni Collette, l’ambiziosa rappresentante dell’accusa

Justin Kemp, interpretato da Nicholas Hoult, lavora in un giornale locale, ha un passato di alcolista, e la sua giovane moglie attende un figlio. Chiamato a far parte di una giura popolare in un processo per l’omicidio di una ragazza, scopre che proprio lui potrebbe avere avuto un ruolo in quella morte. Riconoscerlo gli rovinerebbe la vita, ma sull’altro piatto della bilancia c’è la sorte del fidanzato della vittima, un uomo violento in carcere con l’accusa di averla uccisa. Che cosa deciderà di fare? Attorno al dilemma etico, il vecchio Clint (novantaquattro anni ottimamente ben portati), ci lascia con il fiato sospeso nella stanza claustrofobica della giuria popolare


◆ La recensione di BATTISTA GARDONCINI *

Ridley Scott ha ottantasei anni, ed è invecchiato male. Dopo “L’ultimo duello” non ne ha imbroccata una. “House of Gucci” non stava in piedi, “Napoleon”  era irritante e su “Il gladiatore 2” è meglio stendere un velo pietoso. Al contrario, Clint Eastwood, il legal trillar , che di anni ne ha novantaquattro, sembra in piena forma. Il suo ultimo film, “Giurato numero 2”, è un legal thriller che tiene lo spettatore con il fiato sospeso fino all’ultima inquadratura.

Justin Kemp, interpretato da Nicholas Hoult, lavora in un giornale locale, ha un passato di alcolista, e la sua giovane moglie attende un figlio. Chiamato a far parte di una giura popolare in un processo per l’omicidio di una ragazza, scopre che proprio lui potrebbe avere avuto un ruolo in quella morte. Riconoscerlo gli rovinerebbe la vita, ma sull’altro piatto della bilancia c’è la sorte del fidanzato della vittima, un uomo violento in carcere con l’accusa di averla uccisa. Che cosa deciderà di fare?

La vicenda ruota attorno al dilemma etico del protagonista, e si svolge per gran parte nella claustrofobica stanza dove la giuria popolare è riunita per emettere il verdetto. Una situazione che piace al cinema americano fin dal 1957, quando uscì  “La parola ai giurati”, il celebre film con James Stewart che lanciò il giovane regista Sidney Lumet. Ma Clint ci ha messo molto del suo, con una regia senza fronzoli e una trama che lascia aperte tutte le possibilità e spinge a una riflessione non banale sui limiti del sistema giudiziario.

Il giovane protagonista e l’anziano regista in una pausa delle riprese del “Giurato n. 2”, nelle sale dal 14 novembre

Ottimi gli attori. Oltre Hoult, a suo agio in una parte diversa da quelle che lo hanno reso famoso, meritano una citazione particolare J.K.Simmons, nei panni di un anziano giurato con molti dubbi, e l’attrice australiana Toni Collette, l’ambiziosa rappresentante dell’accusa che vuole sfruttare il processo per fare carriera. Alla fine anche lei, come il giurato numero 2, dovrà prendere una decisione difficile. © RIPRODUZIONE RISERVATA

(*) L’autore dirige oltreilponte.org

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Giornalista, già responsabile del telegiornale scientifico Leonardo su Rai 3. Ha due figlie, tre nipoti e un cane. Ama la vela, la montagna e gli scacchi. Cerca di mantenersi in funzione come le vecchie macchine fotografiche analogiche che colleziona, e dopo la pensione continua ad occuparsi di scienza, politica e cultura sul blog “Oltreilponte.org”.