Un rapporto del Joint Research Center (Jrc) della Commissione Ue prospetta l’uso delle risorse comunitarie per una tecnologia obsoleta che ha generato eredità ingombranti e irrisolte. A carico delle generazioni presenti e di quelle future


¶¶¶ ROMA, 1 aprile 2020 (Red) − Il nucleare è promosso come investimento sostenibile perché «non produce danni significativi». Questo il singolare motivo fornito dal rapporto del Joint Research Center (Jrc) della Commissione Ue per inserire il nucleare nella tassonomia Ue sugli investimenti sostenibili. Un’affermazione da non credere, se non provenisse da un organismo ufficiale dell’Europa. È l’ultima follia, osserva in proposito Massimo Scalia, presidente della Commissione Scientifica sul Decommissioning in Italia delle centrali nucleari italiani. 

Secondo il rapporto Jrc, il rischio di morte nell’area delle 10 miglia (circa 800 kmq) di un incidente come Fukushima, definito «catastrofico» dalla Iaea (International Atomic Energy Agency, massima autorità tecnico-scientifica internazionale), è di «uno su dieci miliardi per anno di reattore funzionante». In proposito, è utile ricordare che, nell’area più colpita attorno a Fukushima (circa 175 kmq), si stimano in 1000 le morti in eccesso per cancro; e la radioattività nell’acqua potabile fu registrata a Tokyo, 250 km di distanza da Fukushima. Furono un po’ meno di mezzo milione le persone allontanate dalle aree più contaminate; le morti dovute a stress, fatica e altri disturbi connessi all’evacuazione furono stimate tra le 600 e le 3000 (https://reliefweb.int/sites/reliefweb.int/files/resources/2015_fukushima_report.pdf). Effetti collaterali che il rapporto Jrc pare non considerare come «danni significativi» per la sostenibilità degli investimenti.

La radioattività si propaga anche in mare, ignara del “vincolo” delle 10 miglia. Gli americani raccolsero in California campioni di acqua marina e di cibo contaminati da iodio radioattivo e cesio; la Tepco, la società esercente la centrale nucleare, avrà forse finito di smaltire le 760.000 tonnellate di acqua radioattiva accumulata in 1000 container industriali nell’area della centrale, ma continua a contaminare l’Oceano Pacifico per raffreddare il nocciolo dei reattori andati in meltdown. Tutti «investimenti sostenibili»? ♦ © RIPRODUZIONE RISERVATA 

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Foto: sotto il titolo, i reattori della centrale atomica di Fukushima andati in meltdown l’11 marzo 2011; in alto, il Joint Research Center (Jrc) di Ispra sul Lago Maggiore

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