La comunità internazionale ha salutato l’avvento della democrazia in Myanmar e incoraggiato il paese a proseguire su quella strada. Le forze armate non hanno però mai lasciato il potere. E Aung San, zia Aung, cosa ha fatto? Combattente per i diritti umani e la dignità delle persone, è stata a guardare, ha minimizzato, ha difeso violenze e soprusi quando è stata chiamata a testimoniare davanti alla Corte di giustizia dell’Aia. Come in una sorta di tragico contrappasso, è stata arrestata dai militari che aveva provato a blandire. Il leone che aveva cercato di addomesticare e con cui aveva convissuto l’ha sbranata L’analisi di STEFANO RIZZO ¶¶¶ Nel corso della storia, e particolarmente nella seconda metà del Novecento, sono stati innumerevoli i combattenti per la libertà e la democrazia che, una volta saliti al potere, sono diventati dittatori che hanno presto tolto la libertà ai loro popoli. Da Gamal Nasser a Fidel Castro, da Daniel Ortega a Hourai Boumédiènne, a Habib Bourguiba. In Africa, in America latina, in Asia e anche nell’Europa orientale dopo la fine della guerra fredda, troppo spesso la ritrovata indipendenza nazionale non ha portato alla democrazia e al rispetto dei diritti umani, ma al loro contrario. Aung San Suu Kyi, l’eroica combattente democratica del suo paese, il...
L’arresto di Aung San Suu Kyi nel Myanmar lasciato solo, in mano ai militari
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Stefano Rizzo
Giornalista, docente universitario, romanziere, ha insegnato relazioni internazionali all’Università la Sapienza di Roma. Ha collaborato con svariate testate a stampa e online scrivendo prevalentemente di politica e istituzioni degli Stati Uniti. E’ autore di svariati volumi di politica internazionale: Ascesa e caduta del bushismo (Ediesse, 2006), La svolta americana (Ediesse, 2008), Teorie e pratiche delle relazioni internazionali (Nuova Cultura,2009), Le rivoluzioni della dignità (Ediesse, 2012), The Changing Faces of Populism (Feps, 2013). Ha pubblicato quattro volumi di narrativa; l’ultimo è Melencolia (Mincione, 2017)