Lo storico dell’arte Giulio Carlo Argan, antifascista durante il fascismo, fu la mente delle leggi Bottai a tutela del paesaggio. L’altro principale estensore di quei testi già avanzati che prevedevano una politica vincolistica sul territorio, è stato Cesare Brandi, che per vent’anni, dal 1939 al 1959, guidò l’Istituto centrale del Restauro. Poi, ci fu la legge Galasso. Ma è sempre mancata una legge urbanistica generale. E l’Unione europea, che pure negli ultimi anni ha accentuato la sua attenzione all’ambiente, non riesce a mettere d’accordo i suoi 27 Stati membri per una politica coraggiosa di tutela del territorio


◆ Il corsivetto di VITTORIO EMILIANI

In alto, Cesare Brandi; in basso, Giuseppe Galasso

Tanta parte del nostro Paese è paesaggio agrario e paesaggio naturale come ci ha insegnato in un mirabile discorso il grande storico dell’arte Giulio Carlo Argan. Un discorso che richiama le leggi Bottai ispirate da Argan all’epoca alto funzionario di Stato non fascista, anzi sospetto di essere contrario al regime. Rischiando il carcere e il confino. Le due leggi Bottai durarono fin dopo la fine del fascismo ovviamente depurate sul piano linguistico perché il loro impianto era valido dal punto di vista tecnico e conservazionistico. Una riguardava il paesaggio ribadendo la politica vincolistica diffusa nel territorio. Bisognò attendere la legge Galasso e i suoi decreti chiamati “galassini” per superare i vincoli della Bottai.

Con Bottai ministro nel 1938-39 avevano lavorato – pur essendo sospetti di antifascismo – lo stesso Argan e il giovane Antonio Giolitti poi partigiano nel Maquis francese. Ci son voluti decenni per coprire con la Galasso e i Galassini il territorio nazionale senza peraltro giungere ad una disciplina legislativa nazionale dopo le roventi polemiche sul progetto Sullo, il deputato della sinistra dc che pagò anche un durissimo prezzo personale a questa vicenda. Cesare Brandi fu nel 1938 con Giulio Carlo Argan l’estensore delle leggi Bottai che fino ai decreti Galasso del 1995 dovevano vincolare per il pubblico interesse il patrimonio storico-artistico e paesaggistico dell’Italia peninsulare e insulare. Purtroppo non si giunse mai ad una disciplina urbanistica che tagliasse la rendita fondiaria speculativa nonostante la disastrosa frana di Agrigento e altre calamità provocate dalla cieca speculazione edilizia e fondiaria. Ci aveva provato un grande urbanista come Piccinato e però senza riuscire a superare il muro alzato dalla speculazione che stava aggredendo tutto il Belpaese dalle Alpi alle Isole.

Purtroppo dalle leggi e dai decreti Galasso non si riuscì a passare, come già detto, ad una legge urbanistica generale che tuttora aspettiamo. A livello di Unione europea, con decine di Stati membri, le questioni del territorio e dell’ambiente si sono fortemente indebolite. Vi sono Stati che per lo più frenano le riforme in senso progressista. Altri che addirittura si oppongono. All’orizzonte dell’Occidente non c’è nulla di nuovo. Ricordate il bellissimo e tragico romanzo di Erich Maria Remarque? © RIPRODUZIONE RISERVATA

Direttore onorario - Ha cominciato a 21 anni a Comunità, poi all'Espresso da Milano, redattore e quindi inviato del Giorno con Italo Pietra dal 1961 al 1972. Dal 1974 inviato del Messaggero che ha poi diretto per sette anni (1980-87), deputato progressista nel '94, presidente della Fondazione Rossini e membro del CdA concerti di Santa Cecilia. Consigliere della RAI dal 1998 al 2002. Autore di una trentina di libri fra cui "Roma capitale Malamata", il Mulino.