Nell’eterno splendore della Serenissima è partita ieri sera la stagione operistica con la nuova messinscena realizzata dal regista veneziano. Una formazione d’eccezione composta da Paolo Fantin per le scene, Carla Teti per i costumi, Alessandro Carletti per il disegno luci e Chiara Vecchi per la coreografia. A Frédéric Chaslin il compito di dirigere l’Orchestra e Coro del Teatro La Fenice e di un cast composto da Ivan Ayon Rivas, Alex Esposito, Carmela Remigio, Veronique Gens, Rocío Pérez. Lo spirito fantastico dell’opera di Offenbach ha catalizzato le aspettative della città, degli appassionati, degli studiosi e della cultura internazionale. Sul tappeto volante finale è salito, a sorpresa, anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, omaggiato con grande calore da tutte le maestranze del Teatro: per consentire lo svolgimento della recita, conclusa con successo e grandi applausi a scena aperta, hanno rinunciato allo sciopero già programmato in omaggio al Capo dello Stato


Il Presidente Mattarella sul palco d’onore della Fenice alla prima di ieri sera

La recensione di ANNALISA ADAMO AYMONE, da Venezia

Finiva il Settecento e a Venezia erano attivi ben sette teatri di cui cinque dedicati alla musica e due al dramma. Per opera della Nobile Società dei palchettisti il più lussuoso e grande veniva ricostruito nel 1792 e chiamato ‘Gran Teatro la Fenice’, proprio come l’uccello mitologico ed immortale di cui parla Erodoto nelle sue Storie, in grado di risorgere dalle sue proprie ceneri. Nuovamente distrutto nel gennaio 1996 da un incendio e ricostruito secondo un progetto fortemente vincolato al motto “com’era, dov’era”, legato alle capacità interpretative dell’architetto Aldo Rossi, prematuramente scomparso l’anno successivo. 

La Fenice ricostruita dall’architetto Aldo Rossi dopo l’incendio del 1996; sotto il titolo e in basso nella pagina, due scene di “Le Contes d’Hoffmann” di Jacques Offenbach che a Venezia mancava dal 1994 

Sede di numerose prime assolute di opere di Gioacchino Rossini, Vincenzo Bellini, Giuseppe Verdi e Gaetano Donizzetti, fu anche il palcoscenico della grande produzione contemporanea del Novecento, con grandi prime mondiali di Igor Stravinskij, Adriano Guarnieri, Sergej Prokof’ev, Luigi Nono, Bruno Maderna, Karlheinz Stockhausen e di Mauricio Kagel, Adriano Gurnieri, Luca Mosca e Claudio Ambrosini. Questo maestoso teatro, simbolo per eccellenza di rinascita e operosa italianità, ha avuto numerosi direttori artistici e sovraintendenti di calibro internazionale. Oggi al vertice del gran Teatro La Fenice di Venezia vi è Fortunato Ortombina, Sovrintendente dal novembre 2017 ed anche Direttore Artistico, carica che ricopriva già da gennaio 2007, distintosi negli anni tanto positivamente da ricevere entrambe le cariche. 

A Fortunato Ortombina  si deve il ritorno nel cartellone feniceo di Les Contes d’Hoffmann, l’opera di Jacques Offenbach che mancava esattamente dal 1994. Quando Offenbach la compose era il 1880 e nel febbraio dell’anno successivo fu subito messa in scena all’Opèra-Comique di Parigi, ma il suo compositore non riuscì mai a vederla, visto che morì improvvisamente ‘prima della prima’. Il successo fu tale che, sempre nel Théâtre National de l’Opéra-Comique, il 15 dicembre dello stesso anno si raggiunse la centesima rappresentazione ed il 3 marzo del 1927 fu fatta la cinquecentesima.

Il manoscritto originale di Offenbach venne custodito in una scatola, salvandosi, a quanto pare, dall’incendio dell’Opéra-Comique avvenuto nel 1887. In seguito però, venne smembrato fra diversi proprietari e disperso in più luoghi. Curiosità non di poco conto è che l’aria, sicuramente più conosciuta dell’opera non fu composta da Offenbach pensando a Les contes d’Hoffmann ma come “canzone degli Elfi”’ per l’opera “Le fate del Reno”. Infatti la “Barcarole”, che apre proprio l’atto veneziano: “Belle nuit, ô nuit d’amour/Bella notte, oh notte d’amore” venne inserita da Ernest Guiraud, incaricato a terminare l’orchestrazione rimasta incompiuta da Offenbach.

Il soggetto su cui si basa l’opera è l’omonima pièce creata nel 1851 per il parigino Théàtre Odéon da due affermati drammaturghi come Jules Barbier e Michel Carré, che adattano per la scena tre racconti brevi del celebre scrittore romantico E.T.A. Hoffmann, che diviene il protagonista sia del lavoro teatrale che di quello operistico successivo, il cui libretto è firmato dal solo Barbier.  In modo sottile l’umorismo surreale del grande novelliere tedesco del primo Ottocento viene in definitiva reinterpretato dall’anziano imperatore dell’operetta francese.

Nell’eterno splendore della Serenissima è partita così ieri sera la nuova stagione grazie alla nuova messinscena realizzata dal regista Damiano Michieletto e ad una formazione d’eccezione composta da Paolo Fantin per le scene, Carla Teti per i costumi, Alessandro Carletti per il disegno luci e Chiara Vecchi per la coreografia. A Frédéric Chaslin, specialista di questo repertorio, è stato affidato il compito di dirigere l’Orchestra e Coro del Teatro La Fenice e di un cast composto per i ruoli principali da Ivan Ayon Rivas, Alex Esposito, Carmela Remigio, Veronique Gens, Rocío Pérez. Lo spirito fantastico dell’opera di Offenbach ha catalizzato le aspettative non solo della città, degli appassionati, degli studiosi ma anche del mondo della cultura internazionale. Ed è proprio il regista veneziano Damiano Michieletto che, proponendo Les Contes d’Hoffmann come “un viaggio nel tempo”, ha invitato tutti a salire su questo tappeto volante per una prima di stagione veramente straordinaria. A salire sul tappeto volante anche un ospite d’eccezione e inaspettato, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. È stato accolto in maniera calorosa da tutti i presenti, compresi il sindaco Luigi Brugnaro e il presidente di Regione Luca Zaia, ma sono state le rappresentanze sindacali delle maestranze e del personale della Fondazione del Teatro a testimoniare più di tutti affetto e rispetto al Capo dello Stato, avendo rinunciato all’annunciato sciopero che avrebbe impedito il normale svolgimento della recita conclusasi, invece, con successo e grandi applausi a scena aperta. Grande la commozione di tutta la sala per il gesto di Rocío Pérez, l’Olympia dei ‘Racconti di Offenbach’, quando al termine dell’opera è andata dietro le quinte, ha preso e portato al centro della scena un paio di scarpette rosse, prima sollevandole e poi appoggiandole sul proscenio, per un omaggio alla memoria di Giulia Cecchettin e di tutte le altre vittime di femminicidio. © RIPRODUZIONE RISERVATA

È stata avvocato, formatrice e docente, ricoprendo numerosi incarichi pubblici. Da capo degli Affari generali e legali del Comune di Taranto ha promosso la prima causa risarcitoria contro i patrons di Ilva, responsabili del più grande disastro ambientale della Repubblica italiana. In seguito al giudizio è stato disposto un risarcimento di 12 milioni di euro in favore della città. È stata assessore all’Ambiente, alla legalità e alla qualità della vita del Comune di Taranto. Insieme ad una rete di associazioni, comitati e fondazioni svolge un’intensa attività di sensibilizzazione su temi inerenti diritti, ecologia, ambiente e tutele del patrimonio naturale e culturale. Ha creato #AnteLitteram rassegna di incontri con esponenti della società civile avviando un vero e proprio movimento culturale. Collabora con il Centro Ricerca Arte Contemporanea Puglia, altre istituzioni ed enti per valorizzare il ruolo che l’arte e la cultura hanno per la costruzione del valore della cittadinanza e della democrazia. Ha ricevuto il premio Tarenti Cives Delfini d’argento 2022. È stata chiamata a curare la sezione sul Mediterraneo dell’edizione 2022 del Festival del cinema promosso da Apulia Film Commission.