In poco più di un secolo sono scomparsi 200 ghiacciai sulle Alpi

«Oltre 200 ghiacciai sono scomparsi da fine Ottocento, situazione peggiorata al di là di ogni razionale previsione»: è la notizia diffusa da Legambiente sulla terza “Carovana dei Ghiacciai”, avviata col supporto del Comitato Glaciologico Italiano. Il ministro Speranza ci informa che le ondate di calore a luglio hanno causato un eccesso di mortalità del 21%, e il Cnr aggiunge che il caldo sviluppa virus e batteri in mare. Tradotto, 733 decessi, ma solo nelle 33 città monitorate. Eppure, nulla che riguardi l’ambiente compare nei discorsi dei leader politici in questa campagna elettorale da barzelletta. Salvo lo scontato riferimento alla transizione energetica, a cui i leader tengono particolarmente solo perché è l’oggetto del nuovo capitalismo, non già perché si preoccupino per la sesta estinzione di massa 


Il controvento di FABIO BALOCCO

DEVO AMMETTERLO, NON ho più voglia di scrivere articoli, quanto meno quelli di denuncia, così come non ho più voglia neppure di leggere le notizie giustamente allarmistiche che giungono da scienziati e giornalisti non irregimentati, che pure esistono. Ma è talmente tanto lo sconcerto che deriva da questa allucinante campagna elettorale, in cui si parla di tutto, meno che di alleviare la sofferenza della natura e quindi di noi esseri umani, che prendo metaforicamente ancora una volta la penna in mano per vergare queste poche note. Che prendono lo spunto da due notizie dell’ultima settimana raccolte in rete. 

La terza Carovana dei Ghiacciai di Legambiente col supporto del Comitato Glaciologico Italiano sta documentando uno stupefacente arretramento dei ghiacciai alpini 

Una ci è fornita da Legambiente, la quale, col supporto del Comitato Glaciologico Italiano, ha varato la terza campagna di monitoraggio dei ghiacciai delle Alpi, detta Carovana dei Ghiacciai. E la notizia è che «oltre 200 ghiacciai sono scomparsi da fine Ottocento, situazione peggiorata al di là di ogni razionale previsione». E la velocità di riduzione e di scomparsa è talmente accentuata che verranno visitati ghiacciai già visti due anni addietro nella convinzione di uno stupefacente arretramento. Devo dire che il report non mi stupisce visto che questo mese sono andato a fare un piccolo tour dei ghiacciai a cavallo fra Piemonte, Vanoise e Savoia, trovando la scomparsa di almeno un ghiacciaio al Col de l’Iseran, dove fino a pochi anni fa si praticava lo sci estivo, ed oggi residua solo più un’esile striscia grigiastra, il colore che il ghiacciaio assume prima di morire. 

Manifestazione di Friday For Future contro l’idifferenza per la crisi climatica 

L’altra notizia proviene dal ministro Speranza che ci informa come le ondate di calore a luglio abbiano causato un eccesso di mortalità del 21%, mentre per il Cnr il caldo può far sviluppare virus e batteri in mare. Tradotto, 733 decessi, ma solo (si badi bene) nelle 33 città monitorate. In realtà, Il Fatto Quotidiano denuncia che dall’inizio di maggio a metà luglio i morti in più sarebbero la bellezza (si fa per dire) di circa 15000. Dato coerente con altre nazioni, visto che in Germania solo dal 18 al 24 luglio ci sono stati oltre tremila decessi in più rispetto alla media del passato ed in Inghilterra e Galles 1900. Ma poco importa che il ministro tiri al ribasso, limitiamoci a registrare il fatto che questa estate per cause climatiche si muore come mosche, e l’estate è lungi dal terminare. I ghiacciai scompaiono, e questo porterà conseguenze non da poco sull’economia e soprattutto sulle riserve di acqua. La gente muore perché il fisico di un italiano è abituato ad un clima temperato, non ad un clima africano. E, come dice Nicola Lagioia (che non è un catastrofista o un menagramo di ambientalista) questa «non è l’estate più calda che abbiamo mai affrontato, ma la più mite tra quelle che ci restano da vivere». 

A luglio le ondate di calore hanno causato in Italia un eccesso di mortalità del 21%, con 733 decessi in più solo nelle 33 città monitorate (dati forniti dal ministro della Salute Roberto Speranza)

E qui vengo allo sconcerto di cui all’esordio di questo articolo: nulla che riguardi l’ambiente compare nei discorsi dei leader politici in questa campagna elettorale da barzelletta. Salvo lo scontato riferimento (quando c’è) alla transizione energetica, a cui i leader tengono particolarmente solo perché è l’oggetto del nuovo capitalismo, non già perché si preoccupino per la sesta estinzione di massa o per quelli che muoiono e che non dovrebbero morire. A dominare l’agone elettorale flat tax, migranti, armi, infrastrutture, Ponte sullo Stretto (questa volta lo faranno). E poi uno che soffra per le sorti della Terra si domanda perché mai dovrebbe ancora andare a votare. © RIPRODUZIONE RISERVATA


La tua e la nostra libertà valgono 10 centesimi al giorno?


Aiutaci a restare liberi

Dona ora su Pay Pal

Nato a Savona, risiede in Val di Susa. Avvocato (attualmente in quiescenza), si è sempre battuto per difesa dell’ambiente e problematiche sociali. Ha scritto “Regole minime per sopravvivere” (ed. Pro Natura, 1991). Con altri autori “Piste o pèste” (ed. Pro Natura, 1992), “Disastro autostrada” (ed. Pro Natura, 1997), “Torino, oltre le apparenze” (Arianna Editrice, 2015), “Verde clandestino” (Edizioni Neos, 2017), “Loro e noi” (Edizioni Neos, 2018). Come unico autore “Poveri. Voci dell’indigenza. L’esempio di Torino” (Edizioni Neos, 2017), “Lontano fa Farinetti” (Edizioni Il Babi, 2019), “Per gioco. Voci e numeri del gioco d’azzardo” (Edizioni Neos, 2019), “Belle persone. Storie di passioni e di ideali” (Edizioni La Cevitou, 2020), "Un'Italia che scompare. Perché Ormea è un caso singolare" (Edizioni Il Babi, 2022). Ha coordinato “Il mare privato” (Edizioni Altreconomia, 2019). Collabora dal 2011 in qualità di blogger in campo ambientale e sociale con Il Fatto Quotidiano, Altreconomia, Natura & Società e Volere la Luna.