In coda con migliaia di famiglie palestinesi, una volontaria italiana ci ha fatto pervenire attraverso la Onlus “Fonti di Pace” il messaggio che segue. Un grido di dolore e una richiesta di aiuto alle autorità italiane: «ci muoviamo sotto i bombardamenti e non è stato predisposto un corridoio di sicurezza né per i i palestinesi né per i cooperanti internazionali, una quarantina di cittadini italiani e di altre nazionalità»


Giuditta B., sessantenne milanese, da molti anni lavora in progetti di cooperazione attraverso le Onlus “Gazzella” e “Fonti di Pace”. È arrivata a Gaza qualche settimana fa per avviare un progetto di riabilitazione destinato a bambini ed adolescenti palestinesi colpiti e mutilati nelle guerre precedenti. Il progetto coinvolge gli ospedali pubblici palestinesi ed è finanziato dalla Chiesa Valdese italiana. Si trova attualmente a mezz’ora da Rafah, il valico al confine con l’Egitto ancora bloccato. Ieri ha mandato questo messaggio che riprendiamo e pubblichiamo

«… L’ unica possibilità di comunicazione veloce è un collegamento Internet di fortuna, impossibile spostarsi perché hanno tagliato tutte le comunicazioni e non sono in grado di chiamare nessuno ma posso dirvi velocemente due cose. L’altro giorno ci siamo spostati assieme a famiglie intere dell’Undp (Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo) in un campo dell’Unrwa (Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi) che già contiene più di 10.000 sfollati arrivati prima di noi dal Nord della Striscia di Gaza. È un disastro. Questa mattina dovevamo partire per andare, forse, a Rafah e uscire dalla Striscia ma ci hanno bloccato perché stanno bombardando di nuovo tutto.

La cosa che voglio dire e il messaggio che, per favore, dovete far passare è che il governo italiano non si sta assolutamente adoperando per ottenere un corridoio umanitario per i palestinesi che si stanno spostando da nord verso sud perché Israele ha imposto che, entro oggi alle due, tutti i palestinesi devono aver abbandonato tutta la zona nord ... Non è stato predisposto un corridoio umanitario per questa gente che, praticamente, si sta muovendo sotto i bombardamenti così come non sono stati in grado di organizzare un corridoio di sicurezza per noi internazionali, una quarantina tra italiani e cittadini con altre nazionalità. È una vergogna perché vuol dire che sono al soldo di Israele che peraltro ha risposto alle richieste del nostro ambasciatore: “War is War”. Che vuol dire che dobbiamo prenderci quello che sta arrivando, bombe comprese. Credo che queste siano cose molto molto brutte, cose da denunciare. Soprattutto bisogna tenere alta l’attenzione perché non è accettabile che, in questo momento, Israele stia commettendo i crimini che sta facendo senza che nessuno dica niente.

Israele ha imposto di evacuare gli ospedali fino a Gaza City, di questi Al-Quds Hospital ha evacuato i suoi, Al Awda anche. Ad Al Shifa invece si stanno rifiutando di abbandonare l’ospedale con tutti i malati e feriti. Ecco, Israele si permette di fare anche queste cose e nessuno interviene, i giornali non ne parlano. È una vergogna, è veramente una vergogna.

Il mio non è un intervento politico, non è questo che voglio fare però qui arrivano famiglie, con bambini, anziani, disabili in carrozzine con i materassi in spalla e devono trovarsi una sistemazione per terra. Noi qui ormai da due notti dormiamo per terra. Quando eravamo nel bunker Undp eravamo sempre per terra, in situazioni di estremo disagio. Ma pare che al nostro governo non interessi nulla. Hanno fatto i corridoi umanitari per far uscire i pellegrini con i voli militari e non sono stati in grado di organizzare un corridoio di sicurezza per noi e per i palestinesi. Noi chiediamo un corridoio di sicurezza per noi e per i palestinesi che si devono muovere e anche un corridoio umanitario per far entrare i farmaci, devono far entrare le medicine, devono far entrare il cibo e l’acqua. Non c’è più acqua perché hanno tagliato la corrente quindi non funzionano più neanche le pompe e all’interno dei campi cominciano già a esserci focolai di infezioni. Tutto questo non va bene, calcolando che qui ci sono ancora 30 gradi e fa ancora molto caldo.

Il messaggio che voglio darvi è che qui si stanno commettendo crimini nel silenzio più assoluto della Comunità internazionale».

Da Gaza, per “Fonti di Pace”, 15 ottobre 2023

Emergenza Gaza: «doniamo ora»

«Gaza è una maceria. La popolazione è stipata nelle scuole Unrwa, e chi è ancora nelle proprie case è pronta per abbandonarle. Le forze di occupazione israeliane stanno informando centinaia di persone di lasciare le abitazioni. Chi non ripara nella scuola Unrwa, si trasferisce presso parenti, ma anche questa non è l’ultima  sistemazione  e dopo poche ore vengono avvisati di abbandonare la casa.

Negli ospedali la situazione è drammatica, feriti sul pavimento in attesa di essere soccorsi. Il personale medico non è sufficiente. Farmaci medicinali e materiali sanitari diversi stanno terminando. Scarseggiano generi alimentari e nessuno si può muovere a causa dei continui bombardamenti ovunque.

Fonti di Pace raccoglie la richiesta di aiuto della popolazione di Gaza in primis, delle strutture sanitarie e lancia un appello urgente per la raccolta fondi. I fondi raccolti saranno destinati, appena possibile, all’acquisto di generi alimentari e materiali di prima necessità, medicinali e tutto quanto sarà possibile fornire per sollevare il popolo di Palestina dall’ennesima sofferenza».

Puoi fare la donazione a Fonti di Pace:

IBAN IT45N 01030 01656 000002624683 causale: Emergenza Gaza

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