La locandina del cinquantesimo film di Woody Allen, girato per la prima volta in francese con l’ottima fotografia di Vittorio Storaro

Nonostante la bella fotografia di Vittorio Storaro, la storia di Jean e Fanny una coppia spensierata, ricca e apparentemente felice tra feste e tradimenti, non prende il volo neanche nel finale sorprendente. A ottantotto anni la mano felice del regista nella ricostruzione degli insulsi dialoghi tra i personaggi non compensa il bisogno di dover lavorare ad ogni costo per fronteggiare i molti impegni economici e famigliari della sua turbolenta vita sentimentale. Autore e sceneggiatore del suo cinquantesimo film, Woody Allen per la prima volta gira in francese e gli attori non sono di primissimo piano, né recitano in modo particolarmente brillante


◆ La recensione di BATTISTA GARDONCINI *

Molti critici hanno parlato con entusiasmo di un’opera che indaga con ironia le dinamiche di coppia, il rapporto tra sentimenti e razionalità, e il ruolo del caso nella vita di ognuno di noi. A me “Un colpo di fortuna”, il cinquantesimo film diretto da Woody Allen – e anche il primo girato in francese – è sembrato semplicemente un film inutile, e in alcune parti un po’ noioso. Una storia che non decolla neppure nel finale, sorprendente, ma anche molto raffazzonato. E purtroppo questa è una costante nelle ultime fatiche di  un regista di ottantotto anni, che è stato un mito per la nostra generazione, ma ha anche dichiarato di dover continuare a lavorare per fronteggiare i suoi molti impegni economici e famigliari.

Jean e Fanny sono una coppia spensierata, ricca e apparentemente felice. Lei incontra per caso in strada un ex compagno di scuola, uno scrittore squattrinato giunto a Parigi in cerca di ispirazione, e rimette tutto in discussione. Con l’aiuto di un detective Jean scopre la relazione e medita vendetta, ma la madre di lei si accorge che qualcosa non va.

Woody si è avvalso di un gruppo di attori francesi non di primissimo piano, e non particolarmente brillanti. Melvin Poupaud è il tenebroso marito che stempera le tensioni giocando con un meraviglioso trenino Märklin. Lou de Laâge è una Fanny generosa nel dispensare baci e moine a marito e amante, ma ben lontana dalla presenza scenica di altre muse del regista. Valérie Lemercier è la madre, soltanto apparentemente svagata. Niels Schneider è l’insipido amante.

Woody Allen è anche l’autore del soggetto e della sceneggiatura, e ha ancora una mano felice nella ricostruzione degli insulsi dialoghi tra i personaggi, tutti ricchi, gaudenti e perennemente impegnati in feste e partite di caccia. Ma questo e la bella fotografia di Vittorio Storaro non bastano a salvare il film. © RIPRODUZIONE RISERVATA

(*) L’autore dirige oltreilponte.org

Giornalista, già responsabile del telegiornale scientifico Leonardo su Rai 3. Ha due figlie, tre nipoti e un cane. Ama la vela, la montagna e gli scacchi. Cerca di mantenersi in funzione come le vecchie macchine fotografiche analogiche che colleziona, e dopo la pensione continua ad occuparsi di scienza, politica e cultura sul blog “Oltreilponte.org”.