Nel suo libro “A Parigi con Serge Gainsbourg”, Flavia Capitani racconta di un «un personaggio affascinante e respingente, riservato e esibizionista, un amabile provocatore. Ha vissuto mille vite, cambiato nomi, attraversato tutti i generi musicali, è stato sempre un passo avanti agli altri, con una vocazione: rompere le regole, sovvertire la banalità e il senso comune, stupire». L’autrice ricostruisce il contesto in cui Serge incontra Jane (che diventerà l’amore della sua vita) e fa rivivere l’atmosfera del Maggio ‘68 in cui risuonano gli slogan del “Vietato vietare”, “L’immaginazione al potere”, “Corri compagno, il vecchio mondo è dietro di te” e le barricate nel Quartiere Latino. La canzone esce nel febbraio del 1969 e crea scandalo non solo in Francia ma in tutto il mondo, con milioni di copie vendute. Il brano che segue – che pubblichiamo per gentile concessione dell’autrice e dell’editore Giulio Perrone –  racconta come l’onda si allarga dall’Europa all’America del Nord e del Sud, all’Oceania

L’interno di Maison Gainsbourg in Rue de Verneuil 14 a Parigi (credit Tony Frank); sotto il titolo, i graffiti sul muro della casa dove visse Serge

◆ La recensione di CESARE A. PROTETTÌ

La copertina del libro di Flavia Capitani pubblicato da Giulio Perrone

Al numero 5 bis Rue de Verneuil, non lontano dal Boulevard Saint-Germain, è aperta al pubblico dall’autunno dello scorso anno la casa dove Serge Gainsbourg ha vissuto fino al 1991, anno della morte, a 62 anni; una casa muta testimone della vita bohemienne del cantante e di Jane Birkin, sua compagna per 12 anni ed interprete, con Serge, di Je t’aime mois non plus, la canzone che ha consacrato la loro rivoluzione in musica. Una coppia di amanti sbocciata all’indomani del Maggio francese, dalla quale nel 1971 è nata Charlotte, anche lei diventata attrice di successo, che oggi è la voce guida nelle cuffiette dei visitatori.

Di fronte, al numero 14, oggi si trova il Museo Gainsbourg, dove è stata ricostruita tutta la storia dell’autore, attraverso filmati, fotografie, documenti originali, giornali, oggetti, dischi.  Questi due luoghi sono stati fonte di informazioni e sensazioni per Flavia Capitani, autrice di un libro, A Parigi con Serge Gaisbourg, appena uscito nella collana “Passaggi di dogana” dell’editore Giulio Perrone, che raccoglie opere che legano una città a un personaggio che ha lasciato il segno. Flavia Capitani, nella prefazione, ci racconta del suo maniacale girovagare per Parigi sulle orme di Gainsbourg. E ci dice che – dopo aver letto, ascoltato, camminato, riflettuto – ha capito: «Serge Gainsbourg è l’incarnazione di un certo spirito di Parigi. Era un personaggio affascinante e respingente, riservato e esibizionista, un amabile provocatore. Ha vissuto mille vite, cambiato nomi, attraversato tutti i generi musicali, è stato sempre un passo avanti agli altri, con una vocazione: rompere le regole, sovvertire la banalità e il senso comune, stupire».

«A Parigi – ci dice ancora – ha fumato, bevuto, composto la maggior parte del suo immenso repertorio musicale (più di cinquecento brani), ha dipinto, scritto le sceneggiature dei suoi film, recitato, amato le donne più belle dell’epoca, da Brigitte Bardot al grande amore della sua vita, Jane. Qui ha suonato Chopin e studiato architettura, scritto canzoni pop e composto raffinati brani jazz, offerto successi a Juliette Gréco e Vanessa Paradis, addomesticato il rock progressive, scandalizzato con i riferimenti sessuali dei suoi testi, raggiunto il successo con dischi reggae, anticipato l’ondata».

“Marianne”, una foto simbolo del maggio 1968 a Parigi

Le riprese di Slogan, il film che ha fatto incontrare Birkin e Gainsbourg, sarebbero dovute iniziare proprio nel maggio del 1968 ma in quel momento la città bruciava. In tutto il quartiere di Saint-Germain risuonavano le frasi Il est interdit d’interdire, ovvero “Vietato vietare”. I ragazzi per le strade urlavano: “L’immaginazione al potere”, “Corri compagno, il vecchio mondo è dietro di te”. Le barricate nel Quartiere Latino stavano portando l’attenzione su una nuova generazione di francesi che chiedeva libertà e diritti.

Le riprese del film iniziarono quindi a giugno, e dopo l’ultimo ciak, a Venezia, Jane e Serge diventarono inseparabili. Quando rientrano a Parigi decidono di andare a vivere con la piccola Kate all’hotel des Beaux-Arts dove avevano soggiornato Oscar Wilde, Salvador Dalì, Frank Sinatra, Elizabeth Taylor, Marlon Brando. E qui nacque la canzone scandalo di Gainsbourg- Birkin. Nel passo che segue – che pubblichiamo per gentile concessione dell’autrice e dell’editore – si accenna anche di Kate Barry, la prima figlia di Jane Birkin frutto dell’amore dell’attrice britannica naturalizzata francese con il compositore inglese John Barry (l’autore delle musiche dei film di James Bond).

«E lì, in quell’albergo di lusso che oggi si chiama semplicemente L’Hotel, Gainsbourg e Birkin iniziano la loro vita bohémien-chic. Cambiano spesso stanza, la loro preferita è quella dedicata a Mata Hari, tutta in velluto. Kate gioca nella fontana del giardino. Un giorno in gran segreto la coppia registra la canzone che Serge aveva scritto per B.B. e in quell’albergo danno il via alla loro rivoluzione in musica.

Charlotte Gainsbourg apre la Rue de Verneuil 5 in cui visse il padre Serge

«Il ristorante dell’hotel des Beaux-Arts era diviso in tante simil-alcove dove la gente chic cenava fino a tardi. Una sera Serge, Jane e Kate sono seduti attorno a un tavolo quando lui all’improvviso si alza per dare al disc-jockey il loro disco, Je t’aime… Moi non plus. La musica parte, le parole sono scabrose e le voci ansimanti: Je vais, je vais et je viens entre tes reins (“Vado, vado e vengo, tra i tuoi fianchi”). I clienti del ristorante all’improvviso si immobilizzano, smettono di mangiare, restano con forchetta e coltello a mezz’aria. Serge si avvicina a Jane e dice: “Credo che abbiamo una hit”. Lei canta quelle frasi che richiamano il dialogo tra due amanti durante il sesso con un’ottava più alta rispetto a B.B. La canzone esce nel febbraio del 1969 e crea scandalo non solo in Francia. In Italia si piazza per settimane al secondo posto delle classifiche, ma la Rai bandisce quel disco, «L’Osservatore romano» rincara la dose definendolo “osceno”. Il 45 giri viene sequestrato su tutto il territorio nazionale. Ma l’onda travolge l’Europa, e non solo. Je t’aime è un fenomeno, una battaglia, un affare, non solo una canzone. Gainsbourg e Birkin girano un video, sensualissimo anche se molto castigato: sono vestiti entrambi con un cappotto nero lungo, si guardano e sussurrano sotto la torre Eiffel. 

«La regina d’Olanda fa sapere ai dirigenti della Philips, che hanno pubblicato la canzone, che lei è scioccata. Nell’estate del 1969 il brano è vietato sui canali nazionali in Inghilterra, Svezia, Brasile e Spagna. A settembre però in Europa ha già venduto più di un milione di copie. Un mese dopo è primo in classifica in Austria, Norvegia, Svizzera e anche in Inghilterra. E poi arriva negli Stati Uniti. Quella canzone scabrosa e provocatoria in pochi mesi vende cinque milioni di copie. Risuona in tutte le discoteche di Parigi, in Italia la vendono sotto banco e dall’America del sud al Giappone i giovani impazziscono per i due interpreti. Lord Snowdon, il fotografo sposato con Margaret d’Inghilterra, racconta che in Oceania, dove aveva  accompagnato la moglie, conoscevano solo due canzoni: God save the Queen e Je t’aime.

Serge Gainsboug nella sua Maison divenuta una casa-museo

«Gainsbourg semplicemente, commenta: “È pieno di canzoni romantiche, sentimentali, questa colma una lacuna”. Da questo momento in poi Serge e Jane rendono pubblica e mettono in scena la loro vita privata. A Parigi non si parla che di loro. Nel primo album registrato dalla coppia, Jane Birkin-Serge Gainsbourg lei canta Jane B ispirato alla Lolita di Nabokov, mentre insieme, in un altro brano, proclamano il 69, année érotique».

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Giornalista e saggista, è stato fino al gennaio 2016 il direttore delle testate del Master di Giornalismo dell’Università Lumsa di Roma, dopo essere stato per molti anni docente ai corsi per la preparazione all’esame di Stato organizzati dall’Ordine dei giornalisti a Fiuggi. E’ stato Caporedattore centrale dell’agenzia di stampa ApBiscom (ora Askanews) dopo una lunga carriera all’Ansa nel Servizio Diplomatico, al Politico e agli Interni. Autore di una decina di saggi e manuali, con Stefano Polli ha scritto E’ l’agenzia bellezza! (seconda edizione nel 2021), ha curato “Pezzi di Storia” (2021) ed è coautore del libro di Giovanni Giovannini Il Quaderno Nero, Settembre 1943-aprile 1945 (2004, Scheiwiller).