L’edizione varata dal direttore artistico Sebastian Schwarz per il mezzo secolo di storia ha preso il via con una ‘Norma’ di Bellini che resterà memorabile non solo per gli addetti ai lavori ma anche per il pubblico sempre più numeroso e diversificato che da ogni parte del mondo il festival del Bel canto attrae. Due assolute rarità, ‘Ariodante’ di Händel ed ‘Aladino e la lampada magica’ di Nino Rota. Per Michele Punzi, attuale presidente della Fondazione Paolo Grassi, quella che era «un’idea a suo modo rivoluzionaria, quasi un esperimento sociale oltre che culturale, si è trasformata in uno dei festival lirici più longevi e conosciuti del nostro Paese». L’organizzazione degli eventi nelle più belle piazze, nei cortili storici, nelle contrade e tra gli uliveti secolari delle masserie pugliesi ha determinato un patto indissolubile con il paesaggio e la natura affinché l’arte si manifestasse non solo nell’espressione artistica ma in profonda relazione con la bellezza dell’ambiente circostante.“L’utopia della Valle”, il docufilm diretto da Leo Muscato, racconta il lungo cammino di questa eccellenza italiana che da sogno è diventata realtà

In alto, ‘Norma’ di Vincenzo Bellini; sotto il titolo, ‘Ariodante’ di Georg Friedrich Händel (credit foto di Clarissa Lapolla)

◆ L’articolo di ANNALISA ADAMO

Il pubblico del Festival della Valle d’Itria al Palazzo Ducale di Martina Franca

L’identità nell’identità della cultura e della tradizione nazionale è possibile ma non bastano il ‘saper fare’ e la costanza, servono anche capacità di ricerca e attenzione alle generazioni successive. Se il ‘Bel canto’ è ormai patrimonio immateriale dell’umanità, non tutte le istituzioni culturali che lo promuovono possono considerarsi, solo e soltanto per questo motivo, un’eccellenza identitaria di per sé. È identità nell’identità quella del Festival della Valle d’Itria che, attualmente in pieno svolgimento, compie i suoi primi 50 anni in un clima di futuro e impegno sempre più forte nell’esplorazione culturale e in un vero ‘endorsement generazionale’. Come ha ricordato Michele Punzi, attuale presidente della Fondazione Paolo Grassi, quella che era «un’idea a suo modo rivoluzionaria, quasi un esperimento sociale oltre che culturale, si è trasformata in uno dei festival lirici più longevi e conosciuti del nostro Paese». 

L’edizione varata dal direttore artistico Sebastian Schwarz per il mezzo secolo di storia ha preso il via con una ‘Norma’ di Bellini che resterà memorabile non solo per gli addetti ai lavori ma anche per il pubblico sempre più numeroso e diversificato che da ogni parte del mondo il Festival della Valle d’Itria attrae. Due assolute rarità, ‘Ariodante’ di Händel ed ‘Aladino e la lampada magica’ di Nino Rota, completano il palinsesto fatto di concerti, incontri di studio, una mostra e la proiezione di un documentario inedito. “L’utopia della Valle”, così si chiama il docufilm diretto da Leo Muscato, racconta il lungo cammino di questa eccellenza italiana che da sogno è diventata realtà in uno dei luoghi più evocativi e ancestralmente più significativi della nostra italianità. Ben 26 interviste e 70 ore di riprese video in 88 minuti sintetizzano non solo i successi, gli storici avvicendamenti artistici e le coordinate internazionali del Festival ma anche la tenacia e la passione di persone lungimiranti come Paolo Grassi, Alessandro Caroli e Franco Punzi. 

Il pentagramma per le vie del centro storico di Martina Franca

Proprio la sensibilità umana e culturale di quest’ultimo, già sindaco di Martina Franca e presidente della Fondazione Paolo Grassi fino al 2023, ha fatto emergere la formula vincente di questo Festival: identità-memoria-cittadinanza. La sempre più frequente organizzazione degli eventi nelle più belle piazze, nei cortili storici, nelle contrade e tra gli uliveti secolari delle masserie pugliesi ha determinato un patto indissolubile con il paesaggio e la natura affinché l’arte, che è la più alta forma di libertà, si manifestasse non solo nell’espressione artistica e nell’esercizio della fruizione ma in profonda relazione con la bellezza dell’ambiente circostante. Ecco perché ha ragione il regista del docufilm Leo Muscato quando dice: «C’è una rispondenza segreta tra le cose degli uomini e i luoghi dove vengono pensate, create, agite. Ci sono imprese umane che non avrebbero potuto nascere altrimenti che là dove sono nate. Sono vicende di sentimento e artigianato, d’intelletto e creatività nate dal brulicare operoso di chi lavora senza sosta per salvare frammenti di memoria dalla massa di detriti che il passo pesante della Storia produce di continuo. Alcune di queste avventure finiscono bene, ed è il caso di raccontarle e celebrarle, per onorare il ricordo di chi le ha costruite mattone su mattone». © RIPRODUZIONE RISERVATA

È stata avvocato, formatrice e docente, ricoprendo numerosi incarichi pubblici. Da capo degli Affari generali e legali del Comune di Taranto ha promosso la prima causa risarcitoria contro i patrons di Ilva, responsabili del più grande disastro ambientale della Repubblica italiana. In seguito al giudizio è stato disposto un risarcimento di 12 milioni di euro in favore della città. È stata assessore all’Ambiente, alla legalità e alla qualità della vita del Comune di Taranto. Insieme ad una rete di associazioni, comitati e fondazioni svolge un’intensa attività di sensibilizzazione su temi inerenti diritti, ecologia, ambiente e tutele del patrimonio naturale e culturale. Ha creato #AnteLitteram rassegna di incontri con esponenti della società civile avviando un vero e proprio movimento culturale. Collabora con il Centro Ricerca Arte Contemporanea Puglia, altre istituzioni ed enti per valorizzare il ruolo che l’arte e la cultura hanno per la costruzione del valore della cittadinanza e della democrazia. Ha ricevuto il premio Tarenti Cives Delfini d’argento 2022. È stata chiamata a curare la sezione sul Mediterraneo dell’edizione 2022 del Festival del cinema promosso da Apulia Film Commission.