In guerra l’arma più preziosa è la propaganda e la sta vincendo senza ombra di dubbio il presidente Zelensky. Da una parte Putin in saloni enormi e splendenti che minaccia chiunque con aria annoiata e che non sembra un maestro di humor inglese. In un bunker sotterraneo e spoglio il presidente ucraino, sfatto dalla stanchezza, impegnato giorno e notte a inorgoglire i suoi, a stigmatizzare gli episodi più scandalosi del nemico. All’inizio scherzavamo sul suo essere un comico di mestiere. Il plebiscitario consenso alle elezioni aveva fatto giustizia di questo preconcetto. La padronanza della scena e la capacità di intercettare la psicologia del pubblico sono armi molto utili nella comunicazione presidenziale Il pensierino di GIANLUCA VERONESI Manifestazione a Roma in Piazza del Campidoglio contro l’invasione dell’Ucraina ASSISTIAMO, PER LA prima volta nella storia, a un conflitto “in diretta”. Pur essendo un appassionato di “media”, avrei volentieri rinunciato a questo primato. È vero che abbiamo avuto corrispondenti sul campo in molte battaglie ma mai avevamo seguito in tempo reale il sorgere, deflagrare e degenerare di una vera e propria guerra. Che significa pianificare l’invasione, la distruzione e la decapitazione di un’altra nazione. Per la verità vediamo relativamente poco degli scontri. Per carità! Sono contrario all’uso di immagini di violenta emozione, utilizzate...
La guerra “in diretta”: le distruzioni più che gli scontri, l’imprevedibilità più che lo scontro frontale
Gianluca Veronesi
Si laurea a Torino in Scienze Politiche e nel ’74 è assunto alla Programmazione Economica della neonata Regione Piemonte. Eletto consigliere comunale di Alessandria diventa assessore alla Cultura e, per una breve parentesi, anche sindaco. Nel 1988 entra in Rai dove negli anni ricopre vari incarichi: responsabile delle Pubbliche relazioni, direttore delle Relazioni esterne, presidente di Serra Creativa, amministratore delegato di RaiSat (società che forniva a Sky sei canali) infine responsabile della Promozione e sviluppo. È stato a lungo membro dell’Istituto di autodisciplina della pubblicità.